Alien: La Clonazione – la recensione
Dopo Alien 3 Sigourney Weaver torna nei panni di Ellen Ripley in Alien: La Clonazione, un sequel che svolge il compito semplice di mettere il punto alla quadrilogia originale
Alien: La Clonazione del 1997 di Jean Pierre Jeunet è la chiusura del cerchio della quadrilogia originale di Alien, nata nel 1979 dal genio di Ridley Scott. Dopo la scoperta dello Xenomorfo (Alien), la sua moltiplicazione (Aliens) e la sua resa esponenziale (Alien 3), il film trova nel quarto capitolo della saga la resurrezione: il mostro per la prima volta si fa uomo in una visione quasi biblica letteralmente agghiacciante.
Alien: La Clonazione arriva un po’ inaspettatamente nell’universo cinematografico, il film di fatto era previsto già prima dell’uscita del film di David Fincher (Alien 3) ma la sua realizzazione è stata piuttosto difficile visto il finale tragico del terzo capitolo. La morte della protagonista e la definitiva scomparsa dello Xenomorfo sembravano aver messo un bel punto sulla saga ideata da Ridley Scott.
Un punto che in realtà non è mai arrivato, visto che il film di Jean Pierre Jeunet ha visto la luce solamente 4 anni dopo il terzo capitolo. A differenza del film di David Fincher, il quarto capitolo non ha avuto grossi problemi nella realizzazione e nella fase di sviluppo, sembrava quasi che la stessa Sigourney Weaver volesse fortemente un nuovo film su Alien, oltre a 20th Century Fox. E così, nel 1997 uscì l’ultimo capitolo della quadrilogia originale, un film basato su canoni ormai ampiamente sperimentati e dove i toni gotici, assieme all’ormai consueta fuga dalla nave infestata, vengono abilmente mixati con l’elemento “sparatutto” che ha sempre affascinato il pubblico di Alien.
Alien: La Clonazione è il tentativo di Jeunet di dar vita a qualcosa di conclusivo
Se una delle cose che aveva disturbato maggiormente il pubblico in Alien 3 era stata proprio la mancanza di armi di difesa, in Alien: La Clonazione non mancheranno certo azioni spettacolari, funamboliche sparatorie e qualche torace in via di deflagrazione che sicuramente non guasta nell’intero apparato filmico. Se poi in un film di Alien nel cast troviamo anche Ron Perlman allora stiamo pur certi che il tasso di spettacolarità sale vertiginosamente.
L’ambientazione del film è particolarmente futuristica. Dopo quasi 200 anni dagli eventi del pianeta Fury 161 e la relativa scomparsa di Ellen Ripley, un gruppo di scienziati ed esploratori dello spazio riescono a clonare lo Xenomorfo assieme a quella che ormai può essere considerata l’alfa e l’omega della specie: Ellen Ripley stessa. Il pretesto sembra quanto mai vincente, la trama ruota su schemi semplici ma efficaci. Dopo essersi risvegliata dal coma post clonazione Ellen Ripley inizia a prendere coscienza dalla sua natura, mezza umana e mezza aliena. La missione sembra procedere senza intoppi, fino a che gli Xenomorfi decidono di sacrificare un loro “compagno” per dare il via al massacro. La gabbia viene sciolta e tutti gli alieni a bordo dell’Auriga vengono liberati.
Sigourney Weaver veste per l’ultima volta i panni di Ellen Ripley in Alien: La Clonazione
Un gruppo di predoni dello spazio capeggiato moralmente dal tostissimo Ron Perlman rimane bloccato sulla nave e la lotta per la sopravvivenza inizia a imperversare sui ponti ormai deserti del veicolo spaziale. L’incontro con Ripley è quanto mai provvidenziale, visto che salva il gruppo dall’assedio di un Warrior. La donna si unisce al gruppo in cerca dell’astronave Betty per la fuga, anche se dovrà decidere quale lato del suo istinto seguire: quello umano o quello alieno. Ripley si sente legata quasi amorevolmente a quella razza che ormai la perseguita da tutta una vita.
Lei è madre e matrigna di coloro che le hanno distrutto la vita. Riuscirà Ripley a riscoprire il suo passato e a ritrovarsi nel genere umano?
Alien: La Clonazione – apparato semplice ma che odora di deja-vù
Il lavoro artistico di HR Giger qui è davvero maestoso. L’alieno ormai si è fatto uomo, si è immedesimato nella madre dell’intera razza, disconoscendo la regina e abbracciando il lato umano della sua mostruosità. Straziante è la scena dell’uccisione del neonato Xenomorfo dalle nette parvenze umane. Se la regia si basa su una struttura non particolarmente ricercata, la fotografia fa il suo, giocando su schemi gotici e dark già visti nella saga. Quello che forse stanca di Alien: La Clonazione è la sensazione ormai di deja-vù che inizia a pesare sulla struttura scenica, siamo ormai davanti a una saga che vorrebbe trovare finalmente il suo rapporto finale.
Alien: La Clonazione è sostanzialmente un buon film, lievemente superiore ad Alien 3, ma decisamente inferiore rispetto ai primi due, inarrivabili capolavori del genere.