Woody Allen: “Alla gente non importa se sei innocente o no, il tuo nome ormai è macchiato”
Il regista ha parlato anche degli attori che hanno rifiutato di lavorare con lui e della scelta di Amazon di non produrre e distribuire i suoi film.
Woody Allen ha rilasciato un’intervista a El Pais ed ha commentato gli anni trascorsi dopo le accuse di molestie ricevute da sua figlia Dylan Farrow
Woody Allen torna a parlare delle accuse di molestie che lo hanno visto protagonista nel corso degli ultimi anni e che, secondo lui, sono diventate perlopiù una moda. In un’intervista rilasciata a El Pais, il regista di Io e Annie ha spiegato come, una volta che il tuo nome viene macchiato da determinate accuse, in questo caso molestie e pedofilia, non ti rimane neanche la possibilità di dichiararti innocente perché ormai la gente si è già schierata:
La gente non guarderà se hai torto o ragione, non importa se sei innocente o colpevole.
Nella sua autobiografia di recente uscita, A proposito di niente, Woody Allen ha raccontato la sua versione dei fatti dopo anni di silenzio:
Ho raccontato la mia storia in maniera obiettiva, non per difendermi perché non sento di aver bisogno di una difesa. Ho riportato ciò che hanno detto medici, testimoni, giudici e investigatori, senza includere me stesso. In questo modo, chi legge può arrivare alla sua conclusione. Il mio silenzio può aver portato le persone a credermi colpevole ma, essendo innocente, non sentivo il bisogno di spiegare niente a nessuno.
Woody Allen ha poi parlato di ciò che è successo nel corso del tempo, fino allo scoppio del movimento #MeToo e quindi alle nuove accuse della figlia Dylan:
Quando è successo tutto quanto, io ho continuato a lavorare. Mi sembrava assurdo che qualcuno potesse davvero credere che io abbia fatto una cosa del genere a mia figlia di soli 7 anni, che io possa aver abusato di lei. La consideravo una questione a cui davano importanza solo i tabloid perché vivono di questo.
Nel corso del tempo sono poi sorte delle vere problematiche a livello professionale, come la scelta di Amazon di interrompere qualsiasi rapporto di produzione e di distribuzione con il regista (non facendo quindi uscire il film Un giorno di pioggia a New York) e le accuse arrivate da parte di attori come Timothée Chalamet e Elle Fanning che si sono detti pentiti di aver lavorato con Woody Allen ed hanno devoluto in beneficenza tutti i soldi ottenuti dalla collaborazione con lui:
I danni professionali ci sono stati soprattutto nella teoria. Nella pratica, invece, se la pubblicazione del libro è stata rifiutata da un editore, un quarto d’ora dopo era stata accettata da un altro. Ciò che ha fatto Amazon non mi ha impedito di lavorare e non ha impedito alle persone di continuare a guardare i miei film. Alcuni attori si sono rifiutati di lavorare nel mio prossimo film, Rifkin’s Festival, ma non fa niente: ne ho trovati altri disposti a farlo.