Profeti: la nuova verità scomoda di Alessio Cremonini con protagonista Jasmine Trinca
Profeti è il nuovo film di Alessio Cremonini che ci porta in Medio Oriente per un affresco sui diritti delle donne e l'inumanità della guerra.
Dopo aver raccontato la cruda realtà della vita carceraria di Stefano Cucchi in Sulla mia pelle, Alessio Cremonini torna al cinema con Profeti, con cui si confronta con un’altra realtà scomoda: i diritti delle donne in Medio Oriente, la prigionia, la religione e lo scontro di civiltà. Il film – dopo aver vinto il Black Panther Award 2022 al Noir InFestival – arriverà al cinema dal 26 gennaio 2023.
Il lungometraggio vede protagonista Jasmine Trinca, due volte David di Donatello come Migliore attrice e Premio Un Certain Regard per la migliore interpretazione femminile al Festival di Cannes, insieme a Isabella Nefar e Ziad Bakri.
Profeti è la storia del confronto tra Sara (Jasmine Trinca), una giornalista italiana andata in Medio Oriente per raccontare la guerra dello Stato Islamico, e Nur (Isabella Nefar), una foreign fighter radicalizzata a Londra che ha sposato un miliziano e ora vive nel Califfato. Sara viene rapita dall’Isis e in quanto donna, in quanto essere inferiore che ha dignità solo se sottomessa al maschio, non può stare in una prigione dove sono presenti anche degli uomini. Per questo motivo viene data in custodia ad una sua “pari”: ad una donna.
Nur diventa la sua carceriera. La casa di Nur, la sua prigione. E sarà proprio quella casa nel mezzo di un campo di addestramento dello Stato Islamico il luogo dove Sara e Nur si confronteranno. Un confronto quasi impossibile che si trasforma in guerra psicologica mentre attorno scoppiano le bombe e i nemici vengono bruciati vivi per vendetta. Un confronto fatto di silenzi, di sottili ricatti, e dal progressivo tentativo di Nur di convertire Sara.
“Profeti è un film su due donne occidentali che hanno fatto scelte diametralmente opposte – racconta il regista Cremonini- Sara, una giornalista italiana rapita dall’Isis durante un reportage di guerra in Siria, e Nur che la tiene prigioniera per mesi in una casa costruita in un campo di addestramento dello Stato Islamico. Quello che il cinema può e deve fare, è mettere in scena la vicenda di Sara e Nur senza manicheismi o semplificazioni retoriche. Questa storia, infatti, non soltanto è metafora di quello che accade in molte parti del Medio Oriente, ma ci riguarda da vicino. Poiché, ormai lo sappiamo, se nell’altra sponda del Mediterraneo inizia un incendio poi le fiamme arrivano anche da noi”.
Il film inizia con le parole di una combattente curda intervistata da Sara, la giornalista italiana interpretata da Jasmine Trinca: “Combatto per i curdi, per la libertà e per le donne. In Medio Oriente, se sei una donna, devi imparare a difenderti il prima possibile. Qui, la maggior parte dei regimi è basata sulla sottomissione, sull’oppressione delle donne. È per questo che le uniche persone che possono cambiare questa mentalità sono le donne”, parole che portano subito la mente quanto sta accadendo in Iran.
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