Zerocalcare, parla Michele Rech: “Il vero Secco mi ha dato del venduto”
Zerocalcare si confessa in una intervista molto simpatica e piena di confessioni bizzarre a IlSole24Ore e parla del suo rapporto con il "Secco" nella vita reale.
Zerocalcare ha rotto tutti i record di Netflix con la sua serie tratta dal comics La profezia dell’Armadillo, intitolata Strappare lungo i bordi. A Milano, inoltre, c’è la sua esposizione intitolata Dopo il botto, che promette di essere un successo di pubblico. Michele Rech, vero nome del fumettista, è ormai una celebrità in Italia ed il suo lavoro è diventato incredibilmente fruibile ai giovani e non solo alla generazione dei primi anni ’80. Dopo una vita di arte, finalmente Michele può godere del successo. Ammesso che lo voglia. In un servizio a lui dedicato sul celebre IlSole24Ore, confessa che non tutti i suoi amici più stretti sono soddisfatti delle sue scelte e del suo successo.
Uno dei suoi più intimi amici nonché una delle figure di riferimento in Strappare lungo i bordi, il leggendario Secco di “Annamo a pijà er gelato?” non è molto fiero del grande successo di Michele, arrivando a criticare alcune sue posizioni riguardo l’arte e l’uso a essa destinato. Ma cosa ha detto esattamente?
Zerocalcare: il vero Secco ha dato del venduto a Michele Rech
Il successo, per un artista di nicchia, è un’arma a doppio taglio? In alcuni casi, sembra essere proprio così ed ecco che i commenti del vero Secco hanno gettato una sorta di ombra sui successi di Zero. Ma Zero, così come Secco, sono personaggi molto ironici e legati da una profonda amicizia che nessun successo potrà mai cancellare.
Ecco cosa ha confessato Michele Rech a IlSole: “Pensa che il Secco, quello vero, quando si è rivisto nella serie di Netflix, mi ha detto solo due cose: sei un venduto e mi hai venduto.” Ma i suoi fan non vedono l’ora di poter assistere ad altre avventure di Zero e dei suoi amici, restando sempre affascinati dalla sua passione sociale e dalla sua capacità di parlare alle generazioni antiche, presenti e future. Un classico, anche se diventa tale, non deve necessariamente perdere il suo valore intrinseco solo perché piace alle masse. Il primo cambiamento, si ricorda, viene proprio dall’esempio dato dall’arte!