Steven Spielberg svela l’idea per il sequel di ET e perché l’ha scartata: “È stata una vittoria molto dura”
Steven Spielberg rivela l'idea scartata per il sequel di ET e spiega perché gli è stato difficile limitare la storia a un unico film.
Quasi 800 milioni di dollari incassati a livello globale, nove nomination agli Oscar e quattro vittorie nella stagione dei premi 1982-1983: questi sono i numeri straordinari di ET L’Extraterrestre, il film che ha consacrato Steven Spielberg come il padre del blockbuster moderno e che è diventato un classico di culto per il suo fascino, la sua emozione e i suoi meriti artistici. Ma qual è stato il segreto di questo capolavoro senza tempo?
Spielberg stesso ne ha parlato durante il TCM Classic Film Festival, rivelando un approccio sorprendentemente libero e personale: “Non c’era alcuna pressione. Avevo aspettative basse. Pensavo di fare un film per un pubblico molto giovane. Non mi aspettavo un grande successo al botteghino; volevo solo liberarmi di questa storia e inserirla nel mio mondo. Non dovevo più seguire le aspettative di nessuno; volevo semplicemente realizzare il film per me stesso.”
Più di quarant’anni fa, ET si è affermato come un’opera unica, ma nell’attuale panorama dell’industria cinematografica il film avrebbe quasi certamente generato un seguito, se non addirittura un franchise. All’epoca, però, Spielberg si oppose fermamente all’idea di sfruttare ulteriormente il personaggio, nonostante le pressioni dei produttori per dare vita a un sequel del “piccolo alieno dalle uova d’oro.”
“Ho flirtato con l’idea per un breve periodo, giusto per vedere se riuscivo a immaginare una nuova storia. L’unica cosa che mi è venuta in mente è stato un libro che qualcuno ha scritto, The Green Planet, in cui tutto si svolgeva nel mondo di ET. Avremmo potuto esplorare la sua casa e vedere come viveva. Ma funzionava meglio come romanzo che come film.”
Per Spielberg, ET è stata un’opera profondamente personale, ed è per questo che ha rifiutato categoricamente di prolungare la storia di Elliott e dei suoi amici con un sequel privo di senso. Se riuscì a mantenere la narrazione confinata in un unico film, fu perché dovette affrontare molte difficoltà legate alla sua posizione di regista, ancora privo di piena autonomia creativa all’epoca. “Quella era la mia storia. Non era la storia di George Lucas o Peter Benchley, era la mia. Venivo da un periodo complicato con produzioni molto difficili [tra cui I predatori dell’arca perduta], e non volevo che ET fosse un progetto altrettanto impegnativo. Era qualcosa che veniva dal cuore, una storia che mi apparteneva.”
Il successo di ET rappresentò una vittoria significativa per Spielberg anche sul piano contrattuale: “[Riuscire a farne un unico film] è stato il risultato di una dura battaglia, perché non avevo diritti all’epoca. Prima di ET avevo qualche diritto, ma non molti. Non avevo quello che chiamiamo ‘congelamento’, ovvero il potere di impedire allo studio di realizzare sequel, remake o altri sfruttamenti della proprietà intellettuale. Questo diritto l’ho ottenuto solo dopo il successo di ET.”