Better Call Saul – Stagione 5: recensione del primo episodio
La nostra recensione del primo episodio di Better Call Saul - Stagione 5 intitolato Magic Man e disponibile su Netflix
Better Call Saul riparte con la quinta stagione e si avvia verso il definitivo, atteso merging con l’universo di Breaking Bad, che probabilmente giungerà a incastonare le due serie con l’incontro fra Saul Goodman e Walter White. Ma procediamo con ordine, perché Better Call Saul non è Breaking Bad, né mira a diventarne un ricalco sul piano fenomenologico o su quello cinematografico. Vince Gilligan non è nuovo all’operazione dello spin-off: già nel 2001 aveva avuto occasione di ampliare l’universo di X-Files, di cui è creatore, e recentemente ha realizzato un finale alternativo (ma ufficiale) per la storyline di Jesse con il film El Camino, mettendo la parola fine al viaggio doloroso del personaggio, interpretato da Aaron Paul, con l’inserimento di un finale più positivo e meno dolceamaro di quello “ufficiale”.
Better Call Saul 5: 1,6 milioni di spettatori per la première
Better Call Saul: un breve resoconto
Figura di spicco all’interno del mondo di quella serie di culto è stata proprio Saul Goodman (Bob Odenkirk), avvocato che non viene preso sul serio nemmeno dal suo stesso cognome. L’origine di “Goodman” è solo una delle tante cose che in Better Call Saul vengono spiegate di James McGill (nome dell’uomo all’anagrafe), per il quale si sentiva l’esigenza di un approfondimento, se consideriamo che in Breaking Bad ha mosso più fili di quanto non si ricordi. Lo spin-off a lui dedicato costruisce progressivamente la vita di Jimmy dal suo rapporto con Chuck, fratello anaffettivo che non ricambia, oltre al suo amore, la sua stima sul piano professionale. In Chuck, meglio di Jimmy in tutto, non sembra esserci alcuna falla fino a che non giunge alla sua stessa disgrazia perché gli manca qualcosa che Jimmy possiede e custodisce come un bene di lusso fino alla fine: l’umanità. Ed è proprio l’umanità, saper (e voler) abbracciare i propri sentimenti finché non conducono all’errore irreversibile, a troncare sul nascere le ambizioni di James, che pende tra l’integrità professionale e la tentazione di una giustizia personale e arbitraria, “più giusta” per lui, e di cui solo lui può capire le dinamiche.
La rinascita di James McGill in una nuova identità
La conclusione della quarta stagione di Better Call Saul, l’episodio “Winner” (“Vincitore“), è caratterizzata da un classico cliffhanger che ci tiene sospesi tra due fasi distinte nella vita di McGill. Gilligan gioca con lo strumento manipolativo della finzione e fa recitare a Bob Odenkirk un monologo in cui il suo personaggio riesce a convincere, grazie alla sua sincerità, l’intera commissione in aula di tribunale a fargli riottenere la licenza di avvocato. Kim (Rhea Seehorn) rimane colpita dalle parole di James. Almeno fino a quando questo non smonta la sue emozioni rivelandole di aver ottenuto la licenza e di averli presi in giro tutti. Quel monologo rappresenta la svolta che porta allo sprezzante “It’s all good, man!” (pronunciato “S’al Good-man“), la rivelazione della verità o il semplice cambiamento, la transizione da quel che resta dell’avvocatuccio Jimmy, che ancora cerca di fare la cosa giusta – ma stremato da una vita famigliare nera e da battaglie perse in partenza – a “Saul Goodman”, avvocato del diavolo.
Nel primo episodio della quinta stagione, “Magic Man“, James si firma nei documenti ufficiali come Jimmy “Saul Goodman” McGill, il che ci lascia intendere (o sperare) che, in fondo, l’evoluzione del personaggio non sia ancora del tutto completa, sebbene vi sia la consapevolezza della sua futura traiettoria. Eppure, possiamo intravedere i tratti distintivi di un alter ego che forse non è più nemmeno definibile “alter“, dato il quasi completo assorbimento di Jimmy: al sobrio completo giacca, camicia e cravatta che si addice a un avvocato come si deve, Saul preferisce gli sgargianti colori primari che si addicono a un “magic man”, con cui lo vediamo addentrarsi più sicuro che mai negli uffici. Lo vediamo dispensare consigli dalla dubbia onestà giuridica a Kim, ed è un aspetto interessante della nuova stagione per due ragioni: la prima è che si continua a evidenziare la duplicità di Kim, professionista incorruttibile che si lascia abbacinare dall’influenza di Jimmy/Saul ed è in grado di addomesticarne i frutti come nemmeno lui sa fare; la seconda è che, come di rado si vede, l’esperienza e le machiavelliche competenze del protagonista maschile sono a completo servizio di quello femminile (e non così secondario), che ne giova. Mentre, al contrario, a Jimmy/Saul accade di sprofondare sempre più in basso, stavolta letteralmente nei bassifondi della città, nell’unico angolo di Albuquerque dove può raccogliere consensi come avvocato, e attraverso sotterfugi non proprio esemplari. Così nasce Saul Goodman, dall’esigenza di abbandonare il compianto (e neanche così tanto) Chuck, ormai un’ombra non più percettibile del passato, e dalla volontà di coniare un nuovo tipo di giustizia che possa riempire le “falle” di quella ufficiale, e di coniare un’identità che sia del tutto indipendente.
Better Call Saul: nella quinta stagione si mescolano ancora i generi
Quel che accade a Jimmy/Saul in Magic Man sembra un presagio del flashforward in bianco e nero che, esattamente come negli episodi delle precedenti stagioni, apre l’episodio: vediamo il Saul Goodman post-Breaking Bad fronteggiare i primi rischi dati dal riconoscimento inaspettato del suo volto, da parte di uno sconosciuto; della sua vera identità pre-Gene (nome fittizio conferitogli dallo “sparitore” Robert Forster, omaggiato da Gilligan nei titoli di coda). “Gene” è restìo a proteggersi con una nuova identità, atteggiamento che rivela la vera natura di Saul (che è poi quella di Jimmy), ossia quella dell’immersione masochistica nel pericolo anche quando esiste l’alternativa più sicura. Better Call Saul, anche in questa quinta stagione, mescola i generi e lo fa allacciandosi sempre più a una commistione di toni analoga a quella che caratterizzava Breaking Bad: da una parte, Jimmy/Saul è ancora protagonista di una tragicommedia calata nel puro courtroom drama – ed è da constatare se, data la trasformazione del personaggio, rimarrà tale negli episodi a venire – mentre i restanti protagonisti, fra cui Gustavo Fring (Giancarlo Esposito) e Mike (Jonathan Banks), si muovono sullo sfondo di una storia dalle tinte puramente thriller-action che segue le vicende di criminalità organizzata che porteranno nei territori della serie madre del 2008.
La quinta stagione di Better Call Saul è su Netflix e ogni episodio sarà rilasciato sulla piattaforma ogni settimana.