RomaFF12 – Babylon Berlin: recensione dei primi due episodi della serie tv Sky
Una crime story cruda e disillusa ambientata nella Berlino degli anni '20.
Fra le tante produzioni cinematografiche presentate nel corso della dodicesima edizione della Festa del Cinema di Roma, ne spunta una televisiva particolarmente importante e destinata a suscitare scalpore e interesse in tutto il mondo nei prossimi mesi. Stiamo parlando di Babylon Berlin, imponente coproduzione di Sky e Beta Film basata sul libro Der nasse Fisch di Volker Kutscher e realizzata in Germania, con un budget stimato in circa 40 milioni di euro per un totale di 16 episodi, equamente distribuiti in due stagioni. Abbiamo avuto l’opportunità di vedere in anteprima i primi due episodi della serie, che debutterà su Sky Atlantic HD il 28 novembre.
Ci troviamo nella Berlino della fine dei ruggenti anni ’20, che grazie ai benefici della Costituzione di Weimar e della legge Groß-Berlin (Grande Berlino) si è tramutata in uno dei centri politici, industriali e culturali più importanti del mondo e di conseguenza in un vero e proprio crocevia di popoli e arte, ma anche di intrighi ed estremismi, che di lì a poco, con la complicità della crisi economica e con il famigerato Patto di Versailles, avrebbero portato all’ascesa di Hitler e del suo partito nazista.
In questo contesto turbolento e pulsante di discordanti passioni, assistiamo alla cupa avventura del commissario Gereon Rath (Volker Bruch), chiamato a indagare su un caso che intreccia misteriosamente pornografia e criminalità organizzata, politica e corruzione, arte e divertimento sfrenato. Le vicende dell’ispettore si intersecano con quelle di Charlotte Ritter (Liv Lisa Fries), ragazza di umili origini che cerca di migliorare la condizione economica della sua famiglia portanti avanti una torbida e segreta seconda vita.
Babylon Berlin: il colossale noir televisivo tedesco sulla Berlino del 1929 in onda su Sky Atlantic dal 28 novembre
I primi due episodi di Babylon Berlin, entrambi scritti e diretti da Henk Handloegten, Achim von Borries e dal prossimo presidente di giuria della Berlinale Tom Tykwer, pongono i presupposti per una crime story d’autore, la cui componente visiva e scenica diventa un vero e proprio personaggio a se stante, che funge da catalizzatore degli eventi narrati. Con il passare dei minuti ci immergiamo nell’intreccio potenzialmente esplosivo di lusso, degrado, droga, crimine e tensione politica e sociale di una Berlino lontana da noi quasi 90 anni, ma paradossalmente più vicina di quanto siamo disposti ad ammettere alla nostra attuale società, in cui il malcontento generale e la crescente disaffezione dalle istituzioni stanno creando sempre più sacche estremiste e separatiste, sul punto di deflagrare in qualcosa di serio e pericoloso.
Babylon Berlin si prende il tempo necessario per immergerci in un clima fatto di contrasti e contraddizioni, dove pochi metri separano lo sfarzo dalla povertà più assoluta e la vecchia classe politica e militare da una minaccia ancora acerba, ma sempre più tangibile. Questa promettente serie non è solo lucida ricostruzione storica dalle tinte noir, ma si sporca anche le mani nel crimine e nella corruzione, precipitando lo spettatore fin dai primi 2 episodi in un vortice di violenza e mistero, il cui intreccio procede di pari passo al continuo mutamento dei rapporti di forza politici.
Babylon Berlin: una crime story cruda e disillusa
Facciamo così la conoscenza di due personaggi ben delineati, ma di cui dobbiamo ancora scoprire molto come Gereon Rath e Charlotte Ritter, due facce della stessa controversa medaglia, l’uno sempre più invischiato nei meandri più subdoli del potere, l’altra costretta a scendere a patti con il sistema e con la propria morale nella speranza di un futuro migliore. Due personaggi soli ed emarginati, il cui incontro è presagio di una storia dai tanti risvolti interessanti da scoprire ed elaborare, che non vediamo l’ora di conoscere con il prosieguo della serie.
I vincenti si riconoscono alla partenza, diceva lo straordinario Robert De Niro di C’era una volta in America, riferendosi curiosamente a eventi accaduti in un periodo di poco successivo a quelli di Babylon Berlin, e allo stesso modo dopo due soli episodi possiamo già dichiarare di essere di fronte a un prodotto televisivo con un’impalcatura scenica e scenografica degna del migliore cinema, curato nei minimi dettagli e decisamente denso di contenuti e spunti narrativi. Uno show che si cala nel lontano passato per analizzare il presente e per porre degli inquietanti interrogativi sulla realtà che stiamo vivendo, mettendo al tempo in stesso in scena una crime story cruda e disillusa, i cui risvolti appassioneranno gli spettatori seriali nei mesi a venire.