Bad Sisters: recensione finale della serie Apple TV+
Bad Sisters è giunta al finale di stagione. La serie Apple TV+ colpisce, dilania, prende senza lasciarti andare mai.
Siamo arrivati alla fine di una delle serie più coinvolgenti e sconvolgenti di questa stagione, Bad Sisters, la serie britannica firmata da Sharon Horgan, entrata nel catalogo Apple TV+ dal 19 agosto 2022, che prende le mosse dalla serie belga Clan, creata da Malin-Sarah Gozin. Dopo i primi episodi che presentano le cinque sorelle e il terribile John Paul (Claes Bang) che distrugge tutto ciò che tocca, che umilia e ferisce ogni componente della famiglia Garvey dalla moglie Grace (Anne-Marie Duff) alle sorelle di lei, Eva (Horgan), Ursula (Eva Birthistle), Bibi (Sarah Greene) e Becka (Eve Hewson). Non c’è pace per nessuna di loro, ma non solo, lui si comporta così davvero con chiunque. Quando lo trovano morto, c’è l’imbarazzo della scelta su chi possa essere il colpevole della sua morte – nonostante sembri suicidio – e le prime indiziate sono sicuramente le sorelle perché hanno sempre odiato il cognato, misogino, controllante, manipolatore, straordinariamente odioso, pericolosissimo per Grace e per la loro figlia. Lungo gli episodi infatti si mostrano tutti i modi in cui Eva, Ursula, Bibi, Becka provano, di volta in volta, ad ammazzare quell’uomo così violento, solo nell’ultima puntata si mostra la realtà. Se sembrava che il centro del racconto fosse il come JP era stato ucciso nell’ultimo episodio è chiaro che non è così.
Bad Sisters: un orrore che è insito tra le mura della propria casa
Lo show fin dai primi episodi colpisce per un buonissimo adattamento della serie originale e per la sceneggiatura, scritta benissimo, che cattura grazie ad un ritmo veloce e ai tanti colpi di scena. Gli episodi riescono a colpire per le scene dolorose e brucianti ma anche per un’ironia amara; è la massima rappresentazione della tipica commedia nera. La serie tra comico e tragico, grottesco e lancinante, divertente e tristemente divertente, attinge nel domestic horror, orrorifico è proprio il marito che costringe, comanda, prende in giro, e il suo potere si fa sempre più dirompente e disturbante. Lungo tutti gli episodi, JP è il cattivo, è scritto in maniera perfetta in modo che lo spettatore coltivi un odio incoercibile nei suoi confronti: lui che finge di voler aiutare Becka ma poi non le dà i soldi che le aveva promesso, lui che, sapendo della relazione adulterina di Ursula, cerca in ogni modo di distruggere il matrimonio della cognata, lui che ha causato l’incidente per cui Bibi ha perso l’occhio, lui che cerca di distruggere Eva in ogni ambito della sua vita. Insomma JP è davvero l’uomo che nessuno vorrebbe al fianco della propria sorella ed è per questo che il pubblico empatizza con i desideri delle sorelle Garvey. Per tutte loro l’unica possibilità per cancellare l’uomo è proprio la sua morte, unica via d’uscita per salvare la sorella in pericolo; lui è sicuramente esagerato, esasperante, sopra le righe ma è anche il tipico uomo castrante, distruttivo, tossico che può rovinare la vita di una donna. JP incarna sì il male assoluto ma lo è in modo realistico, è la rappresentazione di un patriarcato che ghettizza, annienta, mette all’angolo e spegne la luce che ciascuna porta dentro.
Un racconto che parla di rabbia femminile
L’amore; è questo ciò che spinge le quattro sorelle a voler uccidere quel maschilista, violento, razzista, misogino che fa di tutto per allontanare Grace dalla sua famiglia, che la chiama mammina, che decide per lei. Grace inizia, ed è questo il punto nevralgico del racconto, a comprendere la vera natura di quell’uomo, ma solo alla fine vedrà il marito davvero, attraverso gli occhi delle sorelle. Mentre le quattro sono bloccate in un gorgo da cui è difficile uscire se non attraverso la vendetta, Grace invece sembra voler riprendere in mano sé stessa.
JP è sempre più oscuro, terribile, insopportabile, i suoi gesti sono sempre più spaventosi e noi speriamo che le sorelle si decidano a ucciderlo perché i supplizi, le angherie, gli schiaffi, le parole sono inarginabili. La serie si concentra su di loro, su ciò che provano, su ciò che pensano, se Fleabag presentava il dolore femminile, Bad Sisters parla della rabbia femminile, metafora della rabbia e dell’impotenza non solo delle sorelle, ma anche di tutte le donne che subiscono in silenzio. Non è mai lui il colpevole, sono gli altri, o meglio le altre, a sbagliare, non sa chiedere scusa, non è in grado di redimersi eppure è presente nella vita di tutti. Le quattro organizzano piani per ucciderlo ma tutti sfumano e i loro sforzi si traducono in un disastro. O è il cane di famiglia a morire, o riesce a salvarsi incredibilmente, o muore la madre di lui e così via. Sembra che JP sia protetto dagli dei. Queste donne invece vogliono ribellarsi, alzare la testa di fronte ad un uomo che vuole sottometterle, se la sorella non è in grado di lasciare il marito, le altre la salveranno dal mostro.
