Sacha Baron Cohen: “Ecco come attacco i bulli ed umilio i potenti”
L'attore è stato recentemente protagonista di Borat 2 e de Il Processo dei Chicago 7.
Sacha Baron Cohen ha descritto il suo rapporto con la satira, spiegando come attacca i bulli ed umilia i potenti come Donald Trump
Sacha Baron Cohen è intervenuto durante un incontro online organizzato dall’American Cinemateque ed è stato celebrato anche da Eric Idle, uno dei componenti del gruppo comico Monty Python, che lo ha definito “Un uomo che ha realmente cambiato le tante facce della commedia“. Baron Cohen è uno dei principali protagonisti dell’ultima stagione cinematografica, avendo recitato sia ne Il Processo dei Chicago 7, sia nel “suo” Borat 2: il primo film, in cui interpreta Abbie Hoffman, è stato candidato a ben cinque Golden Globes, tra cui quello come miglior film e miglior regia ad Aaron Sorkin; il secondo ha invece ottenuto tre nomination, tra cui quella come miglior attore proprio a Baron Cohen.
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In attesa di scoprire quale sarà il destino di queste due opere ai prossimi Academy Awards, Sacha Baron Cohen ha approfittato del suo recente intervento per spiegare che “fin dall’inizio, fin da Ali G (personaggio immaginario da lui creato ed interpretato, apparso per la prima volta nel 1998, ndr) ho pensato alla comicità come strumento per umiliare i potenti. Io me la prendo con i bulli, con chi fa cose sbagliate, e provo una certa soddisfazione a colpire personaggi come Dick Cheney o Donald Trump“.
L’attore britannico ha quindi continuato ad approfondire il discorso della satira che domina nei suoi film, come nel caso del sequel di Borat: “Per la prima volta durante le riprese ho dovuto indossare un giubbetto antiproiettile. È successo per la scena al raduno dei pro-armi. Ci avevano detto che sarebbe potuto diventare pericoloso se i manifestanti avessero capito che qualcuno tentava di infiltrarsi… lì c’erano tante persone con armi semi automatiche“. Cohen ha infine descritto la gioia di interpretare Hoffman, un uomo che ha sempre ammirato e al quale aveva anche dedicato parte di una sua dissertazione quando era studente di storia a Cambridge: “Essere sul quel set con giganti del teatro e del cinema come Frank Langella, Eddie Redmayne, Mark Rylance, è stato incredibile. Le comparse che facevano da spettatori al processo, applaudivano tra una scena e l’altra“.