A Model Family: recensione della serie sudcoreana Netflix

Un padre disperato con una famiglia in frantumi si ritrova nel mezzo di un traffico di droga e in un’aspirale di violenza che non risparmia niente e nessuno. Tutto questo e molto di più nella serie sudcoreana creata da Lee Jaegon, rilasciata su Netflix il 12 agosto 2022.

Ogniqualvolta si viene a sapere dell’uscita di un prodotto audiovisivo battente bandiera sudcoreana, l’attesa da parte del pubblico e dei tanti estimatori della suddetta cinematografia schizza alle stelle. Una reazione, questa, legittima e tutt’altro che immotivata visti i risultati raccolti dai film e dalle serie realizzati in quell’area geografica negli ultimi anni, alcuni dei quali capaci di conquistare successi planetari senza precedenti come nel caso di Squid Game o Parasite. Ecco perché alla notizia del rilascio di A Model Family su Netflix lo scorso 12 agosto 2022, gli abbonati alla piattaforma a stelle e strisce sono immediatamente sobbalzati sulla poltrona, spinti dalla speranza di trovarsi al cospetto di una nuova entusiasmante produzione made in Corea del Sud. 

A Model Family non manda in visibilio la platea, ma riesce comunque a tenere vivi l’interesse e l’attenzione degli spettatori per l’intera durata della serie

Come è giusto che sia l’ultima parola sulla bontà o no dell’opera di turno spetta però allo schermo. Completata la visione dei dieci episodi (da una quarantina di minuti cadauno) che la vanno a comporre, la serie creata da Lee Jaegon e diretta da Kim Jin-woo non manda in visibilio la platea, ma riesce comunque a tenere vivi l’interesse e l’attenzione degli spettatori per l’intera durata di quella che a giudicare dai minuti finali del capitolo conclusivo sembra essere il primo atto in vista di una possibile seconda stagione. Staremo a vedere, nel frattempo a ingannare l’attesa e a tenere con il fiato sospeso il pubblico ci pensano le disavventure del protagonista, Dong-Ha, il classico signor nessuno che per mestiere fa il professore e nella vita privata è un capofamiglia sull’orlo della bancarotta, a un passo dal divorzio e con un figlio malato di cuore a carico che necessita al più presto di un’operazione che le attuali finanze non permettono.  Ma un giorno la scoperta casuale di un’auto in cui sono stipati due cadaveri, soldi e droga lo portano a finire invischiato con una banda di narcotrafficanti, a stretto contatto con il secondo in comando di un pericoloso gruppo criminale. 

La serie si ramifica sempre di più con lo scorrere degli episodi e lo svelamento degli intrecci che si vengono a creare nel dipanarsi della sua struttura orizzontale

Il dubbio iniziale è se tenere o no quel tesoretto che potrebbe risolvere tutti i suoi problemi. Lo stesso dubbio con i quali si sono trovati a fare i conti i quattro personaggi principali di Soldi sporchi di San Raimi, quando dopo le perplessità del caso hanno deciso di tenere per sé la borsa piena di soldi trovata nei rottami di un aereo precipitato sulla neve. E sappiamo tutti poi come è andata a finire. E se i soldi, specialmente se facili o derivanti da illeciti, si sa non portano mai a nulla di buono, diventa facile pronosticare quanto la situazione di Dong-Ha finisca con il complicarsi ulteriormente e con essa quella della sua famiglia. Le loro sorti rimangono di fatto appese a un filo per tutta la timeline, con questa che si ramifica sempre di più con lo scorrere degli episodi e lo svelamento degli intrecci che si vengono a creare nel dipanarsi della sua struttura orizzontale, in un groviglio di presente e flashback rivelatori. Il protagonista, finito in una storia più grande di lui, si ritrova suo malgrado nel mezzo del fuoco incrociato della polizia e dell’organizzazione criminale alla quale è stata sottratto l’ingente bottino. Entrambe le parti gli danno la caccia, mentre l’uomo deve gestire anche la delicata situazione familiare.

Al centro di A Model Family un autentico ginepraio dal quale non sarà facile uscirne senza avere pagato un prezzo molto alto

Insomma un gran bel da da fare per un uomo qualunque che si ritrova invischiato nel mezzo di un traffico di droga e in un’aspirale di violenza che non risparmia niente e nessuno. Un autentico ginepraio dal quale non sarà facile uscirne senza avere pagato un prezzo alto. Ginepraio che nel suo materializzarsi sullo schermo ricorda, seppur lontanamente, l’odissea umana vissuta dallo sventurato Giovanni Vivaldi di quel capolavoro di Mario Monicelli che risponde al titolo di Un borghese piccolo piccolo. Anche in quel caso un uomo modesto e anonimo viene scaraventato in un incubo ad occhi aperti quando si va a infilare in una pericolosa scorciatoia che potrebbe facilitarlo. Vedere cosa è costretto a fare a sua volta il Dong-Ha in A Model Family per salvare la sua famiglia e se stesso ci ha ricordato quanto affrontato nel lontano 1977 dal personaggio magistralmente interpretato da un Alberto Sordi in stato di grazia. 

Woo Jung, interprete sempre affidabile, in A Model Family ha ricambiato la fiducia del regista con una performance che tocca vette altissime da un punto di vista emotivo

Anche la serie sudcoreana necessitava di una grande performance davanti la macchina da presa per supportare il peso specifico della storia e della figura su e intorno alla quale ruotava l’intera vicenda. Quel qualcuno il regista lo ha trovato in Woo Jung, interprete sempre affidabile che in A Model Family ha ricambiato la fiducia con una coinvolgente performance che tocca vette altissime da un punto di vista emotivo sin dal primo episodio, sia quando si tratta di sostenere dialoghi molto forti come quelli con la moglie Eun-Joo in camera da letto o o a bordo della loro macchina, sia quando la tensione si alza e dalle parole si passa ai fatti come nel tentativo di riciclare i soldi e nell’inseguimento tra le strade di Busan. L’attore sudcoreano e la sua interpretazione, così come quelle delle spalle di turno (a cominciare dall’intensa Yoon Jin Seo nei panni della moglie), sono senza ombra di dubbio il valore aggiunto di un’operazione che mescola con buoni risultati yakuza movie, poliziesco, crime e K-drama. Le sbavature non mancano e sono legate principalmente ai cali fisiologici tra un episodio e l’altro, che provocano delle situazione di stallo dovute alla solito vizio di strafare in fase di scrittura che impediscono agli sceneggiatori di andare diritti al sodo. Il rimprovero è di avere lesinato sui colpi di scena e di avere girato un po’ troppo intorno a certe dinamiche gonfiandole troppo in termini di minutaggio. Il tutto a favore di una serie di spiegoni evitabilissimi. Ma al netto di tutto ciò, A Model Family resta una serie meritevole di essere guardata anche in piena stagione balneare, quando lo spettatore vorrebbe essere ovunque tranne che davanti a uno schermo.      

Regia - 4
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3.5
Recitazione - 4.5
Sonoro - 3
Emozione - 3.5

3.6

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