A casa tutti bene – stagione 2: recensione della serie di Gabriele Muccino

La seconda stagione di A casa tutti bene è ancora più oscura e disperata di quello che avremmo potuto immaginare, ed è una vera sorpresa.

Le ombre della violenza, dell’omertà e del non detto che dinamicamente oscuravano il finale della prima stagione di A casa tutti bene, adattamento seriale dell’omonimo successo cinematografico di Gabriele Muccino, con una sequenza di fuga e poi d’incidente d’auto dall’intensità e potenza invidiabili sono tornate e questa volta non intendono diradarsi, peggio, oscurare maggiormente e affondarci senza pietà alcuna nel male e nel buio senza fondo delle famiglie Ristuccia e Mariani.

L’attesa era molta e Gabriele Muccino, ancora una volta al timone di un progetto televisivo mastodontico e corale che fa pensare tanto alla saga familiare dei Dutton – Yellowstone di Taylor Sheridan – quanto a quella dei Roy – Succession di Jesse Armstrong – non si accontenta unicamente di soddisfare le attese, bensì di sorprendere e conquistare ancor più di quanto fatto con la stagione precedente.

a casa tutti bene 2 cinematographe.it

L’incursione nel crime infatti diviene qui centrale risolvendo gran parte dei suoi snodi narrativi nell’horror e molto meno nel dramma dimostrando ancora una volta la grande capacità autoriale di Gabriele Muccino rispetto ad una matura e divertita ricerca ed esplorazione tra tutto ciò che è immaginario cinematografico e televisivo intrecciando questi due linguaggi tra loro dando vita ad un prodotto incredibilmente dinamico, ritmicamente corretto e di grande attrattiva che centra l’obiettivo, senza riserva alcuna. Ecco perché.

Le streghe son tornate

Seppur eternamente dominato e sorretto dalle donne, l’universo Mucciniano nel corso di questa seconda stagione di A casa tutti bene mostra definitivamente quella che si può definire come una grande realtà sotterranea che è propria delle sue figure femminili da molti anni a questa parte legata tanto al dominio, quanto alla natura.

Tornando per un attimo all’opera cinematografica A casa tutti bene e prendendo in considerazione l’Alba di Stefania Sandrelli si percepisce quasi immediatamente la sensazione che quella figura femminile possa essere in qualche modo al di là di qualsiasi dinamica drammatica e narrativa, al di sopra delle parti e oltre tutto ciò che accade, poiché sarà sempre lei a sopravvivere su tutti gli altri membri della famiglia, così come sarà sempre lei a dominare logiche e dinamiche emotive. Un controllo eterno che vede perciò Alba come un essere in qualche modo fantastico e capace dunque di sopravvivere al tempo e agli uomini.  

Una sorta di strega buona destinata ad accettare il dolore, non soltanto superandolo, ma elevandolo anche a strategia per manipolare l’uomo, servendosi di esso fino all’ultimo dei suoi giorni. Come detto, laddove la Sandrelli riesce nella concretizzazione di questa magia dolce risultando madre e donna eternamente capace di rassicurare e confortare, pur mantenendo un’enorme forza d’animo, Laura Morante fa tutt’altro.

Infatti, ereditando i dolorosi ed enigmatici panni di Alba all’interno della serie, la Morante muta quella stessa magia dolce in un’altra invece nerissima, angosciante e disperata, sviscerando desideri, segreti ed errori di una donna che nel corso di due stagioni passa dall’essere silenziosa e addolorata, a temibile, tiranna  – seppur esiliata – e generatrice di un male conservato gelosamente per più di una generazione e per questo motivo, inevitabilmente tramandato e destinato a ripetersi.

Così come Alba prosegue la sua lenta e cupissima discesa nel buio dell’abbandono pur continuando a controllare – segretamente e non – le dinamiche della sua società e della sua famiglia, anche le altre figure femminili della serie, Sara (Silvia D’Amico) e Ginevra (Laura Adriani) su tutte, prendono definitivamente il controllo dei loro desideri e delle loro vite mettendo in atto un vero e proprio ribaltamento dei ruoli e degli equilibri, che se in un primo momento inquieta, è solo al proseguire della stagione che tutti i nodi vengono al pettine dimostrandoci che nulla sarebbe potuto essere più corretto di così.

