Black Mirror 3: recensione della serie TV Netflix
Una delle serie più lungimiranti ed originali del panorama mondiale ha debuttato su Netflix. Black Mirror si era preso una pausa di qualche anno dopo due stagioni (e un totale di sei episodi, più uno speciale natalizio) che avevano riscosso un discreto successo. Ora, la visibilità che offre la piattaforma gli ha aperto le porte del mainstream, ma la qualità non accenna a calare. Black Mirror 3 è riuscito a mantenere il livello generale dello show alle stelle.
La terza stagione continua ad affrontare le problematiche e i rischi di un uso smodato della tecnologia. L’obbiettivo della serie sembra essere sempre stato quello di avvertire il suo pubblico che le situazioni folli ed esageratamente inquietanti che ci vengono presentate possono, in un futuro nemmeno troppo lontano, diventare realtà.
La tecnologia, nata per avvicinare le persone, per rendere le interazioni sociali più semplici ed immediate, rischia di diventare una prigione. Black Mirror rende questa paura più reale che mai. Ogni episodio racconta un lato diverso delle possibilità spaventose che potremmo trovarci davanti, un giorno o l’altro. Ricordiamo i cip di memoria che ti permettevano di rivivere o cancellare ogni episodio della tua vita (in Ricordi Pericolosi). Ricordiamo l’androide che permette di far rivivere una persona cara deceduta prendendo le sue sembianza e ogni singolo dettaglio della sua personalità (in Torna da me). Ricordiamo, nello speciale natalizio trasmesso lo scorso anno, quella serie infinita di mostruosità messe in atto con la sola scusa che: “non fossero davvero reali” (in Bianco Natale).
Black Mirror 3: l’episodio Caduta Libera
Il ritorno di Black Mirror sembra voler continuare imperterrito a farci rabbrividire mostrandoci quello che potremmo diventare. Nel primo episodio della terza stagione, dal titolo Caduta libera, viviamo in un mondo regolato da un’ossessione per quello che sembra a tutti gli effetti un social network. Lo stile di vita di un individuo è deciso dalla sua popolarità espressa in voti: da una a cinque stelle. Una sorta di gioco malato che valuta la qualità delle persone. È una continua recensione delle conversazioni, delle interazioni, dell’aspetto di una persona. È, soprattutto, una valutazione di quanto, quella persona, sia adatta a vivere nella società. Maggiore è il suo punteggio, maggiore saranno i privilegi a cui potrà aspirare: sconti, case migliori, macchine migliori e, perché no, amici migliori.
Nel primo episodio di Black Mirror 3, dove troviamo una formidabile Bryce Dallas Howard, assistiamo ad un lungo e spesso filo rosso: la finzione. Per mantenere il proprio status quo diventa necessario vivere un’esistenza di cartone (esclusivamente color pastello), dietro la quale vengono nascoste le paure, le difficoltà e le tristezze.
Black Mirror 3: una riflessione sulla tecnologia
Guardare Black Mirror fa riflettere. Assistendo alle difficoltà, agli incubi senza fine dei suoi protagonisti ci ritroviamo costretti a ragionare su quale sia la situazione attuale. Riflettiamo su quanto tempo, o quanti social, ci distanzino da quelle situazioni. Ci ritroviamo a temere per il nostro futuro, ma – allo stesso tempo – non siamo disposti a rinunciare a quella tecnologia che, in fin dei conti, rende la nostra vita più semplice.
Questo concetto, la serie, non se lo lascia scappare. Molto spesso assistiamo ad un protagonista che lotta contro il sistema, che si ribella a questa società eccessivamente connessa, eccessivamente tecnologica, disposta a sacrificare qualunque cosa per la finzione e per l’intrattenimento. La ribellione del protagonista, però, finisce sempre nel nulla. Il suo comportamento deviante – per quella società cartonata – non porta con sé conseguenze per nessuno se non per se stesso. La sua vita, per motivi diversi, non sarà più la stessa, ma la speranza di cambiare le cose si spegne definitivamente.
Ma allora perché guardiamo Black Mirror? Per sentirci inquietati? Per sentirci all’erta nei confronti di quella tecnologia tanto insidiosa? Forse sì, forse no. In fondo non è così importante fornire delle motivazioni specifiche se non che basta vedere una puntata, una qualunque, per convincersi che vale la pena guardarla tutta, senza eccezioni. Black Mirror, è stata e continua ad essere uno dei prodotti più innovativi ed interessanti dell’intero panorama televisivo.