Al nuovo gusto di ciliegia: recensione della serie horror Netflix
La serie horror Netflix con Rosa Salazar prova a rifarsi allo stile cinematografico di Lynch e contiene anche una critica all'industria cinematografica.
Al nuovo gusto di ciliegia è la nuova miniserie horror Netflix disponibile per la visione sulla piattaforma di streaming dal 13 agosto 2021. Prodotta e sceneggiata da Nick Antosca e Lenore Zion, tra gli autori di Channel Zero e The Act, si snoda nei suoi otto episodi tratti dall’omonimo romanzo di Todd Grimson. Rosa Salazar è la protagonista Lisa Nova che compone il cast principale insieme a Catherine Keener (l’impenetrabile maga Boro), Eric Lange (il produttore Lou Burke) e il bel Jeff Ward (la star Roy).
L’opera è un prodotto cinematografico atipico e straniante, anche perché mescola diversi linguaggi: horror, thriller e commedia. Prova a ispirarsi allo stile cinematografico di David Lynch e contiene anche una critica non velata all’industria cinematografica, nella sua componente malsana. Il parto di creature bizzarre e l’atmosfera da incubo che avvolge la protagonista ci rimanda a Rosemary’s Baby mentre la scena della magia del sesso (uno dei rituali proposti da Boro) al film Ascensore per l’inferno. Viste tali premesse Al nuovo gusto di ciliegia si presenta con tutte le carte in regola per incuriosire.
Al nuovo gusto di ciliegia: nella trama della serie TV Netflix una regista in erba è a caccia di successo
La trama della miniserie horror ruota attorno a Lisa Nova, una regista in erba che arriva a Los Angeles nei primi anni Novanta grazie al cortometraggio sperimentale L’occhio di Lucy e al suo talento che ha attirato l’attenzione del produttore Lou Burke. La donna desidera realizzare i suoi sogni, diventare una regista affermata e scalare la vetta del successo, ma finisce per smarrirsi nella Hollywood disumana e piena di contraddizioni degli anni Novanta e in una vicenda in cui qualcuno cerca di controllarla a proprio vantaggio attraverso un potere nefasto. Nel plot si intrecciano diverse storie personali di vendetta attraverso una serie di situazioni misteriose e bizzarre che sbigottiscono lo spettatore e finiscono per spingere la protagonista nel mondo dell’esoterismo, fra gattini spiriti zombie, rospi e pietanze a base di carne umana. C’è poca suspense in otto episodi e manca la tensione. Solo un paio di scene fanno vero horror e solo dal quarto episodio in poi, quando si prende il ritmo che va verso un finale in stile Jim Jarmusch.
Al nuovo gusto di ciliegia: una regia che offre la visione del mondo interiore della protagonista
Le sequenze sono separate da semplici stacchi, mentre sono poche le inquadrature interessanti, come quella che vede Lisa affacciarsi per la prima volta sulla botola, vestita in red dress, e con solo del nero sullo sfondo. L’uso molto frequente della soggettiva e lo sfondo nelle atmosfere sottolineano le esperienze psichedeliche di Lisa. La giovane donna si allontana sempre più dalle possibilità di vivere una vita normale. I movimenti di camera si fanno più frequenti solo proseguendo con la visione, come pure il ricorso a indicatori più marcati dei confini delle sequenze come le dissolvenze incrociate. Ma il vero grande assente dell’opera è il sonoro. Si dà molto spazio ai dialoghi, mentre la musica e gli effetti sonori sono ridotti all’osso, spesso inseriti solo fra la fine di una sequenza e l’inizio della successiva. Manca la tensione, anche musicale.
La sceneggiatura è giocata sul filo del tragicomico nel film con Rosa Salazar ed Eric Lange
Ci sono lampi di sceneggiatura in perfetto stile tragicomico affidati all’interpretazione di Eric Lange che nella serie è il produttore e premio Oscar Burke, il quale possiede un falco di nome Maverick (sic!). Lo script fa emergere in modo esplicito anche la critica verso un sistema corrotto, egoista e inquinato. “Questa è una città davvero tosta” – afferma un’amica di Lisa – “servono anni e anni solo per avere una possibilità”.
Ma i parametri che richiedono un’analisi più approfondita sono sicuramente recitazione e fotografia. Catherine Keener è convincente ma è Rosa Salazar che fa arrivare emozioni potenti con la sua performance. Riesce a trasmettere (purtroppo solamente lei) ogni brivido, a pietrificare con la sola espressione degli occhi e a tenere il livello di attenzione sulla storia. Lo spettatore riesce sempre a vedere il suo mondo interiore e le atmosfere lynchiane che spaziano tra non sense e gusto del brivido fanno la loro parte.
La fotografia della serie Netflix è un caleidoscopio di emozioni
Ineccepibile il posizionamento della luce sul set, che restituisce le intensità e dona l’emozione degli eventi psichedelici. L’immagine nella serie Al nuovo gusto di ciliegia è caleidoscopica. Molto suggestiva, ad esempio, è l’inquadratura che ha come sfondo le luci lontane della città di Los Angeles; luci che riprese da vicino diventano dei quadri astratti di macchie caotiche verticali multi colore. Negli interni si predilige la luce suggestiva di lampade da tavolo e abat-jour. Sono perfette poi le atmosfere notturne girate in giardino in stile Lynch fra il fogliame e gli zombie. Ma l’attenzione per i dettagli in realtà riguarda tutta l’immagine: non solo le location, anche il trucco, i tagli iconici dei capelli, i costumi e i classici blazer colorati. Non manca all’appello il sempre quotato red dress che la protagonista sfoggia per l’appuntamento più atteso: quello che si svolge nella misteriosa botola.
In conclusione Al nuovo gusto di ciliegia, nonostante i difetti elencati, gode di pregi che ne valgono almeno una visione.