Pierfrancesco Favino e quella “fissa” che sfocia nella malattia: l’attore parla della sua più grande ossessione
Pierfrancesco Favino, attore e doppiatore italiano, vincitore di numerosi premi, ha confessato la sua più grande ossessione.
Pierfrancesco Favino, attore e doppiatore tra i più apprezzati nel panorama italiano, ha debuttato prima in teatro e poi in televisione, diventando noto al grande pubblico nel 2001 quando ha recitato nel film L’ultimo bacio di Muccino. La sua popolarità, negli anni, è cresciuta enormemente, arrivando oltre oceano: Favino ha infatti collaborato con Shawn Levy, Ron Howard e Marc Forster, mentre in Italia, oltre ad aver lavorato spesso con Muccino, ha recitato nei film di Marco Bellocchio, Gianni Amelio, Michele Placido, Giuseppe Tornatore, Ferzan Özpetek, Stefano Sollima, Carlo Verdone, Giovanni Veronesi e molti altri. L’attore ha vinto 3 David di Donatello, 4 Nastri d’argento, 2 Globi d’oro, 3 Ciak d’oro e una Coppa Volpi alla 77ª Mostra del Cinema di Venezia per l’interpretazione nel film Padrenostro.
Pierfrancesco Favino e una condizione che lo influenza spesso
Pierfrancesco Favino compie oggi, 24 agosto 2021, 52 anni. L’attore ha di recente confessato per la prima volta una condizione che gli rende spesso il lavoro particolarmente difficile, e che diventa molte volte un’ossessione. “Ci ho messo un sacco di tempo a riuscire a fare questo mestiere con continuità“, ha dichiarato in numerose interviste. “Ho fatto molti altri mestieri per pagare l’affitto o per mangiare. Ma non l’ho mai fatto pensando che il mondo in me non riconoscesse le mie capacità“. Pierfrancesco Favino ha sempre sottolineato quanto ami il suo lavoro, dichiarando inoltre che ciò che fa, lo fa stare meglio. In questo caso l’attore ha infatti parlato di “malattia”, da ricondurre a una sua fissazione che spesso lo influenza e condizione. “Credo di dover imparare ancora tanto dal mio mestiere, ma non è detto che sia in grado di farlo, e non voglio che sia un passaggio obbligato. Sono un perfezionista, Paolo Virzì dice che sfioro la malattia“.