Povere Creature!: Mark Ruffalo e il segreto dietro le scene di sesso
Il noto attore americano, che nel film di Lanthimos incarna la parte di Duncan Wedderburn, ha svelato un piccolo segreto.
Povere Creature! (in lingua originale, Poor Things) è il recente lungometraggio che ha segnato un ritorno sulle scene del famoso cineasta greco Yorgos Lanthimos (Il sacrificio del cervo sacro, La favorita) uno degli artistici più peculiari del panorama hollywoodiano, che utilizza spesso immagini dissacranti e allucinatorie per costruire storie davvero molto intriganti. Ebbene il suo ultimo lavoro, in particolare, è ispirato all’omonimo romanzo di Alasdair Gray che è una specie di riproposizione di Frankenstein visto che racconta di questo scienziato che è riuscito a riportare in vita una giovane donna, Bella Baxter (Emma Stone). Lo spettatore seguirà in particolare in lei in un viaggio di emancipazione e libertà.
Povere Creature! è in arrivo nelle sale italiane dal 25 gennaio 2024
Recentemente, proprio a proposito di Povere Creature!, avevamo messo in evidenza le scene sessualmente esplicite, criticate da molti ma difese dal cineasta greco che ha giustamente fatto capire che si tratta di un fatto assurdo, considerando quanto accogliamo di buon grado, invece, la violenza. Ebbene, in una recente intervista che ha tenuto Mark Ruffalo (Zodiac, Avengers: Endgame), interprete nel film di Duncan Wedderburn, per Variety (via The Independent), ha raccontato un simpatico aneddoto dietro le scene di sesso.
“Ma i cuscinetti per i culi grandi, quelli per le gambe, quelli per le cosce, quelli per i polpacci, quelli stavano tutti giocando. Quindi quando lo guardi e dici “Wow, è fantastico” – ora sai, indossavo semplicemente quello che indossano i Vendicatori, ma sotto i miei vestiti. Ero tipo, ‘Devo farlo?’ Tutto quello che riesco a sentire è: ‘Nessuno vuole più vedere il tuo vecchio culo. Forse non dovresti più fare film del genere’. Voglio dire, è la parte che mi piace meno, ma la vedevo anche come un’estensione della commedia fisica che stavamo già trovando. Quindi era solo un altro modo di raccontare la storia.”
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