The Green Inferno: recensione

Sono trascorsi otto anni da quando Hostel Part II è uscito nei cinema di tutto il mondo consacrando Eli Roth non solo come genio dell’horror/splatter votato all’innovazione del genere, ma anche come citazionista ed erede (seppur con tematiche totalmente diverse) dell’amico Quentin Tarantino.
Che Roth sia un grande estimatore del cinema italiano trash/horror non ci sono dubbi, ma la calma, la bravura, la determinazione e la quasi totale perfezione con cui confeziona i suoi film può solo partire da chi ama davvero il cinema in tutte le sue forme e sfumature.
The Green Inferno segna il ritorno dietro la macchina da presa di uno dei registi più visionari e folli della storia del cinema, e lo fa omaggiando il cinema nostrano, con quei Cannibal Movies che tanto hanno fatto parlare di sé tempi addietro e che ancora oggi incutono timore non solo nelle menti e negli incubi degli spettatori ma anche sui fogli dell’ufficio censura.
Eli Roth avrà mantenuto le promesse del titolo? Scopriamolo insieme…

The green inferno

Un gruppo di studenti ambientalisti lascia New York per raggiungere l’Amazzonia peruviana, in modo da salvare dall’estinzione una tribù locale e bloccare la distruzione di una parte della foresta amazzonica a scopi speculativi, minacciata dall’arrivo delle ruspe e dei fucili dei signori della guerra, pagati dalle grandi multinazionali. Gli attivisti sono pacifici e, col solo uso dei loro telefonini, puntano a smascherare le illegalità in atto, mettendo in streaming le riprese video del disboscamento. Dopo la loro azione dimostrativa e la fuga, l’aereo del gruppo precipita nella giungla: gli attivisti vengono catturati dagli indigeni, che immediatamente si rivelano essere degli efferati cannibali.

The Green Inferno mantiene le promesse del titolo catapultando all’interno di una realtà incontaminata e selvaggia lo spettatore: la prima parte del film introduttiva e tranquilla compensa egregiamente la seconda parte caratterizzata da una tensione costante e terrore puro.
La regia di Eli Roth è sempre molto ispirata e variegata, adattandosi ad ogni tipo di situazione e senza avere uno stile preconfezionato ma anzi, rinnovandosi ed evolvendo con il tempo: le inquadrature documentaristiche dall’ampio respiro e dai colori accesi si trasformano in un incubo claustrofobico dietro qualche centimetro quadrato di canne di bambù, costringendo lo spettatore a tenere gli occhi ben saldi allo schermo e intrattenendolo totalmente per i 103 minuti di durata della pellicola.
C’è da dire che i salti sulla poltrona sono praticamente assenti, The Green Inferno verte infatti a non lasciare nulla all’immaginazione e segue passo passo e con inquadrature dettagliatissime ogni minimo smembramento, decapitazione o amputazione possibile. Geniale l’idea dei cambi di fuoco “andati persi” in alcune scene così da dare allo spettatore un punto di vista di smarrimento misto a shock, rendendo l’esperienza visiva della pellicola ancora più avvolgente e significativa.

The Green Inferno – il cannibal movie di Eli Roth

La sceneggiatura scritta a sei mani dallo stesso Roth, Guillermo Almoedo e da Nicolás López (qui anche produttore) omaggia il cinema italiano dei Cannibal Movie raccontandoci un intreccio narrativo avventuroso a metà tra la citazione continua e il survival movie moderno. Nonostante i temi trattati per il genere siano sempre basati su alcuni punti fermi, The Green Inferno regala anche qualche colpo di scena e un finale totalmente inaspettato. Se si deve trovare un piccolo lato negativo all’interno della narrazione, va attribuito alla caratterizzazione dei personaggi troppo vicina ai teen movie di stampo slasher che ogni stagione cinematografica ci propone, ma dopotutto inserire biologi baffuti e con capelli cotonati sarebbe stato peggio. Per quanto riguarda gli “antagonisti”, ovvero i cannibali, risultano essere leggermente troppo “fumettosi” nella caratterizzazione, cosa che potrebbe piacere o non piacere spaccando il pubblico in due fazioni distinte.
La recitazione, nonostante quanto detto poco sopra, risulta convincente e si adatta alla storia, portando ad odiare e a simpatizzare per alcuni membri del team di malcapitati. La tribù di cannibali, nonostante parli sempre la lingua madre senza la presenza di sottotitoli, impressiona e incuriosisce allo stesso tempo anche solo con le espressioni facciali e i movimenti corporei, come di norma per i film di genere Cannibal in cui sono più i movimenti e le azioni compiute a rimanere ben impresse nella mente degli spettatori.

The green inferno

La colonna sonora di Manuel Riveiro è fortemente ispirata ai passati lavori legati ai Cannibal Movies adattandosi perfettamente alle immagini e regalando allo spettatore un tema portante (unito agli straordinari, semplici ed efficaci titoli di testa) che difficilmente verrà dimenticato.
Il make-up e gli effetti speciali di Ozzy Alvarez, Jonah Levy e Dirk Rogers omaggiano anch’essi il cinema degli anni ’80, creando effetti vecchio stile ma dal forte impatto (l’unica scena in CGI si vede e funziona solo per metà) che, ne siamo sicuri, faranno mettere le mani davanti agli occhi al pubblico più sensibile e non solo.

The Green Inferno è un film forte, disturbante, un colpo allo stomaco ma anche un grande film di intrattenimento che vi farà passare oltre un’ora e mezza di sanguinoso divertimento!

Giudizio Horror House

Regia - 4
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 4
Recitazione - 3.7
Sonoro - 4
Horror/Splatter - 5

4

Voto Finale