Ambizione: recensione della serie Netflix turca
Ambizione è la serie thriller turca, su Netflix dal 3 giugno 2022, che fotografa alla perfezione i nostri giorni.
Il mondo si divide in leoni e uccelli, in quelli che sono e in quelli che vorrebbero essere. Lale Kiran (Birce Akalay), giornalista televisiva di Dall’altra parte – un programma imparziale, moderno, affidabile, informazione attuale e accurata -, è sicuramente una leonessa, mentre Asli (Irem Sak), fan accanita di Lale, è sicuramente uno di quegli uccelli che seguono e inseguono il leone per copiarlo, idolatrarlo, forse per odiarlo perché purtroppo chi ha tutto è tanto amato quanto odiato. Racconta proprio questo mondo Ambizione, la serie Netflix – uscita il 3 giugno 2022 -, composta da 8 episodi, diretti da Denis Yorulmazer, prodotto da Ay Yapim e Kerem Çatay e scritto dalla quarantunenne Meriç Acemi (Love 101), che indaga il mondo di oggi tra social e informazioni, tra chi ha tutto e chi non ha niente, tra chi desidera e chi, oggetto di sguardo viene desiderato. Basterà poco, qualche imbroglio e Asli riesce a infilarsi nella vita di Lale, diventando stagista nella redazione del telegiornale di cui la donna è conduttrice.
Ambizione: la leonessa è, tutti gli altri mirano semplicemente a guardarla
“Se sei in cima non sai mai chi ti osserva”
Usa queste parole la voce fuori campo che descrive il mondo di Ambizione, come un “luogo” diviso tra chi ha un grande ego, il leone, e chi ha una cieca ambizione, l’uccello, tra chi vive “il potere della fama” e l’altro che “arriva ad essere invisibile”. Lale è una leonessa meravigliosa che ha tutto nella vita: un lavoro da sogno, l’amore della gente, una famiglia, un marito e due figlie; insomma è colei che tutti e tutte vorrebbero essere. Quando Lale arriva al lavoro tutti la inseguono, la cercano, ad una cena, è a lei che tutti vogliono imprestare la penna se ne è sprovvista, insomma lei è una sorta di Miranda di Il diavolo veste Prada senza quella dose di cinismo e cattiveria, nulla si muove se Lale non vuole. Sì, c’è tanta gloria, ci sono successo e fama, ma c’è anche il rovescio della medaglia, la gente è gelosa, invidiosa e può attendere un passo falso del leone per azzannarlo e distruggerlo. Asli fa di tutto per mettere in ginocchio Lale è questo perché la donna quando la incontra “per caso” nel bagno non le dà retta, o almeno non tanto quanto Asli vorrebbe e così da quel momento in poi la giovane donna mette in atto una guerra senza esclusione di colpi. Deve fare in mille pezzi la divinità da lei idolatrata, così riesce a entrare nella redazione e per farlo indossa una maschera spaventosa: lei è la buona Asli, la dolce Asli, timida, insicura, talmente ben disposta al mondo da sembrare fragile invece dietro a quell’aspetto si cela una natura mostruosa. A poco a poco mette in cattiva luce ciascun collega, mette in cattiva luce l’assistente di Lale e riesce a far emergere da ogni personaggio il lato oscuro.
Asli, una giovane che vuole solo cibarsi delle carcasse altrui
“All’uccello non interessa uno scontro leale, la sua minuscola esistenza impone di usare dei trucchi per sconfiggere il leone, dei trucchi che sono assolutamente immorali; è pronto a tutto perché le guerre non sono vinte dall’onestà e dalla bontà, ma da chi vuole di più. […] L’uccello guarda dall’alto, nascosto ma vede ogni dettaglio”
Asli è furba, intelligente, ma anche proprio come vuole la categoria a cui appartiene, sleale, immorale e amorale. Lei non sa fare nulla, non si impegna, gioca con la vita della leonessa di cui è ossessionata, con quella di tutti coloro che vivono attorno a Lale, lavorano attorno a Lale. Probabilmente non la ama, è talmente invidiosa di Lale da odiarla, vuole fare a pezzi ogni cosa, dal lavoro alla vita famigliare, dal rapporto con il pubblico a quello con i colleghi. Asli guarda Lale come si guarda un frutto proibito, adora tutto ciò che lei è , eppure la disprezza. A poco a poco le apparenze di Asli si modificano, le sue vesti di bimba spaurita lasciano il posto agli abiti di una donna che sta raggiungendo il suo obiettivo.
