Biografilm 2016 – Varichina: recensione
Varichina – La vera storia della finta vita di Lorenzo De Santis è un docufilm diretto da Antonio Palumbo e Mariangela Barbanente sulla vita del cosiddetto Varichina, un uomo che in una città ancora molto rigida e chiusa mentalmente come la Bari a cavallo fra gli anni 70′ e 80′ portò avanti con fierezza e spavalderia la propria omosessualità, subendo per questo violenze e vessazioni e diventando una sorta di precursore del moderno Gay Pride. Varichina – La vera storia della finta vita di Lorenzo De Santis è stato presentato al Biografilm 2016 nella sezione Biografilm Italia.
Con un riuscito mix di realtà, immaginazione, interviste e finzione scenica, Antonio Palumbo e Mariangela Barbanente narrano in 84 minuti l’incredibile e tormentata esistenza di Lorenzo De Santis, soprannominato fin da giovanissimo Varichina perchè in quanto sbarcava il lunario facendo il fattorino che consegnava i detersivi alle massaie di Bari. Il soggetto del docufilm (deceduto nel 2003) è abilmente interpretato da Totò Onnis, che offre una grande prova di mimetismo e introspezione psicologica rendendo al meglio le due facce del protagonista, cioè lo sfrontato Varichina, che in pubblico non ha alcuna paura a provocare i perbenisti e gli ipocriti e che reagisce con grida e improperi a chi lo insulta per la sua omosessualità, e il Lorenzo De Santis privato, che mostra tutta la sua sensibilità e la sua fragilità alle poche persone di cui si fida veramente. Il ritratto che arriva allo spettatore è quello di un vero e proprio antieroe, che ha scelto di combattere l’arretratezza mentale e il conformismo ripagando con la stessa moneta i propri detrattori e recitando nella vita un personaggio che gli facesse da scudo contro le cattiverie e gli insulti. Difficile non sorridere durante le scene in cui Varichina in dialetto barese (opportunamente sottotitolato) sfotte chi lo attacca rivelando che è un oggetto del desiderio per diverse personalità importanti della città e ricordando che prima o poi passeranno tutti da lui a richiedere i suoi servizi, ma è opportuno non dimenticare mai che il protagonista fa ciò che vediamo su schermo in un’epoca in cui l’omosessualità era purtroppo vista da molte più persone di adesso come una malattia di cui vergognarsi e un tabù da occultare ed esorcizzare. La Bari degli anni ’70 e ’80 (impossibile da ricostruire con dovizia di particolari per ovvi motivi di budget) diventa così un vero e proprio personaggio della pellicola, che possiamo scorgere non tanto negli interni o nelle ottime riprese del lungomare, quanto fra i volti delle persone che sono state a contatto più o meno stretto con il Varichina pubblico e con quello privato, che raccontano più delle parole il dolore e le vessazioni che ha dovuto subire una persona colpevole solamente di non essere allineato con la morale comune dell’epoca e di non fare nulla per nasconderlo.
È sicuramente da lodare il lavoro di ricerca svolto dai registi Antonio Palumbo e Mariangela Barbanente, che si sono dovuti scontrare con la difficoltà di reperire informazioni e materiale fotografico e video da un’epoca ancora lontana dai social network e dal bombardamento di immagini a cui oggi siamo sottoposti ogni giorno, oltre che con l’omertà e con l’imbarazzo che circondavano un personaggio del genere. Il montaggio fra le interviste ai testimoni diretti della vita di Lorenzo De Santis e le parti realizzare con attori veri (fra cui è opportuno citare anche Ketty Volpe e Federica Torchetti nella parte delle vicine di casa di Varichina) non è mai ridondante e rappresenta degnamente non solo l’esistenza del protagonista, ma anche la fedele fotografia della società del tempo, che viene mostrata dai registi con tutte le sue contraddizioni e falsità. Si esce dalla sala con tristezza e compassione per un uomo che ha combattuto per tutta la vita a muso duro per l’affermazione dei propri diritti e della propria personalità, senza mai chinare il capo o nascondersi, e venendo perciò punito dalla società con violenza fisica e verbale e con l’emarginazione, che lo hanno portato a vivere i suoi ultimi giorni (su cui opportunamente i registi non calcano troppo) fiaccato psicologicamente e abbandonato dalla città che aveva contribuito a rendere un poco più gioiosa.
Varichina – La vera storia della finta vita di Lorenzo De Santis racconta in modo semplice ma efficace la storia di un’esistenza difficile ma non dimessa, che in un’epoca in cui i diritti LGBT stanno faticosamente intravedendo qualche timido spiraglio di apertura merita di essere esposta e gridata a gran voce, come testimonianza delle battaglie che si sono combattute e si continuano a combattere per l’affermazione della propria individualità e come esempio di reazione vitale e vigorosa alla violenza e all’ignoranza.