Beastars: la recensione dell’anime antropomorfo di Netflix
Tra animali carnivori ed erbivori prende vita una calzante metafora dell'animo umano.
Razzismi e bullismo, amore e sesso questi sono gli ingredienti della prima stagione di Beastars (dal 13 marzo 2020 su Netflix), realizzato da Shinichi Matsumi, composta da dodici episodi prodotti da Orange Animation, tratta da uno dei più recenti successi editoriali nipponici.
I protagonisti del manga – shōnen indirizzato principalmente a un pubblico maschile, a partire dall’età scolare fino alla maggiore età –, scritto da Paru Itagaki, comunicano, si divertono, soffrono, odiano e amano; non sono dei puri e semplici uomini e donne ma sono animali, antropomorfi che sentono e vivono proprio come gli esseri umani. La serie porta sulla piattaforma la comunità di liceali, divisi tra specie erbivore e carnivore, che convivono fianco a fianco nella scuola.
Beastars: la trama, c’erano una volta una coniglietta e un lupo
Beastars racconta di Legoshi, un lupo adolescente che fa parte del gruppo di teatro della scuola, e della coniglietta nana Haru, tanto lontani, tanto diversi eppure molto più vicini di quanto si possa pensare. I due si incontrano un giorno, per caso, a causa del desiderio di carne dell’animale che, nonostante per le regole imposte nella scuola e per “morale”, tenti disperatamente di frenare i suoi bassi istinti, tenta di ghermirla. Il “miracolo” avviene: Legoshi quando sente il suo odore prova qualcosa di diverso – e lo dice chiaramente la voce della sua “coscienza” – e quel salto per sbranarla si trasforma in un abbraccio.
Il lupo inizia a fare a pugni con la sua natura e con la sua anima, fa a pugni con ciò che la Natura ha voluto per lui e ciò che lui stesso vuole/desidera. Il personaggio è alto, gigantesco, tutto pelo, bava alla bocca e occhi brucianti quando desidera ma è anche adolescente dai grandi sentimenti; è roccia grezza imperitura e uguale a se stessa ma anche giovane in fieri che scopre di giorno in giorno se stesso. Lei invece è microscopica, basterebbe un morso del lupo per farla sparire, però è piena di un’energia fragile e inarginabile; sa che potrebbe finire tutto da un momento all’altro invece scatta qualcosa. Il lupo lascia la presa e lei può fuggire.
In questi pochi istanti si comprende quanto per questi animali la relazione sia complessa, difficile, come spesso ciò che si dice e ciò che si fa non vada di pari passo; è come se Legoshi stia vivendo una mutazione, un cambiamento in itinere, una lotta interiore. Beastars infatti è una serie sull’adolescenza e sui problemi di questa età: Legoshi è timido e impacciato, fa fatica ad avere rapporti con gli altri (non ha mai avuto una ragazza e ad un certo punto gli amici/nemici lo prendono in giro perché è ancora vergine), ha paure, incertezze proprie di chi sta crescendo, va incontro alle prime esperienze sessuali che non sempre vanno come lui vuole.
La stessa cosa vale per la piccola Haru che ha a che fare con problemi opposti a quelli del lupo: se il carnivoro deve combattere con la sua fama di animale vorace e cattivo, lei deve fare i conti con le fattezze di animale nano. Lei però vince le etichette e i pregiudizi in maniera contraria rispetto al lupo che si allontana da tutti, e lo fa proprio attraverso il corpo che molti compagni, anche i carnivori, vogliono e desiderano.
Beastars: i temi, tra razzismo e bullismo
Nell’Istituto Cherryton ci sono regole ben precise: carnivori ed erbivori devono convivere pacificamente, mangiare carne è vietato, cedere agli istinti feroci è sbagliato ma in realtà le cose non vanno così. Nella scuola privata, la quotidianità viene sconvolta dall’omicidio di un erbivoro, probabilmente ad opera di un predatore e le cose di giorno in giorno si complicano; la serie dimostra che non tutto è come sembra.
