Big Mouth – stagione 5: recensione della serie Netflix
Arrivata alla stagione 5, la serie Netflix Big Mouth continua a essere coraggiosa, sconcia e piena di sentimenti. Ecco la nostra recensione
In teoria Big Mouth non doveva funzionare così bene. Pensateci: una serie animata che racconta le vicende ormonali di un gruppo di ragazzini in età puberale e che sceglie di rappresentare in maniera fisica, incarnata i problemi dell’adolescenza (ma non solo), è obiettivamente un preambolo bizzarro e pericoloso. Il rischio di cadere nell’inutile volgarità, nel cringe, nella ripetizione, era altissimo. Eppure Netflix si butta a capofitto in una stagione 5 (sulla piattaforma da venerdì 5 novembre) e la prospettiva è che lo show possa continuare almeno per una sesta stagione.
Soprattutto Big Mouth funziona bene per davvero. Non perde colpi e continua a ragionare su se stessa, sull’adolescenza, sulla salute mentale, sulla sessualità, sui rapporti (di amicizia, amorosi e famigliari). I suoi giovani protagonisti continuano il loro viaggio verso l’età adulta, ma non senza problemi.
Big Mouth: la stagione 5 e la scoperta di se stessi, tra amore e odio
Andrew (nella versione originale doppiato da John Mulaney), Nick (Nick Kroll), Jessi, Missy, Jay e compagni sono sempre più alle prese con la scoperta di loro stessi, tra primi amori (rappresentati da irrazionali farfalle giganti), vecchi nemici (lo stregone della vergogna e il gatto della depressione, tra tutti) e nuove insidie: a minacciare il loro benessere ci sono i vermi dell’odio, pronti a metterli contro chi gli vuole bene pur di essere nutriti.
La serie tv creata da Andrew Goldberg, Nick Kroll, Mark Levin e Jennifer Flackett nasce come occasione per Kroll e Goldberg di rivivere la loro adolescenza, di analizzarsi, di criticarsi e, perché no, di aiutare gli altri a fare lo stesso. Big Mouth potrebbe essere vista dagli adolescenti di oggi (non fingiamo che possano scandalizzarsi davanti alla deliziosa volgarità dello show), ma anche da quelli di ieri; anche da chi quegli anni ormonali, vergognosi e di transizione li sta vivendo ora, ma che potrebbe incontrare gli stessi problemi perché certe insidie non se ne vanno mai.
Big Mouth continua a raccontarsi tra volgarità e buoni sentimenti
Abbiamo già tessuto le lodi del gatto della depressione, rappresentazione fisica di cosa significa non riuscire ad alzarsi dal letto al mattino per reagire alla tristezza più profonda, ma il resto delle creature di Big Mouth regge il confronto con orgoglio. Nella nuova stagione hanno paradossalmente meno spazio i mostri ormonali (a parte un delirante episodio natalizio che non potete perdervi) e lo spazio è lasciato alle difficoltà. Diventare grandi è veramente un inferno.
Nonostante tutto, però, è chiaro quanto Big Mouth continui a essere sicuro del proprio umorismo, caustico, volgare e brillante e, nonostante il sottotesto pesantissimo nel quale è davvero difficile non riconoscersi, la serie fa ridere parecchio, anche dopo 5 anni. Possiamo dire con certezza, infatti, che quello che abbiamo davanti è un prodotto esilarante, offensivo e profano. Certo: continua a predicare l’accettazione di se stessi, la scoperta delle differenze, della bellezza che ci contraddistingue (dentro e fuori), ma lo fa parlando anche di masturbazione, peli pubici, dimensioni genitali e piacere. La forza di Big Mouth continua a essere quella di riuscire a coniugare una serie infinita e rapidissima di battute sconce con argomenti profondi, personali e intimi; lo fa con compassione, tenerezza, coraggio e comprensione della modernità.
In questo nuovo ciclo di episodi si parla di autoerotismo (grande protagonista è la challenge No Nut November che sfida i partecipanti ad astenersi dalla masturbazione per tutto il mese); si parla (di nuovo) di dimensioni e di quanto siano importanti per soddisfare il proprio partner, ma anche di divorzio, di identità di genere e culturale, di verginità e di mascolinità. C’è anche uno stranissimo momento meta televisivo (come spesso capita con questo show) che ruota attorno a Kroll, ma non vi spoileriamo nulla.
Certo, manca il grande effetto sorpresa: dopo cinque stagioni conosciamo le carte che saranno giocate. È anche inevitabile essere impazienti davanti a una stagione nella quale, in effetti, succede davvero poco. È un momento di transizione? Possiamo aspettarci di meglio? Non è chiaro. Big Mouth sta crescendo con i suoi protagonisti e noi ci godiamo lo spettacolo.