Shashi Kapoor, icona del cinema indiano, muore a 79 anni
Noto per i suoi film con la Merchant-Ivory e ideatore del Prithvi Theatre, Shashi Kapoor si è spento dopo una lunga malattia.
Dopo una lunga malattia, si è spento a 79 Shashi Kapoor, star indiana e figlio più giovane di Prithviraj Kapoor, anch’egli tra i più influenti attori di Bollywood.
Protagonista di numerose film prodotti dalla Merchant-Ivory, Shashi Kapoor era stato ricoverato domenica in un ospedale di Mumbai a causa di un’infezione al petto. La sua carriera come interprete cinematografico inizia da giovanissimo, apparendo in Aag (1948) e Awaara (1951, in gara per la Palma d’Oro a Cannes) del fratello Raj; il suo primo ruolo da protagonista arriva nel 1961 con Dharmputra di Yash Chopra.
La sua lunga collaborazione con il team composto da James Ivory e Ismail Merchant venne inaugurata nel 1963 con Il capofamiglia, proseguendo in titoli quali Shakespeare Wallah (1965), Il racconto di Bombay (1970) e In Custody (1994), che fu l’ultimo grande ruolo sul grande schermo per Shashi Kapoor. Famosa fu anche il sodalizio artistico con la superstar Amitabh Bachchan, che affiancò in film come Deewar (1975), Kabhi Kabhie (1976), Trishul (1978) e Namak Halaal (1982).
Alla fine degli anni ’70, Shashi Kapoor cominciò a produrre film d’essai attraverso la sua compagnia, la Film Valas; a partire da Junoon, passando per Kalyug, 36 Chowringhee Lane e Vijeta fino a Utsav. Nel 1991 si cimentò anche con la regia dirigendo Ajooba, con Bachchan nel cast. Nel 1978, assieme alla moglie inglese Jennifer Kendal (morta nel 1984), la star indiana aprì i battenti del Prithvi Theatre a Mumbai, che a oggi rimane uno dei palchi più famosi dell’India. Shashi Kapoor lascia i figli Sanjana, Kunal e Karan, anche loro con esperienze attoriali alle spalle.