Bad Sisters: un compleanno che risveglia
Per tutta la stagione JP distrugge Grace, prendendo tutto di lei, amore, tempo, attenzioni, e la tratta sempre come se non fosse niente, come se lei non fosse una delle ragioni principali per cui riesce ad affrontare la giornata. Non sa fare nulla, non può fare nulla senza di lei. Accade qualcosa di epocale quando il giorno del compleanno di Grace organizzano una cena insieme: proprio nella giornata in cui la persona che più ami dovrebbe essere celebrata, lui finisce per umiliarla per l’ennesima volta. Bevono, mangiano, l’atmosfera si scalda, si baciano, iniziano a spogliarsi, poi qualcosa accade. Si scopre che JP è impotente (il peggior colpo basso per un uomo come JP, depotenziato in quello che lui pensa essere il centro della sua mascolinità) ed è questo il problema che lo rende un uomo frustrato, violento, distruttivo e denigratorio – ma ancora una volta la colpa è di lei che non è abbastanza per lui.
JP: “No, no, non vuoi solo baciarmi. Vuoi sempre qualcosa di più, la pressione che mi metti addosso…”
La colpa dell’impotenza è di Grace, lo dice chiaramente, inizia a disprezzarla mentre lei lo chiama amore, mentre lei si dispiace per lui. La donna fa un errore madornale, dice all’uomo che ha parlato a Ursula della sua impotenza, questo lo fa scattare, insulta le sue sorelle:
JP: “Le tue sorelle sono un veleno e ti avvelenano la mente. […] Le tue sorelle sono il problema […] invece fanno di tutto per separarci”
E poi inizia:
JP: “Tu non sei niente. Sei una mosca su un muro. Sei un’ombra. Se spegnessi quella luce in questo momento, non esisteresti nemmeno”
Ancora una volta però Grace tace, non reagisce, prende le botte, gli insulti. Tutto cambia quando l’uomo inizia a parlare di Eva e fa intendere di aver avuto un rapporto con la sorella, vuole metterla in cattiva luce ma Grace si fida di lei e capisce: 10 anni prima, suo marito ha violentato sua sorella e, a causa di questo, lei ha abortito. JP dice, usando il frasario tipico di queste drammatiche situazioni: “Mi ha sedotto”, “quello non era sesso era una trappola”, “mi ha ingannato”, “era ubriaca fradicia”, “ha anche provato a dire che l’ho violentata perché era così disgustata da sé stessa”. JP ama godersi il suo potere, però non si assume le responsabilità dei gesti che compie, del dolore che causa, non affronta le proprie insicurezze perché crede che un uomo non dovrebbe averne. Proprio in quanto misogino, violento, sessista, per lui è colpa di Eva se hanno avuto quel rapporto, non consensuale sottolineiamo, è colpa di Eva se ha problemi di erezione ed ancora è colpa di Eva se da quel momento tutto nella sua vita è andato storto (“sono scombussolato da allora”). Quindi come spesso succede se un uomo è violento, psicologicamente e fisicamente, se è abusante la colpa per lui è della donna e di nessun altro.
Grace uccide JP per quello che ha fatto a Eva, per quello che ha fatto a lei, per quello che potrebbe fare anche alla loro figlia. Lei ha dato la sua vita a quest’uomo e lui si è dimostrato così incredibilmente indegno, avrebbe potuto accettare forse ancora ciò che le faceva passare ma deve difendere le sue sorelle. Uccide JP in un momento di rabbia certo ma poi si dimostra estremamente razionale: lavora a maglia una sciarpa rossa simile a quella di Tom Baker di Isadora – perché è proprio da una scena del film che la donna prender ispirazione per uccidere il marito -, riveste JP, lo trascina fuori, costruisce una scena del crimine.
Il viaggio di rinascita di Grace in Bad Sisters
Sta proprio qui la forza della serie, nella presa di coscienza di Grace, l’uomo che ha sposato è un mostro. Sta proprio qui il viaggio di Grace, crescere e dal punto di vista narrativo, uccidere colui che ha causato molti dei suoi problemi. Sarebbe stato meno potente se fossero state le sorelle a vendicarsi per lei, il reato da lei commesso è invece un risveglio da un incubo terribile. Grace è l’eroina di un revenge movie che scarica in modo rabbioso tutto il dolore, riprende in mano la propria vita, sconfigge il nemico e può ricominciare a sorridere e a riaccendere la luce in sé stessa. Non ha detto nulla fino a quel momento perché vuole proteggerle, solo nell’ultimo episodio Eva, Ursula, Bibi e Becka scopriranno la verità e le cinque donne si possono parlare finalmente senza più segreti.
Ad essere un po’ meno forte è l’indagine dei fratelli Claffin, Thomas e Matthew. Matt, uno dei pochi personaggi positivi della serie, scopre chi ha ucciso l’uomo e decide di tacere, brucia le prove, fa un patto con le Garvey: se Grace ritira la richiesta di assicurazione sulla vita, Matt non andrà alla polizia. Questo gesto da parte di un uomo è un altro cerchio che si chiude. Un uomo ha distrutto le loro vive, un altro le salva.
Bad Sisters: una serie tra lacrime e ironia nera che dice molto di più
Bad Sisters è una serie che colpisce, dilania, prende senza lasciarti andare mai. Siamo dalla parte di queste sorelle cattive per amore che spesso cadono ma non lasciano mai le mani delle altre. La sensazione è quella di essere con loro, di partecipare ai loro dolori e di essere parte della vita delle Garvey. I dieci episodi raccontano con profondità l’abuso domestico, penetrando nell’oscurità delle relazioni uomo-donna in cui la violenza emotiva e psicologica è presente. Si restituiscono il buio nello sguardo di Grace e la manie ossessive di controllo di JP. Lo show non vive di questo rapporto tossico però, vive nell’amore tra le sorelle, trasformandosi in un racconto catartico sulla lotta al patriarcato. Con quel gesto di bruciare la casa paterna – in questo caso uccidere il marito – si mette in atto una narrazione importante e unica nel suo genere che colpisce.