Pier Paolo Pasolini e quella volta che si schierò contro gli studenti, “perché i poliziotti sono figli di poveri”
La poesia di Pasolini scritta nel 1968 sulla Battaglia di Valle Giulia
Pier Paolo Pasolini, poeta, scrittore, attore e regista, nonché sceneggiatore e drammaturgo italiano, fu spesso protagonista e oggetto di accessi dibattiti sui cambiamenti che la società italiana stava attraversando in quel periodo: dal secondo dopoguerra al ’68, dagli anni della contestazione giovanile alla critica alla nuova società dei consumi. Autore di capolavori come le raccolte di poesie Poesia a Casarsa e Lea religione del mio tempo, di romanzi tra cui Ragazzi di vita, Teorema e di film tra cui Accattone, Mamma Roma, Edipo re, Medea, insieme a moltissime altre opere, Pasolini, nato nel 1922, è scomparso ucciso nel 1975. Pasolini si espresse duramente su uno dei più famosi scontri avvenuti a Roma, tra forze dell’ordine e i movimenti studenteschi presenti all’epoca. Pasolini scrisse una nota poesia in merito a quello che accadde, suscitando numerose polemiche, oltre che un allontanamento dal partito del quale faceva parte, l’allora Partito Comunista Italiano.
Le parole di Pasolini sulla Battaglia di Valle Giulia
Era il 1º marzo del 1968 quando, esattamente 54 anni fa, ci fu lo scontro, noto come Battaglia di Valle Giulia, tra manifestanti universitari e forze di polizia. Sede ancora oggi della facoltà di Architettura, a Valle Giulia si tenevano iniziative e assemblee politiche a volte non autorizzate, portando così la polizia a dover sgomberare le aule occupate. La contestazione studentesca aveva delle sfumature diverse a seconda che gli studenti si rifacessero a partiti politici o movimenti extraparlamentari che a loro volta mostravano divisioni ideologiche e politiche; a quella manifestazione furono presenti sia esponenti del movimento studentesco che esponenti del movimento di estrema destra noto come Avanguardia Nazionale Giovanile, e lo scontro inizialmente era tra i due movimenti. Quando la polizia arrivò per sedare la situazione, studenti di destra e di sinistra si ritrovarono e riuscirono a fronteggiare le forze dell’ordine e lo scontro degenerò interessando tutta l’area universitaria. Alla Battaglia di Valle Giulia si contarono poi 148 feriti nelle forze dell’ordine, 478 tra gli studenti, 4 arresti e 228 fermi.
La poesia che Pasolini pubblico su L’Espresso il 16 giugno del 1968 esprimeva come, per Pasolini la rivolta degli studenti, rappresentanti della borghesia, non era una vera rivoluzione, come quella della classe operaia. I poliziotti rappresentavano la classe operaia, quella che all’epoca manifestava contro la borghesia, manifestazioni alle quali anche gli studenti partecipavano. Dalla poesia emerge come per Pasolini la rivoluzione degli studenti fosse più di facciata, falsa, e non la vera rivoluzione che avrebbe realmente cambiato la società. Pasolini andò quindi del tutto controcorrente in un periodo storico denso di tensioni; all’epoca la poesia di Pasolini fu un qualcosa di assolutamente eclatante, creò talmente tanto scalpore da portare l’intera attenzione del mondo culturale italiano sui movimenti politici di quella fase storica. “Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte coi poliziotti, io simpatizzavo coi poliziotti. Perché i poliziotti sono figli di poveri. Vengono da subtopie, contadine o urbane che siano. Quanto a me, conosco assai bene il loro modo di esser stati bambini e ragazzi, le preziose mille lire, il padre rimasto ragazzo anche lui, a causa della miseria, che non dà autorità” è una strofa della poesia di Pasolini, rimasta nella Storia e di cui si continuò e si continuerà a parlare ancora per molti anni.
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