Black Monday – Stagione 2: recensione dei primi episodi della serie Sky
Ora che i mercati azionari sono crollati, che ne sarà dell'America? Sul finire degli scintillanti anni '80, i tre protagonisti Mo, Dawn e Blair riemergono dal'abisso del lunedì nero, ognuno a modo suo.
19 ottobre 1987: il “lunedì nero” è arrivato. La Borsa crolla vertiginosamente, i mercati mondiali subiscono una repentina discesa del valore dei titoli quotati in un effetto domino che parte (pare) da Hong Kong e arriva agli Stati Uniti d’America. E adesso? Black Monday riparte da qui, dai cocci da raccogliere e dalle conseguenze del disastro. Ognuno – nella seconda stagione della serie tv creata da Jordan Cahan e David Caspe – reagisce a modo suo, in base ai danni subiti o ai vantaggi ottenuti a causa del tracollo.
Il fondatore della società di trading Jammer Group, Mo, è ad esempio fuggito a Miami: sulla sua testa pende un mandato di cattura per omicidio. A Wall Street e a Manhattan sono rimasti invece Dawn, che ora dirige una sua società di brokeraggio quasi interamente al femminile, e Blair, che tenta la scalata in società assieme alla moglie affascinando e ricattando i politici per deregolamentare le banche (nel tentativo di acquistarne una propria).
Black Monday – Stagione 2: Le ragazze di Wall Street
Argomenti caldi, da intricato e greve dramma burocratico. Sulla carta, perché invece Black Monday prosegue il suo irresistibile discorso di alleggerimento sardonico e sarcastico in perfetto stile black comedy. Nulla deve essere preso sul serio, proprio perché è tutto dannatamente serio ed esplosivo. Ogni personaggio ha ottenuto esattamente ciò che cercava di ottenere durante tutta la prima stagione; ma ora nessuno è più del tutto certo che ne valesse la pena. La raggiunta – e presunta – felicità diventa rapidamente miseria e incertezza.
Una presa di coscienza che vale per tutti ma, almeno in questo inizio di stagione, vale soprattutto per la sopraccitata Dawn, di cui finalmente (grazie ad un balzo indietro nel tempo di 10 anni) iniziamo a conoscere e comprendere il rapporto con Mo. La giovane donna fatica a farsi trattare con equità in un mondo dominato dal maschilismo bianco rampante (“Non sono Mo. E non sono un uomo”) e non potrà andare avanti con la sua vita e con la sua carriera prima di aver definitivamente (?) chiuso i conti con lo scomodo passato.
Black Monday – Stagione 2: Morale e avidità finanziaria
Al di là delle singole sottotrame, è importante sottolineare come Black Monday continui fieramente ad essere una parodia; una parodia della cultura di Wall Street e dei film degli anni ’80, una presa in giro della sessualità e della politica di genere. Una satira sgangherata che non si guarda certo per lo sviluppo razionale della trama, quanto per la sua visione critica e profana dell’avidità finanziaria, in mirabile equilibrio sul filo della comicità offensiva e stravagante, guarda in filigrana anche a Trump e metaforicamente alla attuale situazione di emergenza globale.
Da qualunque punto di vista – e a qualunque profondità – la si guardi, la serie prodotta tra gli altri da Seth Rogen e Evan Goldberg (con lo zampino dell’attore protagonista Don Cheadle) è una delle eccellenze (spiace dirlo: sottovalutate e sottostimate) degli ultimi anni, che nasconde dietro al suo mood spensierato e al suo comparto fotografico / scenografico squisitamente immersivo (sembra davvero che lo show sia stato girato negli stessi anni di Magnum P.I. ed A-Team) un messaggio potente e ben definito: l’etica è un concetto relativo e, soprattutto, facoltativo.