Better Things – stagione 3: recensione della serie Disney+

Proseguono le (dis)avventure di Sam e delle sue figlie nella serie tv di Pamela Adlon, che ha perso l'occasione di evolvere i miglioramenti della seconda stagione.

Dai primi di marzo è arrivata su Disney+ la terza stagione di Better Things, comedy ideata da Pamela Adlon e ispirata alla sua vita di mamma e donna di mezz’età del mondo dello spettacolo. Nei nuovi episodi- che questa volta sono 12 – torna il clan al completo per mostrarci una stagione di cambiamento delle donne di casa, Sam per prima e con lei le sue figlie, ciascuna in una fase di vita diversa. Per quanto le puntate siano godibili e mai noiose, ci è sembrato che Better Things 3 abbia compiuto qualche passo indietro rispetto alla seconda stagione, tornando a marcare (fin troppo) la mano su un surrealismo che impedisce di avvicinarsi veramente alle protagoniste.

Cambiamenti in vista in casa Fox: Better Things 3 è la stagione dei mutamenti

Better Things 3 Cinematographe.it

Better Things 3 riprende da dove la seconda stagione si era interrotta, accompagnando le donne di casa Fox in un momento della loro vita in cui tutte devono accettare dei cambiamenti. Sam (Pamela Adlon) per prima, che si trova a fare i conti con la menopausa, l’arrivo dei cinquant’anni e una serie di relazioni che metteranno in dubbio anche la sua sessualità. Per Max (Mikey Madison) è tempo di andare al college, anche se forse non è la strada giusta per lei, Frankie (Hannah Alligood) vive in pieno la ribellione dei suoi quattordici anni e la piccola Duke (Olivia Edward) inizia a non essere più tanto piccola. A tutte loro si aggiunge come sempre Phyllis (Celia Imrie), madre/nonna sempre più strampalata, a tratti tenera, a tratti persa in un mondo tutto suo. Le donne Fox devono affrontare le sfide quotidiane della crescita e della vita, che tra alti e bassi le mette alla prova ma le rende più legate, anche se questo non vale per tutte loro.

Better Things 3 torna a calcare (troppo) la mano sul surrealismo

Better Things 3 Cinematographe.it

Lo sappiamo, vivere con tre giovani donne a cavallo dell’adolescenza può diventare un vero incubo. Soprattutto per le madri. Soprattutto per quelle single. Better Things è stato bravissimo, nelle prime due stagioni, a raccontarci quanto una vita con tre ragazze possa essere impegnativa. Ma se nel secondo capitolo della serie si era riusciti ad abbassare un po’ i toni e rendere tutto decisamente più facile a livello di immedesimazione, la terza stagione torna sui suoi passi e si riaggancia allo stile della prima. Questo vuol dire che quello che i personaggi vivono è letteralmente ai limiti del surreale, le loro caratteristiche sono fin troppo esasperate e gli eventi della loro vita sfociano troppo spesso nel ridicolo. Il risultato è che, invece di renderli più vicini alla vita reale, allontanano lo spettatore. Certo, la vita più essere surreale e su questo non c’è dubbio, ma in Better Things 3 l’assurdità degli eventi e dei comportamenti è tale da rendere tutto fin troppo finto. Inoltre, la sensazione è che venga messa troppa carne al fuoco – con la storia del fantasma del padre di Sam, per esempio – e che quella splendida vena di umanità che aveva caratterizzato la seconda stagione si perda in sketch fin troppo macchiettistici.

I momenti umani sono la parte migliore della serie comedy di Disney+

Better Things 3 Cinematographe.it

Quando Better Things si spoglia di situazioni stravaganti e comportamenti surreali, ecco che lascia intravedere tutto il suo potenziale. Quando la spontaneità delle relazioni è semplice e non caricata, la serie sa essere toccante, sa far sorridere e sa rappresentare l’ordinarietà di vite qualsiasi in un modo difficile da trovare nel mondo delle serie tv, soprattutto quelle che riguardano storie famigliari. Il livello di regia continua a essere molto alto, e accompagnata a una fotografia luminosa e a una colonna sonora ben studiata, rende gli episodi di Better Things 3 scorrevoli e mai noiosi, anche in momenti in cui la scrittura di Pamela Adlon si fa prendere un po’ troppo la mano. Nonostante questo, Better Things rimane una serie piacevole e godibile, perfetta per chi cerca qualcosa che scorra veloce e da guardare tutta d’un fiato. Comedy ma non troppo, drama ma non troppo, Better Things sa raccontare la realtà in modo diverso dal solito e, proprio per questo, gli si può perdonare qualche scivolone.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 2.5
Recitazione - 2.5
Sonoro - 2.5
Emozione - 2

2.3