Official Secrets – Segreto di Stato: la sconvolgente storia vera dietro al film con Keira Knightley
I fatti raccontati in Official Secrets prendono spunto da un vero scandalo: protagonisti un'informatrice e due dei Paesi più potenti al mondo.
Official Secrets – Segreto di stato è un criminal drama del 2019 dedicato alle gesta di una giovane donna che scopre segreti di Stato sconvolgenti e decide di portarli in pubblico. Le vicende rappresentate su schermo mostrano una cospirazione di alto livello e uno scontro tra i dipartimenti di intelligence di due potenze mondiali. Ma cosa c’è di vero?
La storia vera di Official Secrets – Segreto di stato
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Ebbene sì, Official Secrets – Segreto di stato è ispirato a una storia vera, basato sul libro The Spy Who Tried to Stop a War: Katharine Gun and the Secret Plot to Sanction the Iraq Invasion di Marcia e Thomas Mitchell uscito nel 2008.
Al centro di Official Secrets – Segreto di Stato vi sono le azioni dell’informatrice britannica Katharine Gun (interpretata nel lungometraggio da Keira Knightley), allora ventisettenne, la quale rivelò la combutta tra gli esecutivi britannico e americano per spiare i diplomatici di Paesi non favorevoli all’invasione dell’Iraq nel 2003. All’epoca Gun svolgeva la professione di traduttrice presso il Government Communications Headquarters (GCHQ) di Cheltenham.
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L’ormai celebre nota giunta all’attenzione della donna delineava il piano dell’Agenzia per la sicurezza di influire sulle comunicazioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, pronte a votare sulla proposta di invasione dell’Iraq. Secondo quanto riferito, i diplomatici provenienti da Cile, Pakistan, Bulgaria, Guinea, Angola e Camerun vennero presi di mira, fino a essere potenzialmente ricattarli, pur di ottenerne l’appoggio.
La seconda parte di Official Secrets – Segreto di stato scava in profondità sulla battaglia intrapresa dai media affinché l’esplosiva nota venisse a galla. Dopo averne fatto una copia, l’informatrice trasmise il documento a un conoscente, e, infine, il materiale scottante giunse all’attenzione di Martin Bright, giornalista dell’Observer. Lui, e alcuni colleghi, dovettero faticare parecchio per raccontare lo scandalo, a causa delle pesanti ripercussioni e delle pressioni esercitate dai promotori del conflitto, cosicché il gioco sporco rimanesse taciuto.