Beastars mostra un mondo di divisioni, carnivori ed erbivori, non tanto diverse da quelle a cui noi siamo abituati, un universo multiculturale a cui gli abitanti non sono abituati. Le due “gang” si scontrano, si deridono, si umiliano di nascosto, proprio in quanto diversi gli uni dagli altri: il razzismo è una piaga terribile anche tra i teneri coniglietti e gli affamatissimi mangiatori di carne. Si etichetta, si ghettizza, si mette all’angolo chi non si ritiene all’altezza: ci si prende a botte, si spaventa il più debole proprio come capita tra gli umani. Il lupo è ritenuto un carnivoro cacciatore, il coniglio una delicata creatura – torna in mente qui Zootropolis -; il mondo quindi diventa una enorme classificazione tra vittime e carnefici, prede e predatori ma se questo in parte è vero – come il lupo sente l’odore del “bottino” che gli penetra come una scia “vibrante” e “suadente”, così la coniglietta si sente carne da mangiare e percepisce il richiamo delle fauci – appare poi in modo ancora più evidente che le cose sono molto più complesse.
Anche tra gli stessi gruppi però si viene emarginati, capita a Legoshi perché è solitario e non vuole stare al centro della scena, succede anche ad Haru perché rispetto alle compagne è ritenuta una “facile”; è odiata dalle coniglie e etichettata come leggera dagli altri maschi. Beastars è il racconto di un mondo che non fa sconti e in cui nessuno è salvo, nessuno è buono né cattivo, ma tutti si è oggetti e soggetti di derisione, scherno, umiliazioni. Come novelli Giulietta e Romeo, il lupo e la coniglietta sono una coppia considerata strana e anomala, una sorta di errore rispetto alla norma.
Beastars: violenza e sesso, due forze che convivono
Tra la violenza fisica e non, emerge chiaramente l’importanza della sessualità, come spesso capita nel manga giapponese. Haru riesce a sopravvivere alle giornate, ad essere accettata grazie al sesso. Lei affascina, conturba, ruba i cuori e le menti proprio grazie al suo corpo. L’atto sessuale diventa centrale come anche la dicotomia cibarsi dell’altro/avere un amplesso con l’altro: l’avventarsi sulla preda è prendere possesso di quest’ultima – e quando si tratta di una femmina -, diventa quasi stupro. Il corpo della femmina di animale viene desiderato dal carnivoro con bramosia, lo vuole avere nel profondo, nonostante l’erbivora non voglia, e si instaura linguisticamente un racconto che è paragonabile a quello tra lo stupratore e la stuprata. L’animale vorace incombe sul più piccolo che viene spogliato, ammirato, purificato per assaporarne meglio le carni; il desiderio sul volto è quello di chi vuole mangiare l’altro e la paura su quello di chi vuole fuggire è quella provata dai violati.
C’è anche però un altro tipo di rapporto quello che Legoshi ha con Haru come è fatto di cura, protezione, delicatezze, amore e istinto – completamente diverso da quello che la giovane ha con i compagni -: lui è diverso dagli altri e lei non è “agita” dai più grandi, dai carnivori o dai maschi in genere, riesce sempre e comunque a trovare la forza in se stessa per ribellarsi, per superare gli ostacoli. La continua tensione tra Legoshi e Haru ma anche tra loro due e il loro io più profondo è al centro di questa narrazione: c’è dolcezza e romanticismo ma anche qualcosa di conturbante e, a tratti, spaventoso. Tutto sta nella stretta mortale e nell’abbraccio in cui i due spesso si stringono, in cui istinto e sentimenti si confondono; c’è un limite sottile che si valica facilmente, è infinitesimale il confine tra l’uno e l’altro “stato”. Sono loro che devono decidere.
Beastars: una metafora di ciò che siamo
La serie è metafora del nostro mondo, di quanto possa essere difficile convivere con gli altri e di quanto si è spesso portati ad allontanare il diverso. La convivenza è complessa, difficile, eppure in questa storia basta poco per superare l’incaglio. Beastars racconta anche il disagio del crescere, quanto sia complicato scegliere chi essere e chi diventare, cosa lasciare e cosa prendere; è l’altro a fare la differenza, un altro che può terrorizzare, mettere in difficoltà ma anche smuovere dalla zona conosciuta in cui nasciamo, far scoprire nuovi linguaggi. Mostra con efficacia, attraverso quei personaggi antropomorfi, quanto spesso possiamo essere sciocchi, superficiali, infarciti di pregiudizi, crudeli, violenti e porta sul piccolo schermo le complessità dell’esistenza attraverso quelle maschere fatte di zanne e pelo niveo.