Paolo Sorrentino si ribella ai tagli dei fondi imposti dal Ministro: “Creerà nuovi disoccupati”
Paolo Sorrentino parla con Repubblica e sottolinea la situazione critica in cui versa il mondo della cultura con il taglio dei fondi.
Paolo Sorrentino è uno dei massimi esponenti della cultura italiana, il cinema made in Italy è nelle sue mani: nel panorama internazionale, è certamente il nome più illustre e il filmmaker più avviato verso la fama eterna. Come lui, solo Luca Guadagnino: i due riescono a entrare nel cuore e nell’immaginario del cinema internazionale, fornendo un’immagine dell’Italia come luogo di cultura ma anche di fantasia e avanguardia. Non a caso, La Repubblica ha deciso di intervistare proprio Sorrentino per definire un paesaggio culturale contemporaneo, parlare di cinema e di futuro.
Ma le risposte del regista partenopeo non sono delle più positive: i recenti tagli ai fondi della cultura sono, secondo lui, un vero e proprio scempio nei confronti dei giovani artisti e definirà negativamente il futuro dell’arte.
Paolo Sorrentino si ribella ai tagli del Ministero della Cultura, l’intervista a Repubblica è drammatica
Paolo Sorrentino, in una intervista con Repubblica, ha parlato del recente taglio dei fondi stabilito dal Ministro della Cultura. Le sue posizioni di grande artista, con speranza verso il futuro di giovani aspiranti registi o anche lavoratori dell’arte, sono piuttosto chiare. Non vede luce in questo ambiente che taglia e non offre, ma solo disoccupazione e deserto.
Gennaro Sangiuliano, infatti, ha previsto un taglio di fondi pari a 100 milioni di euro per il cinema e i settori ad esso connessi. Sorrentino gli ha scritto una lettera di protesta, ma ha spiegato le sue ragioni proprio durante la conversazione con Repubblica. “In tanti anni non si era mai visto. Ti chiedono di tagliare 50 e tu rispondi no, per favore, tagliatemene 100: mi pare una posizione stravagante, miope e senza alcuna logica poiché slegata sia dalla protezione della cultura, sia soprattutto dal valore economico” afferma.
Il regista continua: “
“Il taglio andrebbe a intaccare il tax credit che – va sempre sottolineato perché conosco le reazioni di chi dice che vogliamo finanziamenti a pioggia per fare film che poi non vede nessuno – è un incentivo fiscale che a fronte di un euro ne genera tre, quindi crea profitto. Un dato verificabile, basta guardare il gettito Iva.”
“Ha contribuito a rafforzare un’industria dove c’è la piena occupazione. Io, per trovare maestranze che lavorino per me, devo fare i salti mortali. Perché nel cinema, forse il ministro dovrebbe saperlo, non esistono solo i famosi quattro registi di sinistra che, appunto, sono solo quattro. Tutto il resto, altre 200mila persone votano a destra, a sinistra e al centro. Quindi, se la si vuole intendere come una punizione nei confronti di qualcuno, mi sembra un grande autogol“. La richiesta, infine, è quella di lasciare invariati i fondi stanziati per il settore cinematografico, sperando in un futuro più luminoso per tutti i lavoratori o aspiranti tali.