Ryan Reynolds su Justin Baldoni: “non può denunciarmi perché ho ferito i suoi sentimenti”
Satira, accuse e Hollywood in fiamme: quando Deadpool esce dallo schermo, il caos è assicurato.
Ryan Reynolds ha deciso di passare al contrattacco. Martedì, i suoi avvocati hanno chiesto al tribunale di archiviare le accuse mosse contro di lui da Justin Baldoni. Il motivo? Secondo Reynolds, Baldoni non può intentare una causa semplicemente perché “si è sentito ferito”.
Ryan Reynolds passa al contrattacco con Justin Baldoni

Tutto ruota attorno a Nicepool, un personaggio di Deadpool & Wolverine che, stando alla denuncia, sarebbe una parodia del regista/attore Baldoni. E non una qualunque: una caricatura del suo essere “femminista woke”, dipinta in modo volutamente ridicolo. Gli avvocati di Reynolds non negano l’ispirazione, ma respingono le accuse al mittente: “La sua è solo indignazione da pelle sottile”, scrivono nella mozione.
La storia però è molto più intricata. Baldoni aveva diretto It Ends With Us, dove recitavano sia lui che Blake Lively, moglie di Reynolds. Dopo il successo del film, Lively ha accusato Baldoni di molestie sul set e di aver provato a screditarla tramite il suo team di pubbliche relazioni. Da lì, il caos.
Baldoni ha reagito con una controquerela, coinvolgendo sia Lively che Reynolds. Accusa quest’ultimo di averlo bullizzato, chiamato “predatore sessuale” e fatto pressioni sull’agenzia WME per farlo fuori.

Reynolds, però, non arretra: “Non è diffamazione se lo credo davvero”, si legge nella sua difesa. Secondo lui, chiamare qualcuno “predatore” è un’opinione protetta dal Primo Emendamento, specie se la persona in questione – come Baldoni – ha parlato pubblicamente delle proprie “zone d’ombra”, incluse confessioni su dipendenze e comportamenti sbagliati del passato.
“È paradossale che Baldoni costruisca un intero brand su questi racconti, e poi voglia chiedere 400 milioni a chi glieli rinfaccia”, attaccano i legali di Reynolds. Ma l’avvocato di Baldoni, Bryan Freedman, non ci sta: “Ryan vuole ridurre tutto a uno scherzo, ma ha partecipato attivamente a una campagna di distruzione personale. Non ce ne andremo finché non sarà chiamato a rispondere”. La battaglia è appena cominciata. E Hollywood, nel frattempo, osserva.
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