Steven Spielberg scrive un saggio su un film di Scorsese definendolo un capolavoro
E non ha tutti i torti.
Quando un maestro del cinema parla di film, bisogna sempre stare a sentirlo. Quando parla di un film di un altro maestro del cinema, allora bisogna stare doppiamente attenti. È quanto è successo a Steven Spielberg che ha scritto un saggio su Variety in cui parla di Quei bravi ragazzi di Martin Scorsese (1990), definendolo un capolavoro, in cui tutto è perfetto: il cast, la regia, la sceneggiatura, tutto quanto. E noi che cosa possiamo fare se non leggere le parole di Steven Spielberg e rivedere il film di Scorsese?
Le parole di Spielberg su Quei bravi ragazzi
Henry Hill, Jimmy the Gent, Tommy DeVito, Paulie, Karen, Billy Batts, il colpo a Lufthansa… tutto quello che uno deve fare è menzionare alcuni di questi nomi e io sono preso improvvisamente da una voglia irrefrenabile di rivedere Quei bravi ragazzi di Martin Scorsese. Ho perso il conto delle volte in cui ho vito questo capolavoro epico del cinema, che può contare su una splendida sceneggiatura scritta da Nicholas Pileggi e Scorsese e da uno dei migliori cast della storia del cinema: De Niro, Pesci, Liotta e un supporting cast davvero memorabile – da Samuel L. Jackson, Michael Imperioli, Chuck Low e Tony Darrow a Catherine e Charlese Scorsese… non ci sono performance di secondo piano in Quei bravi ragazzi.
Non è più un guilty pleasure rimanere seduti per due ore e 26, quanto, ma piuttosto una masterclass per ogni aspirante regista che vuole vedere un fantastico bilanciamento di diverse storyline, linee temporali, violenza scioccante e humour. Il film ha un’energia contagiosa espressa non solo attraverso il montaggio magistrale, ma anche attraverso la migliore colonna sonora dai tempi di American Graffiti e la migliore voce narrante dai tempi de La fiamma del peccato di Billy Wilder.