Black mirror – stagione 7: recensione della serie TV
Black mirror torna su Netflix con i sei episodi della sua settima stagione, disponibili dal 10 aprile 2025. Un ritorno che si attendeva con ansia e che, considerate le notizie che ne anticipavano l’uscita, non aveva fatto altro che alzare l’hype. Dopo una sesta stagione che non aveva soddisfatto tutti, mq che aveva accertato la maestria di Brooker nella scrittura e creazione di storie sempre avvincenti, spesso strazianti e con picchi di dramma inconfondibili, l’elemento digitale andava assolutamente ripreso. Perché questo è sempre stato Black mirror. E nel 2025 più che mai la tecnologia sta modificando e continuerà a cambiare la vita delle persone. Il materiale quindi non mancava e le promesse fatte dal team della serie tv riguardavano proprio questo. Spostandosi in un futuro ancora più vicino, e immergendo il pubblico in ciò che si vive tutti giorni, trasformando solo i soggetti interessati, Black mirror conquista ancora una volta. Forse non come prima, ma lo sconvolgimento e l’attualità che l’hanno caratterizzata sono entrambi assicurati
Black Mirror 7 osa di meno preferendo calarsi in quello che si tocca con mano nella quotidianità
La settima stagione di Black Mirror, composta da sei episodi, presenta delle sostanziali differenze sia con il precedente capitolo che rispetto alle prime stagioni, a partire dal plot. Si parla della malattia, di una scelta difficile e di una nuova vita attraverso un innovativo abbonamento online. E che sia nel corpo di un essere umano o sullo schermo di un dispositivo elettronico, ci saranno continui annunci pubblicitari, malfunzionamenti, iscrizioni al sistema base con tariffe sempre più alte, man mano che il servizio migliora. Con costi sempre più elevati che non tutti possono sostenere. Ma ai quali, in casi estremi, è impossibile rinunciare. Si passa poi al bullismo e alla vendetta, con l’utilizzo del senso del potere che il dolore insostenibile di un adolescente porta a manie di grandezza e deliri di onnipotenza. Entrambi che nella realtà virtuale e nel mondo dei deep fake trovano la massima attuazione. Insieme al mondo di Hollywood, alla nostalgia per i cult di un’epoca passata ai remake e alle nuove esagerate modalità per ottimizzare i tempi di ripresa, di prove e di giorni di set.
Fino alla bestialità di un genero umano che di umano non ha più nulla e che nel sottomettere specie che giudica inferiori, si ritroverà schiacciato dalla loro superiorità; fino ai ricordi cancellati che tornano, la memoria che nel tempo si perde e che non è mai troppo tardi per ritrovare. Terminando con un sequel di USS Callister. Into Infinity. Trame di episodio che, come era stato promesso, tornano alle origini, nell’universo tecnologico che ha contraddistinto Black Mirror, del tutto abbandonato nel sesto capitolo, che ha comunque regalato episodi straordinari e scioccanti. Come Beyond the Sea, Loch Henry e Demone 79. Considerati fin troppo soprannaturali per i fan di Black Mirror il settimo capitolo ha il pregio di avere, in ogni episodio, la matrice high tech centrale e il futuro distopico rappresentato è un tempo vicino. Si parla addirittura di 2029, dell’oggi con avanzamenti scientifici e clinici ancora in fase di sviluppo. L’altro grande punto di forza di questa stagione sono le tematiche: attuali, universali e non, almeno all’apparenza, strettamente legate all’ambito digitale.
