Taika Waititi si scaglia duramente contro la rappresentazione razziale imposta dagli Studios
E propone una decolonizzazione del mondo dell'artistico, che dà maggiore potere alle minoranze.
Taika Waititi (nome completo Taika David Cohen) è un famoso regista, sceneggiatore, attore e comico neozelandese tra i volti più interessanti della Hollywood contemporanea. Il divo, nato a Wellington il 16 agosto 1975, ha esordito alla regia nel 2007, con Eagle vs Shark per poi occuparsi di altri progetti come Boy (2010), Vita da vampiro – What We Do in the Shadows (2014), Selvaggi in fuga (2016). Nel 2017 è poi arrivata la svolta perché gli è stato assegnato il primo cinecomic ovvero Thor: Ragnarok e, qualche anno dopo, è tornato alla macchina da presa del sequel ovvero Thor: Love and Thunder, nel 2022. Vincitore dell’Oscar per la Miglior sceneggiatura nel 2020 grazie a Jojo Rabbit (che ha anche diretto), da sempre quest’autore ha combattuto per le minoranze sul grande schermo, ma a suo modo.
Taika Waititi propone la sua idea per rivoluzionare Hollywood
In una recente intervista per The Hollywood Reporter, Taika Waititi ha parlato proprio di questo argomento, spiegando che comunque gli Studios propongono una rappresentazione razziale artificiale che non appartiene al nostro mondo perché risulta innaturale e fuori luogo.
“Smettila di chiederci cosa dobbiamo fare, come sistemare le cose, va bene? Sono così stanco di tutto questo. Sono così stanco della conversazione sulla diversità, della conversazione sull’inclusività, di tutte le conversazioni. Tutti noi vogliamo lavorare e non dover venire a fare fot**** panel e discorsi nel bel mezzo della nostra giornata. Quello che sta succedendo è che stiamo sbagliando perché dobbiamo includere una persona di ogni singola razza, ogni singolo background e ogni singola parte dell’esperienza umana in ogni spettacolo. Questa non è la realtà e non è autentica. Non sono mai cresciuto con un gruppo di amici dove c’era qualcuno che rappresentava ogni etnia nel mio gruppo di amici. Non so chi diavolo sia cresciuto così.”
La proposta di Taika Waititi è decisamente interessante e punta sul decolonizzare le varie opere televisive e cinematografiche così da portare nei progetti non il personaggio simbolico di turno appartenente a quella determinata etnia, ma storie e racconti provenienti da quel paese, scritte e dirette da persone di quella cultura così da avere il controllo artistico giusto.
“Non voglio vedere un personaggio polinesiano simbolico nel tuo spettacolo. Quello che voglio vedere è una storia polinesiana completamente controllata dai polinesiani, scritta e gestita da uno spettacolo polinesiano, ha detto Waititi. “Quando realizziamo le nostre cose, non dateci uno showrunner bianco per dirci le regole e dirci come fare le cose. Scopriamolo e scopriamo la struttura della storia a modo nostro dalla nostra esperienza. Per decolonizzare lo schermo, quello che intendo è semplicemente non renderlo così bianco”.