Aggretsuko: recensione della terza stagione dell’anime di Netflix

Aggretsuko torna in una nuova scoppiettante stagione, su Netflix dal 27 agosto.

Sin dalla sua prima stagione, che ha visto la luce su Netflix nel 2018, la particolarità di Aggretsuko è sempre stata la sua capacità di affidare a dei personaggi antropomorfi e al limite del kawaii una quasi cinica disamina della società moderna. La trama ruota infatti intorno a Retsuko, venticinquenne panda minore impiegata contabile in una grande società giapponese, e alle sue difficoltà di fronte alla quotidianità della vita. La sua unica valvola di sfogo, che si sforza di nascondere ad amici e parenti, è cantare il death metal al karaoke.

Se la prima stagione aveva come focus quello dell’insoddisfazione per il lavoro e la seconda gettava invece uno sguardo alle difficoltà di intraprendere e vivere una relazione amorosa, la terza stagione, disponibile dal 27 agosto su Netflix, tratta una tematica finora inedita: quella dei soldi.

Aggretsuko Cinematographe.it

Il primo dei dieci nuovi episodi vede infatti Retsuko scialacquare tutti i suoi risparmi dopo essere piombata in una profonda depressione, causata dalla rottura con Tadano, salvo poi trovarsi nei guai quando, dopo aver tamponato un furgoncino, non ha i soldi necessari per ripagare il danno. Come tipico di Aggretsuko, si passa nel corso della stagione a toccare altri tasti bollenti della realtà umana, come la scelta tra vivere una vita tranquilla o seguire le proprie passioni, lo scontro tra cuore e cervello in una relazione, e persino lo stalking e la violenza.

Aggretsuko – Stagione 3: un anime comedy che tocca nel profondo

Filo conduttore anche di questa terza stagione non poteva che essere quella “rabbia” che apre ogni episodio sotto forma di ideogramma giapponese, e che compare sulla fronte della protagonista ogni volta che si trasforma nella sua versione death metal. Qui, nei dieci nuovi episodi della serie, la dualità tra l’apparenza e i veri sentimenti di Retsuko viene ulteriormente esplorata ed eviscerata, ma anche e soprattutto messa in discussione: trovandosi in situazioni spinose, rischiando di far collimare i suoi mondi, Retsuko si trova a fare i conti con chi vuole essere davvero.

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Non si tratta, in realtà, di un discorso limitato alla sola protagonista di Aggretsuko. Le situazioni, le emozioni, i problemi e i disagi che la serie tratta sono così precisamente rappresentati che non si può fare a meno di ritrovarsi in tutto ciò che si vede. Panda minore o essere umano, non importa: Aggretsuko ha una capacità di raccontare la vita e le sue difficoltà che tocca nel profondo, senza dimenticare di essere un anime comedy, con gag e cliffhanger che rendono quasi impossibile non divorare la stagione in un giorno.

La terza stagione della serie fa infine un uso sapiente dei personaggi: ne introduce di nuovi e interessanti, pur senza lasciare indietro i veterani, riservando anche solo un cameo a chi proprio non aveva (purtroppo) posto nei nuovi episodi. Se da un lato approfondisce i legami già esistenti di Retsuko con personaggi come Gori, Washimi e Haida, dall’altro i nuovi arrivati come Manaka e Inui sfidano questi equilibri in modo interessante e non scontato.

Aggretsuko Cinematographe.it

Il rischio dell’effetto “già visto” è quindi assolutamente scongiurato: la terza stagione di Aggretsuko si presenta insomma fresca come le prime due, ricca tanto di spunti di riflessione quanto di risate e momenti leggeri, più realistica e accurata con i suoi dolci protagonisti antropomorfi di quanto qualsiasi serie TV con persone in carne ed ossa possa mai ambire a essere.

Regia - 3
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 3
Recitazione - 4
Sonoro - 4
Emozione - 4

3.7

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