L’immedesimazione è maggiore quando chiarezza di intenti e obiettivi si evidenziano dall’incipit
La solitudine, l’impossibilità di cambiare, la crudeltà insita nell’animo di chiunque, i ricordi rimossi e frammentari, il bullismo impietoso, l’originalità cinematografica ormai irraggiungibile. Sono tutti i temi di questa stagione di Black Mirror. Figli lontani di un mondo online che per quanto si voglia cercare di usare con criterio, fa ormai parte di ognuno e usufruirne con tutto ciò che offre è inevitabile. La regia eccelsa di Black Mirror, come sempre, si concentra spesso in un unico luogo e la vera azione si svolge solo nell’ultimo USS Callister: Infinity, tra i migliori episodi della stagione insieme al primo. Diametralmente opposti risultano i più efficaci: dove Gente comune con poche location e puntando sulla ripetizione di situazioni e sulla perfetta interpretazione e alchimia dei due attori protagonisti e USS Callister: Infinity che affronta la doppia realtà che si può vivere su Internet, così reale e così vera e così frenetica, dove da una stanza si può letteralmente essere trasportati ovunque. Con un contrasto che fa dell’action tutto ciò che accade sullo schermo e del dialogo e dell’immobilità tutto ciò che concerne invece il mondo reale.
Gli altri episodi hanno una struttura più classica, e a livello emozionale sono meno netti e sferzanti, come sempre Black Mirror è stato. Bestia nera, ambientato nella creatività e nel marketing del plant-based e del vegan food si colora di tinte vivaci e morbide, dove i colori aumentano d’intensità e si percepisce la minaccia del deep fake, seconda alla logica di potere che l’informatica può dare e che è troppo ammaliante per potervi resistere. Allo stesso modo Hotel Reverie, alternando una fotografica canonica e caratteristica del mondo anglosassone, passa poi a un bianco e nero che richiama con eccellenza e destrezza non solo i film anni ’30, ma tutta l’atmosfera del periodo anni ’30, con l’inserimento di una modernità che stona e che dalla malinconia iniziale porta al rimpianto di un momento storico che bisogna avere il coraggio di lasciar andare. Struggente e romantico il terzo episodio di Black Mirror è anche una delle migliori performance di Issa Rae.
Il mondo di Black mirror è più vicino di quanto non sia mai stato
Anche la puntata Come un giocattolo si regge sulle spalle di Peter Capaldi, ma qui il significato è più profondo e ancestrale, trovando le basi nel concetto di natura umana. Ecco che a un gioco computerizzato con una grafica datata, si intervalla la cupa, asettica e fredda sala interrogatori dove sta per compiersi l’evento più grande e sconvolgente della Storia. Eulogy, nei ricordi sconnessi e slegati, fa entrare lo spettatore nell’istante delle polaroid, alle quali si può accedere però solo attraverso un chip sulla tempia, in un conflitto continuo tra passato e presente, che porterà a una collisione fatale e necessaria nell’immediato futuro. La settima stagione di Black Mirror è quindi più al passo con i tempi, anticipando meno ciò che potrebbe accadere, estremizzando ciò che già succede. Quando il rischio non costituirà più solo l’identità digitale. Se dopo sette anni e una nuova stagione si temesse che Charlie Brooker fosse a corto di idee, le nuove puntate ricordano invece i primi capitoli, ma lo shock è minore, così come la sorpresa. Sono hype e aspettative però ad essere aumentate.
Black Mirror – stagione 7: valutazione e conclusione
La verità è che Black Mirror, indipendentemente da quale stagione sia la più riuscita, non manca di riuscire a realizzare sempre alcuni episodi indimenticabili, che rimangono impressi, che costituiscono poi il focus della stagione. È impossibile dimenticarsi di Ricordi pericolosi, Orso Bianco, Bianco Natale, Caduta libera, Odio universale, Crocodile o Hang the DJ, così come Bandersnatch e Smithereens. I migliori di questo settimo capitolo sono senza dubbio il primo e l’ultimo, Gente comune e USS Callister: Infinity. Black Mirror ugualmente non dimentica cosa della sua genesi l’ha resa celebre, e nel tempo dell’IA e dei deep fake non poteva non scommettere sui temi più dibattuti del momento. Risultando così contemporanea e sempre tempestiva su quanti pericoli si nascondano dietro l’angolo quando si parla di rivoluzione tecnologica. Enfatizzando però un chiaro messaggio: c’è qualcosa che la tecnologia non può cambiare ed è un qualcosa che ci sarà sempre. E questa volta la scelta di cosa realmente si tratti, Black Mirror la lascia allo spettatore.
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