Suicide Squad: Recensione da letto del nuovo cinecomic DC
LUI: Suicide Squad, film che, con tutta la buona volontà, rimane una delusione.
LEI: spettatrice divorata dalla delusione
– Oh, Suicide Squad. Ci credevo veramente, sai?
– Come? Credevi cosa?
– Credevo che potessi essere il film che ridava speranze ai cinecomic DC. Che potessi farmi dimenticare quel pretenzioso ammasso di incoerenza che è stato Batman V Superman e farmi pensare che anche alla Warner avessero capito che per fare un bel film serve una sceneggiatura quantomeno decente. Volevo sperare che David Ayer potesse salvare i cinecomic DC dall’abisso della banalità e dare un minimo di dignità cinematografica ad alcuni dei personaggi più gagliardi e carismatici concepiti da mente umana.
– Eh, e non è quello che ho fatto?
– No, Suicide Squad. Le speranze che avevo le hai spazzate via.
– Che vuoi dire? Non mi dirai che non ti sono piaciuto! Anch’io sono gagliardo e carismatico! E sono oscuro, e profondo, e divertente! Perchè racconto la storia di personaggi cattivi, proprio cattivi, capito, ma poi si scopre che non sono cattivi veramente ma solo perchè la società li ha rifiutati, e…
– No, è che voi cinecomic DC siete tutti uguali.
– Eh?
– Volete essere carismatici e affascinanti. Volete divertire ma volete anche farci il pippone morale e ammantarvi di profondità, e tirare in ballo venti personaggi a colpo. Non vi ponete nemmeno il problema della coerenza interna.
– Cosa intendi per “coerenza interna”?
– Intendo che la storia deve essere verosimile, Suicide Squad.
– Ma tesoro, sono un film, mica un documentario! Non devo essere realistico!
– Realistico no, credibile sì. Il pubblico deve credere che ci sia un motivo per cui succedono le cose e che i personaggi abbiano un buon motivo per fare quello che fanno. Tu avrai anche buoni attori ed effetti speciali al fulmicotone, ma ti manca una sceneggiatura che riesca a sintonizzarsi con il pubblico.
– Ma cosa t’inventi? La mia sceneggiatura è scorrevole e avvincente. Ti tira dentro, capito? Perchè i miei protagonisti sono cattivi solo agli occhi della società, e il vero cattivo è il governo, e in realtà il mondo non li ha mai capiti né amati e allora…
– Sì, dài, il messaggio era chiaro dopo il terzo trailer. Rimane il fatto che la tua sceneggiatura prosegue la tradizione di pochezza iniziata con Man of Steel.
– POCHEZZA?
– Sì, Suicide Squad. La tua sceneggiatura sembra scritta da un ragazzino con deficit di attenzione che ha messo insieme un copione attingendo a film del calibro di American Ninja 4 o Kickboxer 5. Il soggetto si tiene in piedi con lo sputo ma potrebbe anche funzionare, se non fosse per la tonnellata di flashback. I dialoghi spaziano dal banale all’insipido, con l’unica eccezione delle poche battute che funzionano e che sono state viste e riviste nei cinquanta trailer che hanno preceduto la tua uscita.
– Quindi, secondo te, David Ayer…
– David Ayer è probabilmente innocente. Gira voce che lo studio lo abbia messo sotto pressione per concludere le riprese prima della data prevista. Sembra anche che la tua sceneggiatura fosse diversa, ma che dopo i responsi tiepidi di Batman V Superman sia stata sottoposta ad un processo infinito di editing, snaturando l’idea originaria e facendo di te la delusione che sei.
– Ah! Quindi David Ayer è innocente ma io sono comunque una delusione!
– Ho detto che forse è innocente. Ricordiamoci che Ayer ha fatto anche quella mezza ciofeca di Fury. Logan Lerman ancora si sogna gente che lo prende a schiaffi, poveraccio. Se qualcuno è innocente, quelli sono i tuoi attori. Che fanno del loro meglio, poveracci, ma devono interpretare personaggi con la profondità di una pozzanghera.
– Non è vero! I miei personaggi sono cattivi, ma solo agli occhi della società, e ognuno di loro ha una motivazione che giustifica il loro comportamento e li rende accettabili, e…
– I tuoi personaggi dovevano venire bene nel trailer, niente di più. Delle loro motivazioni non ti interessa nulla e hanno lo stesso spessore psicologico della Banda Bassotti. Non a caso, il tuo finale è di un buonismo imbarazzante. In tutto ciò, Will Smith si dimostra un professionista consumato e riesce a mettere insieme una parvenza di protagonista, Joel Kinnaman risulta comunque credibile, Jai Courtney diverte. E Margot Robbie ruba la scena a tutti e porta al casa il bottino.
– Beh, grazie mille! Almeno questo!
– Però non ti montare la testa, Suicide Squad. Anche il tuo cast ha i suoi punti deboli. Il nuovo Joker ti è stato cacciato dentro per amor di marketing e in effetti non dà nessun contributo alla tua trama. Dopo tutte le menate sul fatto che Jared Leto si è immerso completamente nel personaggio, e sulla risata molesta, e sul topo vivo regalato a Margot Robbie, mi aspettavo qualcosa di meglio. Ma in effetti dobbiamo ancora vederlo in una scena degna di questo nome, quindi stiamo a vedere.
– Stiamo a vedere? Ma Jared Leto ha vinto un Oscar, e comunque…
– Quella che proprio non si salva è Cara Delevingne nei panni di Incantatrice. Dovrebbe essere uno dei personaggi più potenti e intriganti del film, invece dimostra la presenza scenica di un cassone dell’umido e più o meno anche le stesse doti recitative. Ma immagino che trentadue milioni di fan su Instagram bastino a fare un’attrice…
– Allora, sai che ti dico? Hanno parlato male anche di Man of Steel! E hanno demolito Batman V Superman! Eppure la gente è venuta a vedermi! Ci sarà un motivo, no?
– Tutto vero. Però fai attenzione, Suicide Squad. Hai avuto alle spalle una campagna promozionale a dir poco pervasiva: il trailer sulle note di Bohemian Rapsody ha scatenato l’hype e la presenza costante nel web ha fatto il resto. E hai incassato molto, è vero.
– Appunto!
– Almeno la prima settimana. Poi la voce si è sparsa e gli incassi sono precipitati di un buon 70%, vero? La stessa cosa che è successa con Batman V Superman, giusto?
– Beh, sì. E con questo?
– Oh, niente. Tu hai fatto il tuo dovere e hai spremuto i botteghini. Bisogna sperare che ai ragazzi del marketing riesca di intortare il pubblico anche con Wonder Woman e Justice League. Però a me non la raccontano più.
– Questo è troppo. Me ne vado. Non mi vedrai mai più.
– Poco ma sicuro , carino. E adesso, alla faccia tua, mi riguardo Civil War.