È vero, le donne dominano, eppure non vi è bontà in loro, soltanto potere, desiderio, magia e capacità manipolatoria. Streghe? Forse è così, oppure qualcosa di ancor più feroce e spietato che scopriremo di A casa tutti bene – La serie.

Una storia di violenza… familiare

Se è vero che nella famiglia tutto o quasi viene tramandato, sopravvivendo di generazione in generazione, è altrettanto vero che perfino il male può esser parte di questa riflessione. Un elemento inavvertito, eppure incredibilmente tenace e capace di mutare di individuo in individuo, dagli uomini alle donne, finendo inevitabilmente per causare la medesima conclusione, ossia la morte, quella più violenta, quella più traumatica.

L’elemento crime appena accennato dai flashback della prima stagione qui diviene traccia narrativa centrale – o quasi – sfiorando tanto i linguaggi, quanto le estetiche che sono proprie dell’horror, serpeggiando incessantemente nel corso degli episodi e degli accadimenti, suggerendo la propria presenza qua e là, per poi tornare nell’ombra e definitivamente esplodere catarticamente, confermando ulteriormente quanto il male delle famiglie Ristuccia e Mariani non si sia affatto esaurito al termine della prima stagione con l’anzianità delle due sovrane Alba (Laura Morante) e Maria (Paola Sotgiu), peggiorando anzi e divenendo ancora più folle e incontrollato nelle mani dei giovani.

La grande sorpresa di A casa tutti bene – Stagione 2 non può che coincidere dunque con questa convincente e sempre più complessa e funzionale contaminazione di genere che approfondisce e racconta una coralità nient’affatto superficiale o abbozzata, piuttosto approfondita fino all’eccesso e strabordante per quanto ricca di fatti e sfaccettature destinata a occupare le nostre serate ancora per moltissimo tempo, o almeno, così sembra, per fortuna.

Nata nel dramma A casa tutti bene – La serie esplora con grande maturità e sapienza di scrittura e inevitabilmente di regia moltissimi registri e stilemi narrativi che la rendono un prodotto di sorprendente attrattiva, dal gusto instancabile per la tensione, il pathos e l’adrenalina. Se infatti al termine della prima stagione avremmo potuto negare la presenza di sparatorie e inseguimenti, giunti a questo momento non ci è più possibile farlo.

Ormai è chiaro, nessuno più ferma Muccino, ed è un bene, perché è proprio questo genere di prodotti seriali così maturi, cupi e disperati che il nostro panorama televisivo va cercando da moltissimi anni a questa parte restando tristemente a secco e trovando finalmente in A casa tutti bene – La serie un degno rifugio.
Scordate il sentimentalismo e la leggerezza e preparatevi al caos. A casa tutti bene – Stagione 2 è una grande storia di violenza familiare, quella più temibile, letale e angosciante, perché solo la famiglia può distruggere sé stessa, e mai chi giunge dall’esterno.

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A casa tutti bene – Stagione 2: conclusione e valutazione

C’è molto di noi, del nostro tempo e della nostra società, è meglio però godersi lo spettacolo, senza soffermarsi troppo su quanto la serie di Muccino sia ormai specchio nitidissimo della quotidianità che ci ritroviamo a vivere, fuori e dentro la famiglia che ci ha generati e che forse un giorno proseguiremo.

Così come detto per la precedente stagione, o la si ama, o la si odia. Muccino è Muccino, ed è sempre un grande divertimento immergersi nel caos al cardiopalma delle vite che racconta, animate da un cast stellare che vede brillare qui tre donne, su tutte e tutti gli interpreti: Luana di Emma Marrone, Alba di Laura Morante e Sara della meravigliosa Silvia D’Amico. Che grande spettacolo!

A casa tutti bene – Stagione 2 è disponibile da venerdì 5 maggio 2023 sul catalogo di Sky e NOW.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3.5
Emozione - 3.5

3.5

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