Avetrana – Qui non è Hollywood: recensione della serie Disney+, da Roma FF19

Una cupa e intensa indagine sui corpi, il dovere della cronaca e il male che celato nella provincia, esplode nella famiglia. Su Disney+ a partire da venerdì 25 ottobre

Scacciando fin da subito l’elefante dalla stanza, una delle più grandi contraddizioni del nostro paese è quella d’amare il true crime, ma solo se focalizzato su storie altre, che non ci riguardano, che non ci appartengono. Quelle storie che raccontano un altrove distante ed estraneo a ciò che effettivamente potrebbe accadere qui, in Italia. Infatti, nel momento in cui qualcuno “s’azzarda” a proporre del vero e proprio true crime su episodi passati o recenti della cronaca nera nostrana, c’è sempre chi grida al dannoso, alla mancata sensibilità, alla volontà di ferire ancora e peggio gli individui sopravvissuti e segnati da quei crimini, ora divenuti immagine, riletti dal linguaggio cinematografico, o altrimenti dalla serialità. Siamo in grado di tollerare il male, anzi, di trovarlo pruriginoso e seducente, spinti inevitabilmente da istinti voyeuristici, solo nel momento in cui possiamo rasserenarci, confidando a noi stessi, qui non potrebbe mai accadere. Eppure accade.

Il male nella provincia. Quando la famiglia tace, ma l’autore osserva

Avetrana – Qui non è Hollywood: recensione della miniserie di Pippo Mezzapesa

È stato così ad Avetrana, un piccolo comune pugliese in provincia di Taranto, che nell’estate del 2010 è apparso su ogni schermo e notiziario, divenendo addirittura argomento di conversazione popolare, proprio a causa del Delitto di Avetrana, dunque l’assassinio della giovane Sarah Scazzi, ideato e macabramente portato a compimento da Sabrina e Cosima Misseri, con benestare dello “Zio Michele”, certamente influenzato da sadiche logiche di schiavismo, manipolazione e abuso familiare.

Poteva un caso così noto, oscuro, certamente interessante in termini di male che nasce nella famiglia e ancor più a fondo, nella provincia, non incuriosire l’istinto di un autore? La risposta è no, ed è giusto che sia così. Pippo Mezzapesa, del quale è bene ricordare Ti mangio il cuore, è proprio quell’autore e Avetrana – Qui non è Hollywood, serie esclusiva Disney+ è un prodotto di rara inquietudine, ferocia e intensità. Chiaramente, affinché potesse divenire tale, tornando ancora una volta a questa nostra enorme contraddizione, dovevano trascorrere necessariamente quattordici anni. Possiamo dirlo, finalmente è accaduto.

Ciò che immediatamente rapisce di Avetrana – Qui non è Hollywood è il linguaggio estetico, stilistico e narrativo, che Pippo Mezzapesa adotta per ciascuno dei quattro episodi che compongono la miniserie. Lo stesso linguaggio che fin da subito conduce gli spettatori per mano, per poi lasciarli soli, tra sinistre ed omertose suggestioni provinciali, che rintracciano nella dimensione rurale e certamente scarsamente attrattiva di Avetrana – il salone di bellezza di Sabrina Misseri, diviene ben presto il luogo culmine della scoperta, o meglio, primissima osservazione della verità -, l’incubo vero e proprio: la solitudine.

Non vi sono mostri, o meglio, sarebbe facile averne. Pippo Mezzapesa, che è un autore estremamente capace e nient’affatto interessato al puro sensazionalismo infatti, non ne individua. Piuttosto indaga le lacerazioni profonde di un luogo, che raramente è stato osservato e raccontato per ciò che è. Un omertoso nido di privilegi, violenze e verità taciute, che nemmeno di fronte al male e all’orrore più spietato e squallido possibile, quello ideato e perpetrato dalla famiglia, contro la famiglia, sceglie di svelarsi, esporsi e parlare. Perché ad Avetrana tutti sanno, eppure la verità resta sepolta tra i campi, gli scantinati e i saloni di bellezza, senza mai trovare la forza di gridare?

Perché Avetrana, così come molti altri contesti provinciali, si nutre e resta vittima in quel periodo, della sua stessa natura conflittuale, sibillina e certamente arretrata, che trova il proprio “stare bene” nel mantenere il silenzio, nel pensare a sé e mai agli altri, nel privilegio – raramente denunciato – del tacere, dentro e fuori la famiglia. Qui nasce la solitudine più profonda e così l’istinto ingenuo e al tempo stesso curioso e femminile di Sarah Scazzi, colei che si ribella, sfidando regole non scritte, eppure ben conosciute, incontrando la morte. Lo coglie immediatamente Mezzapesa, il cui sguardo non è mai morboso, piuttosto riflessivo e testardo.

La macchina da presa infatti non crea mai distanza tra loro e noi, non vi è mai giudizio, piuttosto un’aderenza totale all’emotività e al pensiero di ciascun individuo. Ecco perché il titolo di ciascun episodio porta il nome di questo o quel personaggio. Poiché Mezzapesa indaga il luogo, ma andando ancor più a fondo, l’animo e l’istinto, non dei mostri, piuttosto degli uomini e delle donne, che alla comprensione e al dialogo hanno preferito il male e la violenza, tratteggiandoli in quanto tali, senza mai deformarli. Forse è qui che nasce la paura, quella vera.

Avetrana – Qui non è Hollywood: valutazione e conclusione

Tra realismo crudo tipico dell’indagine documentaristica e linguaggio proprio del True Crime, dunque finzionale per necessità e in definitiva aderente all’accaduto, Avetrana – Qui non è Hollywood ha numerosi pregi, primo tra tutti, un cast in stato di grazia. Spicca Giulia Perulli, che dà volto e corpo a Sabrina Misseri, sprofondando sempre più in un maligno che non trova mai una fine ed esplorando instancabilmente e coraggiosamente gli istinti più feroci, sessuali ed emotivi della Misseri. Una carnefice che diviene tale, poiché tutto ciò che sogna è la fama, le luci della ribalta e la capacità attrattiva della più classica – e pericolosa – femme fatale cinematografica. Avetrana non è però il luogo ideale e Sabrina Misseri che della femme fatale, non possiede nemmeno un minuscolo dettaglio, perde sé stessa tra invidia e incapacità di accettare il proprio corpo e così quello degli altri.

A Pippo Mezzapesa dobbiamo uno dei prodotti televisivi probabilmente più intensi, memorabili, inquietanti e doverosi degli ultimi anni. L’orrore dello scantinato e il male che celato nella provincia, esplode nella famiglia. Una cupa e matura indagine sui corpi, il dovere della cronaca e il materiale d’archivio (televisivo e non). Che grande miniserie Avetrana – Qui non è Hollywood.
Disponibile su Disney+ a partire da venerdì 25 ottobre 2024.

Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 4
Recitazione - 4
Sonoro - 4
Emozione - 4

4