Sanremo 2022, il monologo di Drusilla Foer è un inno all’unicità: “Liberiamoci dai pregiudizi”
Il monologo di Drusilla Foer sul palco dell'Ariston è un inno all'unicità delle persone.
Drusilla Foer ruba la scena ad Amadeus sul palco di Sanremo (e molti la vogliono già come prossima conduttrice)
Ad affiancare Amadeus alla conduzione del Festival di Sanremo ieri sera abbiamo visto Drusilla Foer, nobile ed elegante alter ego di Gianluca Gori, che ha conquistato il cuore degli spettatori regalando quella che è già stata eletta la miglior co-conduzione di questa edizione della kermesse. E molti già chiedono che sia lei a condurre il festival, il prossimo anno.
La co-conduttrice della terza serata di Sanremo ha mangiato il palco dell’Ariston fin dalla sua prima uscita, dove ha tentato di cantare: “Senta coso… senta Amedeo, sono una grande interprete, voglio cantare, se ne vada. Cosa dovrei fare? Co-presentare con lei tutta la sera? Ma è un inferno, lei è pazzo, mi fa fare la valletta. Se l’avessi saputo mi sarei messa qualcosa di più scosciato, ho anche un bel koala tatuato”. Indimenticabile la seconda uscita, vestita come Zorro, un travestimento che le permette di giocare con l’idea del personaggio teatrale del “travesti”: “Ho pensato a qualcosa di eccentrico, per tranquillizzare tutti quelli che avevano paura di un uomo en travesti, sicché mi sono travestita”. Poi Drusilla Foer fa dell’ironia sul naso di Amadeus: “Gli uomini con il naso piccolo sono come le Ferrari senza volante, secondo me”. Mentre si sfila cappello, maschera e mantello, Amadeus sembra preoccupato che l’attrice potesse spogliarsi completamente. “Ma no, in effetti avrei delle sorprese” risponde Drusilla, scatenando le risate nel pubblico.
Arriva il momento del suo monologo, un inno all’unicità delle persone che ha fatto dimenticare il disastroso intervento della serata precedente del comico Checco Zalone. “La parola diversità non mi piace, ha in sé qualcosa di comparativo e una distanza che proprio non mi convince. Io trovo che le parole siano come gli amanti, quando non funzionano più vanno cambiati subito. Ho cercato un termine che potesse degnamente sostituire una parola che, per me, è così incompleta e ne ho trovato uno molto convincente. Unicità. È una parola che mi piace, che piace a tutti, perché tutti noi siamo capaci di notare l’unicità dell’altro e tutti noi pensiamo di essere unici, no? Facile! Per niente, per niente. Perché per comprendere e accettare la propria unicità è necessario capire di cosa è fatta, di che cosa siamo fatti noi, certamente delle cose belle, ambizioni, valori, convinzioni, talenti. Non è affatto facile ma vanno prese per mano tutte le cose che ci abitano e portate in alto, nella purezza della libertà. Sono una persona molto fortunata a essere qui, ma date un senso alla mia presenza su questo palco e tentiamo insieme l’atto più rivoluzionario che c’è, l’ascolto di se stessi, delle nostre unicità, per essere certi che le nostre convinzioni non siano solo delle convenzioni, facciamo scorrere i pensieri in libertà, senza pregiudizio, senza vergogna, liberiamoci dalla prigionia dell’immobilità.”