Alice in Borderland – stagione 2: recensione della serie TV Netflix

Adrenalina alle stelle, un pizzico di romance e un comparto tecnico che non sbaglia un colpo: la seconda stagione di Alice in Borderland stravince: altro che game over…

In Sol Levante è già da record: la seconda stagione di Alice in Borderland è diventata la serie TV Netflix più seguita del Giappone, lasciando indietro grandi titoli apprezzati anche in Asia (come gli “universali” Stranger Things e Mercoledì).

alice in borderland 2 recensione cinematographe.it

L’anno di uscita della prima stagione di questa serie TV di genere survival – con qualche venatura J-horror – è il 2020 ed è indubbio che il contesto in cui l’abbiamo guardata e accolta (la pandemia da Covid-19) ci abbia fatto accostare con maggiore inquietudine (e anche empatia) alla storia distopica tratta dal manga omonimo di Haro Aso e messa in scena per lo schermo dall’abile regista Shinsuke Sato.

In questa seconda stagione, attesissima dal pubblico internazionale, tutti i nodi (o quasi) vengono al pettine e la curiosità degli spettatori è soddisfatta tanto quanto quella del protagonista Arisu (interpretato magistralmente da un affascinante Kento Yamazaki, che ricordiamo probabilmente anche per la sua perfetta interpretazione di Elle nel live-action Death Note).

Alice in Borderland 2 di cosa parla? La trama della seconda stagione

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Il primo episodio di questa seconda stagione di Alice in Borderland entra nel vivo dell’azione senza alcuna esitazione: ci troviamo di fronte a una violenta sparatoria messa in atto dal Re di Picche (uno degli antagonisti principali che i giocatori dovranno affrontare durante gli ultimi game del mondo parallelo di Borderland) contro ogni cosa si muova o respiri, in poche parole.
Ritroviamo fin da subito i personaggi a cui ci siamo affezionati negli scorsi 8 episodi della prima stagione: Arisu, Usagi (Tao Tsuchiya), Chishiya (Nijiro Murakami) e Kuina (Aya Asahina), sempre più affiatati nel combattere all’unisono i bad boys al servizio del Cappellaio, nonché nel risolvere tutti i game per collezionare tutte le carte del gioco e porvi fine una volta per tutte.

Il nodo centrale di questa seconda stagione è infatti la risposta che Arisu cerca di ottenere, letteralmente, a tutti i costi: cos’è questo mondo e come possono (se possono) – lui, Usagi e gli altri giocatori – fare ritorno alla Tokyo di un tempo?

Per venire a capo di questo enigma, Arisu e Usagi dovranno affrontare i livelli più impegnativi e i game capeggiati dalle carte dei Re e delle Regine dei diversi semi. Nel corso di questi nuovi 8 episodi, ulteriori e interessanti sviluppi e contributi alla storia saranno dati da altri personaggi introdotti, alcuni dei quali già apparsi in parte precedentemente: da Ann ad Ayame, da Aguni a Tatta, da Mira a Nijiro.
Ma più il team si fa strada verso la risoluzione definitiva del game e più le singole arene diventano complesse, con rompicapo sempre più letali e sfide sanguinarie durante le quali i giocatori sono sempre più costretti a mettere “in gioco” se stessi, i loro ideali e le loro relazioni sociali.
Riusciranno Arisu e Usagi a conoscere la verità dietro questo folle universo che sembra quasi “solo un brutto incubo”? L’episodio finale della stagione e la sfida con la Regina di Cuori in un game davvero fuori dall’ordinario vi daranno la risposta che cercate.

Adrenalina, romance, indagine sociologica: ad Alice in Borderland 2 non manca nulla e fa “scacco matto” anche la seconda stagione

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La seconda stagione della serie TV tratta dal manga giapponese omonimo e diretta da Shinsuke Sato è in streaming su Netflix dal 22 dicembre 2022 e ha già scalato le classifiche internazionali. Tutti ne parlano, sui social media girano meme di ogni tipo (molti dei quali, a onor del vero, osannano l’aspetto estetico degli attori ma – ci teniamo a sottolineare – per quanto il cast sia più che azzeccato, talentuoso e sicuramente meritevole di una standing ovation, Alice in Borderland è una serie tv da guardare e non lo è di certo solo per la “figaggine” dei protagonisti).

