Bad Surgeon: Love Under the Knife – recensione della docuserie Netflix su Paolo Macchiarini
Bad Surgeon: Love Under the Knife è una agghiacciante docuserie con il ritmo di un vero thriller.
Bad Surgeon: Love Under the Knife è la docuserie crime disponibile su Netflix a partire dal 29 novembre 2023. Una storia che, ancora in aggiornamento, racconta uno dei crimini nel campo della medicina più eclatanti degli ultimi vent’anni: una testimonianza valida e visibile che spesso la realtà supera qualsiasi tipo di finzione. Tre puntate della durata di circa un’ora si addentrano nel giallo scientifico, relazionale ed umano rappresentato da un solo uomo: il chirurgo Paolo Macchiarini.
Le malefatte di questo narcisista patologico, bugiardo oltre ogni ragionevole limite immaginabile da un qualsiasi essere umano, sono narrate con crescente ed incalzante gravità dal regista Ben Steele. In un mare di docuserie o docufiction crime, al momento un genere all’apice del suo successo, Bad Surgeon si proietta nella top delle migliori disponibili sulla piattaforma streaming. Una regia intelligente, con la scelta metodica e attentissima del materiale editato e inserito nel montaggio finale, un controllo puntuale ed ossessivo dei tempi, rende questa serie un prodotto degno dei migliori thriller made in US.
Bad Surgeon: Love Under the Knife, la docuserie che sembra un thriller ma (putroppo) non lo è
Bad Surgeon: Love Under the Knife racconta, tramite una minuziosa e furba scelta del materiale connesso al caso e la sua combinazione svelta, vincente, sostentuta, una delle vicende mediche più terrificanti e impunite degli ultimi vent’anni. Steele sceglie una regia ricca, che unisce più forme di materiale audiovisivo per riuscire a raccontare nel modo più efficace, diretto e accattivante la carriera criminale dell’ex super dottore Paolo Macchiarini. Il caso Macchiarini è stato uno scandalo assoluto del mondo medico, forse il peggiore che abbia mai visto una celebrità del suo calibro mostrare il suo vero volto. Pioniere, genio, eroe e carismatico chirurgo, Macchiarini è stato osannato dalla stampa internazionale come il grande e coraggioso rivoluzionario della medicina contemporanea.
I trapianti nell’organismo umano di protesi in plastica ricoperte da cellule staminali apparetenenti allo stesso paziente, una tecnica nuova e mai provata fino al miracoloso arrivo di Macchiarini nel complesso mondo della chirurgia, hanno reso quest’uomo angelo e genio, medico e divinità. Con il plauso del prestigioso Karolinska Institutet di Solna, vicino a Stoccolma, che aveva Macchiarini come collaboratore, il dottore italiano nato in Svizzera ha avuto via libera a trapianti di trachee artificiali in soggetti affetti da patologie toraciche, da malformazioni a tumori. Secondo i risultati sperimentali, c’erano buone possibilità di riuscita per questa tecnica rivoluzionaria, quasi miracolosa.
Grazie alla grande abilità di Steele come regista e la sua azione di montaggio, la figura del super dottore è presente in ogni inquadratura, ogni frame della serie ci dipinge a pennellate precise e minuziose ogni lato di questo poliedrico e carismatico psicopatico. Possiamo comprenderne il fascino, ne vediamo il carisma, ci lasciamo anche noi accattivare dal suo sorriso enigmatico e seduttivo. L’empatia mostrata nei confronti dei pazienti che andrà ad operare, come la piccola Hannah Warren di soli due anni e nata senza trachea, ci infonde lo stesso calore che deve aver comunicato alle sue ignare cavie da laboratorio. Macchiarini si trasforma, lentamente, da divinità a mostro, da angelo a terrificante psicopatico. Perché la sua vita da sogno, utilizzata per sedurre donne come la giornalista Benita Alexander, crolla pian piano – con il ritmo di una detective story – mettendo a nudo la realtà bugiarda e delirante di un uomo senza coscienza, un serial killer che mette i suoi pazienti in pericolo consapevolmente. Il dato di partenza evidenziato dalla regia è uno, ma chiaro: tutti i pazienti di Macchiarini sono morti orribilmente, marcendo dall’interno, patendo pene tremende.
Paolo Macchiarini: eroe o mostro?
Paolo Macchiarini viene costruito dalle immagini di repertorio raccolte dalla giornalista NBC, nonché sua ex fidanzata tradita, Benita Alexander, ma anche dalle interviste dirette ai familiari dei suoi pazienti defunti, alle donne che ha ingannato e ai colleghi che lo hanno dapprima seguito e successivamente denunciato. Il ritratto finale è genuinamente terrificante: Macchiarini è un manipolatore di donne, bugiardo indefesso e impenitente, che cerca di formare la realtà a seconda della sua convenienza personale senza scrupolo alcuno. La vita, per questo medico che ha per molti significato un incontro divino e miracoloso, non ha alcuna rilevanza: il suo delirio di onnipotenza è solo pari alla sua totale mancanza di compassione e comprensione per l’esistenza dell’altro.
Steele è bravissimo a scolpire un ritratto da brividi, cogliendo gli attimi in cui tutte le declinazioni della personalità – vera e finta – del super dottore vengono fuori nella loro orripilante stortura endogena. E se il primo dei tre episodi ci pone davanti all’annoso dubio sulle possibilità e la deontolgia della sperimentazione, il suo rapporto con la morale e l’etica, il secondo e il terzo sono un vero viaggio nell’abisso più buio.
Macchiarini illudeva le sue amanti, giustificando la sua volatile presenza, raccontando loro di essere in contatto nonché il medico personale di figure a rilevanza globale. Due esempi? Il “rapporto speciale” con Barack Obama e – nientepopodimeno – Papa Francesco in persona. Farebbe quasi ridere, se solo non fosse terrificante, la calma e la freddezza con cui il chirurgo sostiene verità illusorie e palesemente inventate. L’assoluta glacialità di Macchiarini viene fuori dallo schermo con una potenza distruttiva che colpisce lo spettatore, conscio fino in ogni millimetro del suo corpo di trovarsi davanti ad una creatura dell’orrore. Steele ci fa provare paura, anche se siamo al sicuro nelle nostre case. La domanda che ogni spettatore si farà, dopo aver finito di guardare la docuserie sarà: “mi fiderò mai più di un medico?”.
Il finale, amaro come pochi, svela la punizione blanda ricevuta da Macchiarini anche dopo la scoperta delle sue spaventose azioni, dopo aver denudato la sua natura di omicida indifferente. Nessun ergastolo, per l’ex super dottore, ma solo due anni di detenzione e il licenziamento dall’istituto di Stoccolma. La giustizia e la legge sono davvero uguali per tutti? L’opera di Steele sembra indicarci il contrario.
Bad Surgeon: valutazione e conclusione
Bad Surgeon: Heart under the Knife è un solido e intelligente documentario creato con abilità narrativa, capace di creare un disegno psicologico inquietante e credibile di un uomo onestamente terrificante. La capacità di Steele di recuperare tutto il materiale necessario per conoscere e condannare Paolo Macchiarini, nonché le istituzioni che lo hanno coperto per anni, è frutto di perizia, ricerca e studio. Una storia vera salda e complessa come i migliori thriller, questa docuserie è potente, indimenticabile.