Silvio Orlando e lo shock della morte della madre quando aveva solo 9 anni: “Così sono diventato attore”
La morte prematura di sua madre ha segnato per sempre Silvio Orlando. L'attore, però, ha "usato" questo lutto per diventare l'attore che è.
Nel corso della sua carriera ha vinto la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile e il Premio Pasinetti al miglior attore alla 65ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia per Il papà di Giovanna, oltre a tre David di Donatello, tre Nastri d’argento, due Globo d’oro e due Ciak d’oro. Nella vita di Silvio Orlando, però, c’è un vuoto che come lui stesso ha definito “una voragine“, vale a dire la prematura scomparsa di sua madre quando lui aveva solo nove anni. Un lutto insostenibile che, però, ha giocato un ruolo fondamentale nel diventare l’attore che è oggi.
Silvio Orlando e lo shock della morte della madre quando aveva solo 9 anni
“Mia madre si è ammalata quando avevo 6 anni ed è morta quando ne avevo 9, è una voragine della mia vita. Ho scoperto che tutti hanno un problema con la propria madre, anche nel pubblico. Gli orfani cominciano a costruirsi un monumento di se stessi, cercando di non parlarne mai. Per tanto tempo non ne ho mai parlato. Non riuscivo proprio. Il suo tumore era un tabù, era un richiedere pietà e condiscendenza, le cose che detesto di più… Le zie o pseudo zie che ti dicono chiamami mamma… Non ho mai ceduto a queste suggestioni”, ha raccontato Silvio Orlando.
L’attore ha poi raccontato come è cambiata la sua vita dopo la morte della madre, soprattutto come ha influenzato i suoi rapporti a scuola: “Prima i compagni di classe mi mettevano in mezzo, poi, quando sono diventato orfano, a scuola le maestre mi alzavano i voti, le bambine mi davano i bacetti, i bambini mi hanno cominciato a considerare. Il giorno che in classe arrivò un altro orfano, il mio nuovo status scemò. Dopo, ha contato la mancanza, ma, prima, la malattia. Lunga tre anni“. Infine, la rivelazione più importante: “Quando mi interrogo su cosa ha fatto di me l’attore che sono, devo rispondermi che è stato solo quello. Quei tre anni. Se chiudo gli occhi, vedo ancora la decadenza del corpo, l’essere solo male che ti rende spietato”.