François Ozon: 6 curiosità da sapere sul regista

Alcuni aneddoti e approfondimenti sulla figura del grande cineasta.

Con uno stile raffinato, ironico e a volte provocatorio, François Ozon ha saputo attraversare i generi cinematografici con una fluidità che pochi autori contemporanei possono vantare. Nato a Parigi il 15 novembre 1967, è oggi uno dei registi francesi più prolifici e celebrati a livello internazionale. Ogni suo film è una dichiarazione di poetica, ma anche un invito a guardare la realtà da angolazioni inaspettate. Dalle storie di formazione ai drammi psicologici, dai thriller ambigui alle commedie brillanti, Ozon ha costruito un universo personale che continua ad affascinare. Ecco sei curiosità che aiutano a capire meglio la profondità e la versatilità del suo cinema.

1. Una carriera luminosa: da Gocce d’acqua su pietre roventi, passando per Giovane e bella fino a Mon Crime

Ozon - Cinematographe.it

Il primo vero acclamato lungometraggio di François Ozon è Gocce d’acqua su pietre roventi (2000), tratto da un testo teatrale di Rainer Werner Fassbinder. Da lì in poi, la sua carriera è stata un continuo susseguirsi di successi, sorprese e sperimentazioni. Tra i titoli che lo hanno imposto all’attenzione internazionale figurano 8 donne e un mistero (2002), Sotto la sabbia (2000), Il tempo che resta (2005), Nella casa (2012), Frantz (2016), Giovane e bella (2013) e Grazie a Dio (2019), solo per citarne alcuni. Con È andato tutto bene (2021), Ozon ha portato sullo schermo il tema dell’eutanasia con delicatezza e rigore, adattando l’omonimo libro autobiografico di Emmanuèle Bernheim. Il film è stato presentato in concorso al Festival di Cannes, consolidando ancora una volta il suo posto nel panorama del grande cinema d’autore europeo. L’ultimo lavoro, Mon Crime – La colpevole sono io (2023), è una commedia brillante ambientata nella Parigi degli anni ’30: un successo di pubblico e critica, a conferma di una carriera che continua a evolversi senza perdere forza espressiva.

2. Premi, festival e riconoscimenti: un autore da palmarè

Nel corso degli anni, François Ozon ha ricevuto numerosi premi e candidature nei più importanti festival cinematografici del mondo. È stato in concorso per la Palma d’Oro a Cannes, per il Leone d’Oro a Venezia, e ha vinto il Premio del pubblico al Festival di Berlino con Grazie a Dio (2019), film coraggioso sulla pedofilia nella Chiesa cattolica. Con Frantz ha ricevuto l’EFA Award per la fotografia e il César per la miglior scenografia. 8 donne e un mistero ha invece conquistato un Orso d’Argento collettivo per l’intero cast femminile al Festival di Berlino. Il regista è anche membro dell’Académie des César e uno dei pochi autori francesi a essere stabilmente distribuiti in tutto il mondo. Con una filmografia che spazia dal melodramma borghese al musical, Ozon è oggi considerato un punto di riferimento culturale e artistico, capace di fondere introspezione psicologica e spettacolarità visiva.

3. Il cinema tratto dai libri

François Ozon - Cinematographe.it

Ozon ha spesso attinto alla letteratura per dar vita ai suoi film. Frantz prende spunto da una pièce di Maurice Rostand, mentre È andato tutto bene è tratto dal memoir della scrittrice Emmanuèle Bernheim, sua amica personale e collaboratrice in passato. Anche Nella casa, una delle sue opere più sottili e metanarrative, nasce da un testo teatrale di Juan Mayorga. La parola scritta è per lui una fonte continua di ispirazione, e non a caso molti dei suoi dialoghi hanno una musicalità e una precisione che sembrano venire direttamente dal teatro. Ozon stesso ha dichiarato di amare i testi che si prestano a un doppio livello di lettura: ciò che è detto, e ciò che resta inespresso ma pulsa sotto la superficie.

4. Sotto le foglie: Ozon cambia registro (senza tradirsi mai)

Con Sotto le foglie (Quand vient l’automne, 2024), Ozon torna con un film che segna una svolta stilistica interessante: un polar rurale che si snoda tra le vigne autunnali della Borgogna. La protagonista, Michelle, è un’anziana donna che cerca di riconciliarsi con la figlia Valérie e di proteggere il nipotino Lucas, mentre un evento misterioso e doloroso riemerge dal passato, gettando ombre inquietanti sulla loro fragile convivenza. Sotto le foglie ha conquistato la Concha de Plata per il miglior attore non protagonista (Pierre Lottin) e il Premio del Jurado per la miglior sceneggiatura (scritta con Philippe Piazzo) al Festival di San Sebastián 2024. Una prova ulteriore della capacità di Ozon di reinventarsi senza mai perdere il suo tocco.

5. Oggetti, simboli e passaggi: la metamorfosi nel cinema di Ozon

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Fin dai suoi cortometraggi giovanili, Ozon ha mostrato una predilezione per il racconto della trasformazione interiore attraverso oggetti e figure simboliche. La fotografia in Photo de famille e La petite mort, la bulimia in Les doigts dans le ventre, l’abito in Une robe d’été, il bambino in Regarde la mer – in ciascuno di questi elementi si annida il catalizzatore di un cambiamento identitario, spesso traumatico, talvolta liberatorio. Questi “mediatori” del passaggio da uno stato all’altro tornano anche nei primi lungometraggi: il topo bianco e il boscaiolo in Amanti criminali, la casa borghese in Sitcom, la macchina del padre. Spesso l’universo narrativo è racchiuso in una struttura familiare rigida, che i personaggi cercano di spezzare pur senza disporre dei mezzi per fuggirne del tutto. Il risultato è un cinema densamente simbolico, psicologico, profondamente inquieto, in cui la metamorfosi personale è sempre in bilico tra liberazione e impossibilità.

6. Frantz: la maturità tra silenzi e fantasmi della guerra

Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2016, Frantz è un film elegante e malinconico, girato quasi interamente in bianco e nero. Ambientato nel dopoguerra del 1919, racconta l’incontro tra una giovane donna tedesca e un misterioso soldato francese che dice di aver conosciuto il fidanzato morto al fronte. Ma nulla è come sembra. Il film, ispirato a un’opera teatrale degli anni ’20 già portata sullo schermo da Ernst Lubitsch, gioca con la verità, il lutto e la riconciliazione tra due popoli feriti. La delicatezza dei toni e la bellezza formale della messa in scena hanno conquistato il pubblico e la critica. Frantz rappresenta una delle opere più mature del regista, capace di evocare emozioni sottili attraverso il non detto, i silenzi e i piccoli gesti.