Con questa bella premessa che rispecchia l’accoglienza positiva praticamente unanime del pubblico occidentale e non, analizziamo alcuni dei punti di forza di questa seconda stagione di Alice in Borderland per capire in che modo la serie tv continua a tenere vivo fino alla fine l’interesse dello spettatore, rivelandosi uno dei titoli più di successo dell’anno che sta per concludersi e sicuramente uno di quelli con la trama più spiazzante e fuori dagli schemi (sì, certe cose solo i giapponesi possono crearle).

Il fatto è che ad Alice in Borderland – e la seconda stagione non solo lo ribadisce, ma esaspera proprio questo aspetto – non manca proprio nulla: tra la polvere da sparo, il rosso sangue delle sequenze splatter, la tensione psicologica e gli enigmi sadici dei game, la narrazione si dilata e si dispiega lasciando spazio addirittura a qualche sequenza di romance (chi l’avrebbe mai detto?!) e a dei preziosi flashback che ci mostrano più da vicino la vita e l’identità dei personaggi principali prima dell’arrivo a Borderland permettendoci da un lato di comprendere meglio il modo in cui questi stanno reagendo e interagendo nei game e, dall’altro, di scoprire in che maniera ciascuno di essi maturerà e svilupperà il proprio Io a seguito di un’esperienza tra la vita e la morte come quella che sono stati costretti a vivere.

Dato il tratteggio fine e abbastanza curato sia di Arisu e Usagi, che dei personaggi che ruotano attorno ai protagonisti, la seconda stagione di Alice in Borderland permette allo spettatore anche di trovare il personaggio con cui si sente più affine: molti sono affezionati (e lo saranno ancora di più dopo questa stagione) al personaggio di Chishiya, uno di quelli che maturerà maggiormente all’interno della stagione e che sarà protagonista di due dei game più angoscianti (i game Isolamento ed Equilibrio) dell’intera serie.

La critica alla società giapponese in Alice in Borderland 2

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Affidandosi ai game e ai meccanismi psicologici alla base delle loro regole, nonché a figure emblematiche come il Re di Picche – contro cui Chishiya gioca nel game Equilibrio – o Kyuma (l’avversario di Arisu in Osmosi), il regista ci dà prova della sua capacità di indagine sociologica, utilizzando un evergreen come la ricerca filosofica del senso della vita (non a caso, la Regina di Cuori chiede ad Arisu quale sia la ragione per cui sceglie di vivere) per dare spessore alla trama survival e alle sequenze d’azione in pieno stile videogame.

Ancora una volta, nella trama di questa seconda stagione della serie tv giapponese Alice in Borderland appare presente una certa critica alla società nipponica di oggi e all’egoismo e all’egocentrismo dell’uomo: eppure, Alice in Borderland ci mostra non il lato peggiore (o meglio, non esclusivamente il cliché dell’essere umano che dimentica gli altri pur di salvare se stesso di fronte alla morte) ma anche e soprattutto la parte migliore degli esseri umani, quella che emerge quando comprendono che solo insieme, solo facendo gruppo possono sconfiggere le battaglie e gli avversari più ostili da vincere.

L’umanità così palpabile che emerge dal rapporto tra Arisu e Usagi nell’ultimo episodio è tale da commuovere persino la Regina di Cuori (e qui ci fermiamo, per non incorrere in spoiler indesiderati).
Avvincente, ben confezionata e con tutti gli attributi tecnici al proprio posto, Alice in Borderland 2 è il sequel che stavamo aspettando e che desideravamo vedere. Il finale? Un cliffhanger per eccellenza che, forse, potrà suscitare reazioni diverse: qualcuno, indubbiamente, si mangerà le unghie per non averci pensato prima, qualcun altro resterà ancora un po’ soprappensiero (sicuramente anche per la presenza di un certo Jolly che non passerà inosservato) ma il sentimento comune, siamo certi, non potrà che essere positivo.

Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 4
Recitazione - 4
Sonoro - 3.5
Emozione - 4

3.9

Tags: Netflix