Quella volta che McDonald’s fece licenziare Tim Burton a causa dei giocattoli dell’Happy Meal di Batman Returns
Quando Batman e l’Happy Meal si scontrarono, un pasto che si trasformò in una tragedia per tutti i fan del Batman di Tim Burton.
Nel dicembre del 1979, appena quattro mesi dopo il lancio del primo Happy Meal, McDonald’s intuì il potenziale enorme dei giocattoli e delle promozioni pensate per i più piccoli. Il menù era semplice e vincente – hamburger, bibita, biscotti e patatine in formato mini – ma ciò che poteva renderlo davvero irresistibile erano le sorprese all’interno. In un’epoca in cui il cinema era il re dell’intrattenimento, e il merchandising una miniera d’oro, le possibilità erano infinite. Non ci mise molto il colosso del fast food a passare da puzzle e braccialetti a gadget ispirati a Star Trek: The Motion Picture. Dentro le coloratissime scatole comparvero anelli segreti, mini giochi da tavolo, astronavi giocattolo, e perfino un “videocomunicatore” per giocare con un fumetto allegato. Il successo fu tale che Hollywood intera bussò alla porta di McDonald’s. L’unica condizione? I film dovevano essere adatti ai bambini. E qui iniziarono i guai.

Facciamo un salto al 1989: Batman, diretto da Tim Burton, segna il ritorno del Cavaliere Oscuro, ormai lontano dall’iconografia buffa e camp della serie con Adam West. Grazie alle visioni di Frank Miller e all’approccio dark del regista, il personaggio rinasce. La Warner guadagna 500 milioni di dollari piazzando il logo di Batman ovunque. Ovunque… tranne che nel menu bambini di McDonald’s. Al suo posto? Giocattoli del “Principe Pescatore” chiamati “Divertimento con il cibo”. Batman? Nemmeno l’ombra. McDonald’s non era intenzionata a ripetere quell’errore con Batman Returns (1992). La Warner, consapevole di avere in mano un franchise fortissimo, scelse partner di peso: Coca-Cola e, ovviamente, McDonald’s. Per gli adulti, il fast food lanciò bicchieri da collezione con personaggi e veicoli del film, mentre per i bambini c’erano mini-auto di Catwoman, Pinguino, Batmobile e altro ancora. Il film non veniva nominato apertamente, ma la connessione era evidente.


Secondo Rebecca Caruso, responsabile media, lo scopo era solo “far vivere il divertimento di Batman” ai bambini, non invitarli a vedere il film. Ma chi ha visto Batman Returns sa bene che era tutt’altro che adatto a un pubblico infantile: atmosfere cupe, estetica gotica, allusioni sessuali, e un Pinguino che sbava un liquido nero non erano certo il massimo per un pubblico di cinque anni. I genitori, sconvolti, se la presero con McDonald’s. La catena di fast food, a dire il vero, aveva espresso dubbi dopo una prima visione del film. Pare che i dirigenti abbiano chiesto a Burton: “Cos’è quella roba nera che esce dalla bocca del Pinguino? Non possiamo venderci sopra un Happy Meal!”. Burton, con la sua solita ironia, avrebbe risposto: “E voi cosa mettete nei vostri hamburger?”.
Nonostante l’attenzione nel non legare i giocattoli a scene esplicite del film, la polemica scoppiò. Organizzazioni cristiane come la Dove Foundation protestarono: “McDonald’s non ha una coscienza?”. E quando uno spot citò esplicitamente i “cinque Bat-Frisbee direttamente dal film”, la situazione esplose. Alla fine, McDonald’s cancellò la promozione e scaricò la responsabilità sulla Warner, accusata di non averli avvisati del contenuto maturo. Lo studio rispose: “Batman non è per bambini di 5 anni. Sta a McDonald’s decidere cosa vendere”.

Il risultato? Una catastrofe per entrambe le parti. Sebbene alcuni giocattoli rimasero in circolazione fino a ottobre, il messaggio era chiaro: se volevano vendere Happy Meal con Batman, servivano film più leggeri. Quando Burton propose il terzo capitolo, si sentì dire che la sua visione non era più compatibile. Michael Keaton, presente a uno di quegli incontri, capì che era arrivato il momento di lasciare. La Warner voleva un Batman più allegro, a misura di bambino. Volevano… un Happy Meal. Non fu McDonald’s a licenziare Tim Burton, ma fu proprio l’idea dell’Happy Meal a decretare il suo addio al franchise. Al suo posto arrivò Joel Schumacher, con i suoi colori accesi e uno stile più vicino alla serie anni ’60. Batman Forever tornò nei ristoranti McDonald’s (con bicchieri di cristallo spettacolari), anche se non nel menu bambini.
Stranamente, nel 1993, McDonald’s riprese la promozione di Batman, stavolta con i giocattoli della serie animata. Nessuna polemica. All’epoca, il merchandising contava quanto – se non più – del film stesso. E così, pur avendo contribuito al successo commerciale di Batman, Tim Burton fu messo da parte, considerato inadatto a lavorare con i grandi brand. Solo anni dopo, con Avatar, McDonald’s decise di tornare a promuovere film vietati ai minori di 13 anni. Burton, nel frattempo, intraprese una nuova strada: Ed Wood, Mars Attacks! e La valle addormentata. Nessuno di questi finì nell’Happy Meal. Ma forse è stato meglio così.