Beckham: recensione della docu-serie Netflix
La carriera calcistica, la storia con Victoria, il rapporto con i media ed altro ancora, nella nuova docu-serie Netflix dedicata al calciatore inglese
Non solamente un calciatore, non solamente un divo, non solamente un’icona, David Beckham è stato un vero e proprio fenomeno globale, la prima rockstar dell’industria calcistica, capace di cambiare per sempre la percezione del talento sportivo. Nella nuova docu-serie Netflix diretta da Fisher Stevens (Mission Blue, Another World), Beckham, video inediti ed immagini d’archivio condiscono le parole del protagonista e di coloro che lo hanno conosciuto, dai campioni con cui ha condiviso il campo da gioco a coloro che lo hanno accompagno dall’esterno: prima i genitori e poi, in veste di co-protagonista, l’amatissima Victoria. L’opera si compone di quattro parti, della durata di un’ora circa ciascuna, che ripercorrono per intero il percorso del calciatore e, con esso, dell’uomo: dalle prime pennellate sul manto verde del campo all’avvio di una seconda carriera come imprenditore e dirigente sportivo, dagli ambiziosi sogni del padre agli insegnamenti diretti ai propri figli, dal campo alle riviste, dalla famiglia alla seconda famiglia.
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La trama di Beckham
Il calcio, Rosso di rabbia, Golden balls, Mai fermarsi; sono questi i titoli dei 4 episodi che scandiscono il racconto della vita e della carriera di David Beckham e che ne illustrano i passaggi chiave, tutti filtrati dalla volontà e dalle parole dello stesso ex calciatore. Cresciuto da un padre ossessionato dal Manchester United e arrivato, grazie alla perseveranza di quest’ultimo, a vestirne la maglia a soli 16 anni, Beckham inizia a far parlare di sé molto presto, avviando quello che più che un cammino sportivo sembra subito configurarsi come un’incessante giro sulla giostra. Distintosi sia per le sue impressionanti doti balistiche che per il fascino attrattivo che tutt’oggi lo contraddistingue, diviene in breve tempo più che un semplice calciatore: le collaborazioni con i brand, la moda, lo stile, tutto concorre a far sì che egli assuma un ruolo fino a quel momento ricoperto solamente da musicisti, attori e rappresentati dello spettacolo in generale.
L’incontro con Victoria Adams, membro delle Spice Girls, segna poi il definitivo spartiacque che porta lui ad essere il più grande divo della storia del calcio e loro ad essere una delle coppie più paparazzate e chiacchierate del pianeta. Gli episodi proseguono mantenendo il focus alternato tra il privato e il pubblico e attraversando, con gli occhi di lui e di chi lo ha conosciuto lungo il cammino (tra i calciatori Ronaldo, Figo, Cantona, Rio Ferdinand e l’amico di una vita Gary Neville), tutti i momenti bui e quelli più luminosi: prima i problemi con il suo più grande maestro, Sir Alex Ferguson (allenatore del Manchester United), dovuti alla morbosa relazione con Victoria, poi l’espulsione ai Mondiali e la difficile stagione passata ad affrontare l’odio tossico dei tifosi inglesi prima della fascia da capitano, poi ancora il matrimonio, il trasferimento a Madrid, le crisi coniugali e il rapporto con Fabio Capello, quindi lo spostamento negli Stati Uniti, quello a Parigi e la conseguente conclusione della carriera, spostatasi dal rettangolo di gioco alle tribune dello stadio, con la nascita e la presidenza dell’Inter Miami, club americano garantitosi, proprio quest’anno, l’arrivo in squadra di Lionel Messi.
La fama oltre lo sport
Ciò che ha reso David Beckham un’assoluta superstar a cavallo tra il 1990 e il 2000, è l’arma a doppio taglio che per tutta la sua carriera lo ha minacciato, ma alla quale egli ha sempre saputo rispondere a testa alta, con il lavoro e la determinazione; l’indiscutibile bellezza, unita al travolgente consolidarsi della sua fama, unita alla sua passione per la moda e per il lusso e unita, soprattutto, alla relazione con la Posh delle Spice Girls, ha fatto sì che egli diventasse uno tra i più grandi brand del mondo del calcio, nonché lo sportivo più pagato di sempre ma, al contempo, ha costantemente minato l’integrità di una carriera calcistica fenomenale, rischiando che la sua immagine prevaricasse il talento cristallino di un giocatore capace di vincere con qualsiasi squadra e a qualsiasi età. Il calciatore, uno dei più grandi centrocampisti della storia inglese, si è sempre saputo risollevare, mentre l’uomo si faceva forza grazie al sostegno di chi gli è sempre stato vicino.
Famiglia sul campo e famiglia fuori dal campo
Perché quel che emerge con forza ed orgoglio, in ognuno dei 4 episodi, è ciò la famiglia ha sempre rappresentato per David. Tutto nasce dall’educazione impartitagli dai genitori e dal fare severo del padre, che ha perseverato perché lui potesse eccellere, senza però mai mancare di accompagnare e di continuare ad istruire il calciatore nel prosieguo del suo cammino. Beckham trova nei genitori la solida base da cui partire ma è poi con Victoria che si assicura una stabilità, a suo dire indispensabile per poter essere un vero campione: la vicinanza e la lontananza di Posh (e più avanti dei figli) condizionano le prestazioni del giovane talento, che riesce a dare il meglio di sé solamente quando stabile tra le mura domestiche; i gossip e le polemiche extracampo non riescono a condizionarlo nel momento in cui egli sente forte il sostegno di chi lo ama e questo si riflette anche sul campo, ove la vicinanza di colleghi divenuto amici, se non fratelli, gli garantisce una serenità dovuta (basti pensare al sostegno datogli dai compagni di Manchester nel periodo delle polemiche post Mondiali e a quello dei compagni del Real Madrid subito dopo il suo arrivo in Spagna).
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Beckham: valutazione e conclusione
Le docu-serie dedicate alle carriere dei grandi personaggi dello sport e dello spettacolo si stanno consolidando sempre più come alcuni dei prodotti più interessanti e più accuratamente realizzati di Netflix. L’opera di Fisher Stevens colpisce per quanto riesca a scavare nell’intimo del calciatore, indagandolo più come individuo che come sportivo e riuscendo a sfruttare la collaborazione di molte delle persone che lo hanno conosciuto da vicino. La regia alterna sapientemente immagini inedite e video che rievocano un’epoca non troppo lontana con le parole dei protagonisti di quella stessa epoca, mantenendo sempre a fuoco gli aspetti cardinali del racconto come, appunto, la centralità della famiglia e degli affetti. Ne risulta un prodotto che emoziona, pensato non solamente per gli appassionati di calcio ma per tutti coloro che vogliono conoscere la storia di chi la storia recente l’ha fatta ed ha contribuito in prima persona a stravolgere completamente la percezione mediatica dello sportivo. Unico aspetto discutibile della produzione può essere rinvenuto proprio nella persistente ed invadente presenza del protagonista il quale, sostenuto dalla moglie, filtra ogni informazione dipingendo sé stesso come centro nevralgico di tutto ciò che viene raccontato, dalle grandi vittorie agli insuccessi ma, d’altronde, è giusto che si riflettano la maniacalità e la precisione con cui Beckham gestisce la sua vita e che vengono perfettamente illustrate dalla serie.