Asli: “In fin dei conti sono una persona anonima senza alcuna scintilla”
La ragazza, quando diventa assistente di Lale, inizia a capire che l’obiettivo è vicino; la posta in gioco è sempre più alta e Asli alza il suo mirino. Deve acquistare la fiducia di Lale per poter sapere sempre più cose su di lei, per avere la chiave per aprire il suo cuore e la sua “casa”. Di fronte a lei trova però una persona buona, che è sempre pronta a dare un consiglio. Lale le dice di non sminuirsi perché se lei non ha fiducia in sé stessa non può sperare che gli altri gliela concedano.
Asli fa in mondo che il matrimonio di Lale finisca, cerca di instillare il dubbio nel marito di lei, Selim, facendogli credere che Lale abbia ricominciato a frequentare Kenan, ex fiamma della conduttrice, prova a fare crollare la fede che il pubblico ha nei confronti della leonessa. Uno dei punti centrali di Ambizione è il racconto del mondo social che interpreta, giudica, fa girare notizie che sono fake news ma che diventano Notizie quando girano su Twitter. Basta che Asli, sotto falso nome, dia della falsa a Lale su un social e questa diventa un fiume di odio, invidia di tanti altri uccelli che ambiscono a diventare come l’anchor woman. Notizie false che danno spunto ad altre notizie false, odiatori che fomentano altri odiatori. Insomma Ambizione mostra il moderno, un moderno spesso spietato che si forma e informa molto poco, che vuole tutto senza impegnarsi, che odia chi ha di più invece di prendere spunto da quel divo o da quella dea.
Ambizione: la fotografia della società di oggi, lo scontro tra generazioni
“Il leone è chi è ogni giorno, ogni giorno ha una nuova battaglia da combattere, ogni giorno c’è chi lo guarda inquisitorio”
Lale è in cima, questo è indubbio, non capisce subito chi sia davvero Asli, non comprende il suo desiderio di diventare qualcuno nonostante tutto. Lale viene guardata, ammirata, posseduta dallo sguardo del fan che la divora durante il telegiornale, sui manifesti, nelle notizie, ma di episodio in episodio impara a dire che non è sempre facile essere qualcuno, non è facile far parte del cerchio del potere che mette al banco chi è meno utile, per salvare gli altri componenti eppure arriva un momento in cui nessuno è necessario e tutti possono essere eliminati. Ad un certo punto Lale inizia a sentire e a rendersi conto di sentire quel senso di pericolo imminente che il leone percepisce quando c’è attorno a lui e allora il vero leone deve scendere in campo e lottare.
Ambizione racconta lo scontro tra generazioni: Lale fa parte del passato, Asli è il futuro, Lale è “antiquata”, Asli è moderna e brillante. Lale ripete più e più volte che lei non vuole essere la notizia, che il loro lavoro è quello di raccontare, non di creare, mentre Asli è il contrario del “devi inseguire la notizia, non le persone”, lei ossessivamente insegue, costruisce ad hoc, distrugge per prendere il posto di chi c’era prima. Diventa quindi anche una disamina sull’informazione contemporanea, su come nasce una notizia, su come viene narrata.
Un thriller che fotografa i nostri giorni
Ambizione porta a galla il lato oscuro dell’essere umano attraverso la spaventosa Asli che mette in scena un teatrino degli orrori in cui lei è la sconvolgente protagonista, la serie è un’inquietante rappresentazione del mondo di oggi che vive per i social e di social senza però comprenderne fino in fondo il potere. Risulta riuscita nella prima parte per poi perdersi nella seconda – in cui si ha la sensazione più volte di esser giunti alla fine anche se non è così -, soprattutto nell’ultimo episodio troppo consolatorio, nonostante tutto, a rimanere forti però sono la disamina sul potere della stella che irradia, accentra, su cui convergono desideri e invidie, e la costruzione delle due donne: da una parte la carismatica Lale che si mostra integerrima e pulita anche nei suoi nei, dall’altra Asli che desidera potere e riconoscimento e appare sempre una folle verso cui non avere pietà.