Sanremo 2023, il monologo di Alessandro Siani ci mette in guardia sulla tecnologia “usiamo troppo il telefono”

Il monologo di Alessandro Siani al Festival di Sanremo, contro l'uso smodato dei telefoni e quelle difficoltà nel scegliere un film da guardare la sera.

Il comico napoletano Alessandro Siani ieri sera si trovava sul palco dell’Ariston come super ospite della terza serata del Festival di Sanremo. Nonostante l’ora tarda – “A quest’ora non si ride, si mangia il cornetto” ci ha scherzato lui – ha coinvolto il pubblico e gli spettatori con un altro dei suoi brillanti monologhi. Il fulcro è stato l’uso eccessivo della tecnologia.

“Noi usiamo troppo il telefono, anche quando andiamo al ristorante facciamo le fotografie. Tieni una parmigiana calda e invece di mangiartela che fai? La fotografia. Ma perché, non la vedi più? È capitato pure a me, tenevo una spigola a tavola e addirittura ho fatto 10 fotografie. A un certo punto me ne sono andate e la spigola mi ha toccato a ha detto ‘Senti mi vuoi fare un’altra fotografia? Sono venuta con gli occhi chiusi'”.

Poi l’attore e regista ha fatto notare che ora i film ce li vediamo pure sul telefono. “Un film è bello vederlo al cinema” e, in risposta a chi dice che andare al cinema è complicato, Siani dice che anche vederlo a casa propria è diventata una sfida. Troppe piattaforme tra cui scegliere, troppe categorie e troppi film da vagliare. “Che hai messo? Il pigiama e vado a dormire. Il tempo che avevo a disposizione l’ho speso per scegliere il film e non per vederlo.

Alessandro Siani non risparmia nemmeno il mondo delle serie TV. “Io le amo le serie TV, mi fanno impazzire, ma non posso vedere 4 stagioni per capire chi è l’assassinio. 200 puntate per capire chi è l’assassinio. Io dopo 200 puntate ho capito chi è l’assassinino, ma non mi ricordo più chi è il morto”. Dopo a un simpatico aneddoto sul padre, il comico ci ricorda che “la felicità non è stare isolati in una stanza, la felicità nasce dal movimento, non dall’inerzia. La felicità è dietro l’angolo, l’amore è una corsa ad ostacoli. Per essere felici ti devi muovere.

Poi torna a parlare della nostra vita, troppo relegata nei confini di uno schermo. “Questa cosa che stiamo sempre con il telefono in mano ci ha creato un meccanismo particolare. Hanno studiato il nostro corpo umano e si sono accorti che ci stiamo trasformando. L’uso dei tablet e dei computer ci sta cambiando fisicamente”, poi alle sue spalle appare un modello 3D di come dovremmo apparire nel 3000 a causa dell’uso smodato del cellulare [con le spalle ingobbite ndr]. “C’è un’immagine ancora più incredibile. Se nel 300 saremo così, nel 4000 saremo così” e alle sue spalle appare una foto di Malgioglio.

“E allora, per concludere, quale è la verità? Io mi sono emozionato leggendo un articolo nel quale un ragazzo diceva che aveva molti like e pochi amici. E poi, a un certo punto, ho spento il telefono e si è accesa la vita. Certo, è stato un caso, come è stato un caso quando a un certo punto non prendeva più, non andava WhatsApp, ve lo ricordate quel giorno? Siamo impazziti tutti. Non andavano WhatsApp, Instagram, Facebook. E un ragazzo stava in una piazza e disse, chiamando un poliziotto, ‘Venitemi a prendere, ho paura. Non mi prende Facebook, WhatsApp, Instagram. Ho paura’. Disse il poliziotto ‘ma dove ti trovi?’ Nella realtà”.

Leggi anche Marcel The Shell: al cinema il sorprendente film candidato agli Oscar