Quando Israele censurò Shrek 2 per una battuta sulla castrazione
La censura accompagna il cinema sin dalle sue origini. Un esempio emblematico risale addirittura al 1896 con il cortometraggio Fatima’s Coochie-Coochie Dance. In questa pellicola, la ballerina di Coney Island Fatima Djemille (la cui vera identità non è mai stata del tutto accertata) danzava per pochi secondi. Tuttavia, la proiezione avvenne con delle strisce nere che coprivano quelle che sembravano essere le sue parti intime, nonostante indossasse degli abiti. Il paradosso? Quelle censure finirono per stimolare ancora di più l’immaginazione degli spettatori di fine Ottocento. Decisioni simili, spesso assurde, raramente portano a qualcosa di positivo. Non è necessaria una dittatura o un governo autoritario per assistere alla censura nel cinema, come dimostrano numerosi episodi recenti. Nel 2006, per esempio, il Kazakistan vietò la proiezione di Borat per ragioni facilmente intuibili. Eppure, solo un anno dopo, lo slogan turistico ufficiale del paese riprendeva ironicamente una delle battute più celebri del personaggio: “Molto bello!”.
Israele e la censura: dai nazisti a Shrek 2
Anche Israele ha avuto i suoi episodi di censura cinematografica. Uno dei più clamorosi risale al 1965, quando venne proibita la proiezione di Goldfinger, il celebre film di James Bond. Il motivo? L’attore Gert Fröbe, interprete del villain, era stato membro del partito nazista vent’anni prima. Con le ferite della Seconda guerra mondiale ancora aperte, Israele decise di vietarne la diffusione. Tuttavia, solo due mesi dopo, Mario Blumenau, un sopravvissuto all’Olocausto, dichiarò pubblicamente che Fröbe gli aveva salvato la vita, nascondendo lui e sua madre e aiutandoli a sopravvivere. Il governo israeliano fece quindi marcia indietro, consentendo la proiezione del film. La vicenda, però, è più complessa di quanto sembri: Fröbe si era effettivamente iscritto al partito nazista nel 1929, a soli 16 anni, attratto dalla propaganda economica di Hitler. Tuttavia, durante la guerra, prese le distanze dal regime al punto da essere punito e arruolato con la forza nell’esercito tedesco per aver distribuito opuscoli antinazisti.
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Passiamo ora a un caso decisamente più leggero, ma altrettanto assurdo. Nel 2004, Shrek 2 dominava i botteghini di tutto il mondo… tranne che in Israele. Il problema, in questo caso, non era il film in sé, ma il doppiaggio. Per l’adattamento locale, i traduttori decisero di inserire riferimenti alla cultura israeliana. In una di queste modifiche, una battuta su un personaggio che minacciava di castrare un altro venne trasformata in “Facciamolo diventare un David D’Or”.
Ma chi è David D’Or? Per gli appassionati dell’Eurovision, il nome potrebbe essere familiare: nel 2004, rappresentò Israele alla celebre competizione musicale con la canzone Leha’amin. Sebbene non abbia riscosso particolare successo in Europa, in patria è noto per la sua incredibile estensione vocale, capace di coprire più di quattro ottave. Il problema? David D’Or non gradì affatto il riferimento, ritenendolo offensivo. Dichiarò pubblicamente che il film lo dipingeva come un eunuco e che lo avrebbe reso per sempre oggetto di scherno. La sua protesta portò a un’azione legale e, a luglio, un giudice israeliano ordinò la rimozione temporanea del film dalle sale per correggere il doppiaggio. La frase incriminata venne quindi sostituita con un più neutro “Prendiamo una spada e castriamolo”. Da allora, questa è la versione presente in tutte le copie ufficiali del film.
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