Woody Allen sulle accuse di molestie: “Denunciarmi è diventata una moda”
Di recente, Woody Allen ha pubblicato un'autobiografia, intitolata "A proposito di niente".
Durante un’intervista al The Guardian, Woody Allen ha parlato delle accuse di Timothée Chalamet, di sua figlia Dylan e delle sue sensazioni sulla vicenda
Sono trascorsi quasi due mesi da quando Woody Allen accusava Timothée Chalamet di averlo denunciato “solo per poter puntare all’Oscar“. Nel frattempo l’autobiografia del regista statunitense ha continuato a registrare ottimi dati di vendita e Allen ha scelto di tornare sull’argomento delle molestie in una recente intervista rilasciata al The Guardian. Non è infatti un mistero che ormai da tempo sul regista di Io e Annie aleggi il fantasma di un passato fatto di tante ombre, incluse le più recenti accuse ricevute da Dylan Farrow, figlia adottiva di Allen e di Mia Farrow, che ha dichiarato: “Mio padre ha abusato di me mentre giocavo con i miei giocattoli. Perché non dovrei volerlo distruggere?“.
Insomma, un polverone che ha inevitabilmente macchiato la straordinaria carriera di un genio del cinema. Durante l’intervista, Woody Allen ha voluto esprimere le sue sensazioni sulla scelta di alcuni attori (in questo caso il riferimento a Timothée Chalamet e Elle Fanning, protagonisti di Un giorno di pioggia a New York, è palese) di denunciarlo o comunque pentirsi di aver lavorato con lui:
Gli attori non hanno idea dei fatti e si aggrappano a una posizione sicura, pubblica e sicura. Chi al mondo non è contrario alla molestia infantile? Ecco come sono attori e attrici e denunciarmi è diventata la cosa più alla moda da fare, come tutti che improvvisamente mangiano il cavolo.
Riguardo l’andamento della sua carriera negli anni post-accuse, Woody Allen ha dichiarato:
Presumo che per il resto della mia vita un gran numero di persone penserà che io sia un predatore. Tutto ciò che dico sembra egoistico e difensivo, quindi è meglio se vado avanti, solo per la mia strada a lavorare.
Allen ha poi detto che l’unica ragione per cui sente rabbia per la situazione è perché è stato “privato di vedere crescere i miei figli”, aggiungendo:
Non parlo da più di 25 anni ai bambini e sono stati educati a pensare il peggio di me. Sono sicuro di aver provato rabbia per quello. Ma, dal punto di vista professionale, non ho sofferto affatto. È così e tutto ciò che posso fare è tenere il naso fuori e sperare che le persone tornino al buon senso ad un certo punto. Ma se no, no. Ci sono molte ingiustizie nel mondo peggiori di queste. Quindi impari a conviverci.