Rian Johnson parla dei genitori di Rey in Star Wars: Gli ultimi Jedi
Il regista di Star Wars: Gli ultimi Jedi parla di uno dei grandi misteri del film: la rivelazione dei genitori della Rey di Daisy Ridley
Il 13 dicembre le sale italiane torneranno in quella Galassia lontana lontana grazie a Star Wars: Gli ultimi Jedi. Le recensioni sono soggette a embargo fino a domani, ma in ogni caso gli spoiler saranno evitati il più a lungo possibile. Ci sono molte domande che sono in attesa di risposta, ma quello che sta diventando chiaro è che mentre tutti si interrogano sui genitori di Rey, in realtà non è un grosso problema per Rian Johnson. Non è sapere chi sono ciò che conta, ma come ciò si relaziona con il personaggio stesso. Il regista ha spiegato a Rolling Stone:
Cosa significa per lei, cosa significa per noi. Credo davvero che debba essere radicato in qualcosa che ha un impatto emotivo e questa è l’unica cosa che conta. La sorpresa va bene, ma la sorpresa di per sé non basta. La risonanza emotiva è profondamente radicata in “Sono io tuo padre” [in L’Impero colpisce ancora] ed è il motivo per cui lo ricordiamo. Non perché, ‘Oh mio Dio, non avrei mai immaginato che fosse così’. Ora, soprattutto che è impostato come un modello, le aspettative del pubblico sono che, ‘Oh, stai per tirare fuori un asso dalla manica’. E puoi farlo e andrà tutto bene, ma è meglio che tu sappia che significa anche qualcosa e soddisfa oltre la semplice rivelazione.
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È un’ottima osservazione quella di Rian Johnson, ma anche così ammette che il breve flashback sul passato di Rey in Star Wars: Gli ultimi Jedi è qualcosa a cui ha prestato molta attenzione.
Amo Il risveglio della Forza e il mio compito era continuare questa storia in tutti i sensi. Così in quel modo, J.J. [Abrams] mi ha dato tutto ciò di cui avevo bisogno, che è il primo capitolo di una storia. Ho bisogno di raccontare un secondo capitolo, che è un fallimento se non continua organicamente rispetto a quello che ha iniziato il primo capitolo. Proprio come ogni processo di scrittura, è più scavo che scultura. Lo trovi mentre vai e ti rendi conto che vuole essere una cosa certa. Quindi sì, il flashback era essenziale, ma la dinamica tra ognuno dei personaggi era essenziale. Ogni singola cosa in Il risveglio della forza l’ho studiata in modo forense.