Arrivare a te – stagione 2: recensione dell’anime Netflix

Arrivare a te 2 è un sequel inutile e privo di profondità, ma risulta tutto sommato piacevole: intrattenimento senza impegno!

Arrivare a te 2, sequel tanto atteso di Kimi ni Todoke, non riesce a mantenere le promesse della prima stagione, rivelandosi un seguito non necessario e privo di vera utilità. La narrazione riprende da dove si era interrotta, con i protagonisti Sawako e Shota cresciuti di un anno. Tuttavia, invece di evolversi e maturare, i personaggi sembrano regredire, rendendo difficile per lo spettatore provare empatia.

Arrivare a te 2, delusione e scelte artistiche discutibili per una stagione prevedibile

Sawako, che inizialmente poteva risultare simpatica nella sua goffaggine, diventa insopportabile nella seconda stagione. Il suo continuo piangere e comportarsi come una bambina di quattro anni rende ogni episodio pesante e frustrante. Non riesce mai a comprendere le situazioni e si vittimizza in ogni occasione, aumentando il peso di una trama già complicata da fraintendimenti e incomprensioni.
Shota, invece, continua a fare errori che “spaventano” Sawako, secondo la sua percezione. Nonostante qualche tratto di carattere emergente, torna rapidamente ad essere il solito ragazzo timido e troppo buonista, senza una personalità ben definita. Questo tentativo di sviluppo appare superficiale e poco convincente.

Come se non bastassero le continue incomprensioni e la staticità dei personaggi, viene introdotto un nuovo personaggio maschile, Kento Miura, con l’intento di creare un triangolo amoroso. Tuttavia, il suo ruolo risulta forzato e inutile, complicando ulteriormente la storia senza aggiungere vero valore. Fortunatamente, la sua presenza è limitata e sparisce per la maggior parte della stagione.
Le amiche di Sawako, che nella prima stagione avevano un ruolo attivo e significativo, sono ridotte a semplici strumenti per facilitare la relazione tra Sawako e Shota. Questo impoverisce ulteriormente la narrazione, rendendo la loro presenza forzata e priva di sostanza.

Il ritmo narrativo, già lento nella prima stagione, diventa ancora più noioso e ripetitivo. I continui fraintendimenti portano a una dichiarazione finale frettolosa, percepita come un tentativo maldestro di concludere la storia con un lieto fine. L’unica nota positiva è rappresentata da Kurumi, l’unico personaggio che mostra una vera evoluzione. La sua maturazione e il tentativo di redenzione aggiungono un po’ di profondità alla trama, rendendola l’unica figura dinamica e interessante della serie.
Dal punto di vista tecnico, la grafica e la colonna sonora mantengono lo stile piacevole della prima stagione, offrendo una continuità visiva e sonora che può soddisfare i fan. Tuttavia, questi elementi positivi non riescono a compensare le gravi carenze narrative e caratteriali.

Arrivare a te 2: valutazione e conclusione

Arrivare a te 2 è un sequel deludente, incapace di offrire la crescita e la profondità che i personaggi meritavano. Una delusione per i fan che avevano sperato in una storia di maturazione e sviluppo.

Regia - 2
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 2.5
Recitazione - 2.5
Sonoro - 2.5
Emozione - 2

2.3

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