Blood & Water: recensione della serie tv Netflix
Come Elite ma in salsa sudafricana, Blood & Water seduce a livello visivo ma fatica a imporsi nel vasto panorama di serie mystery.
Cape Town. Puleng Khumalo (Ama Qamata) entra in una scuola d’élite perché ossessionata da una ragazza di poco più grande, Fikile (Khosi Ngema), star del nuoto molto popolare tra i coetanei. La giovane è, infatti, convinta che si tratti della sorella mai conosciuta, rapita neonata diciassette anni prima, della cui scomparsa è stato accusato il padre. Mentre raccoglie indizi per scoprire quale sia la verità, nella speranza di ricomporre i cocci famigliari, Puleng, dal temperamento determinato e ribelle, si lascia coinvolgere dalla vita del liceo, tra triangoli amorosi, scandali scolastici, rivalità tra compagni, conflitti generazionali, feste esclusive per viziati rampolli sudafricani.
Blood & Water: un Élite in salsa sudafricana
Creata sul paradigma di serie come Élite o, in misura minore, Riverdale, Blood & Water mescola la suspense da intrigo poliziesco (Puleng è, di fatto, una piccola detective) con le peripezie più classicamente adolescenziali, confermando il successo del mix: lo show non farà, infatti, fatica a trovare un vasto pubblico, soprattutto teen. Seducente a livello visivo, con una fotografia industriale ma curata, guidata da una regista di talento, Nosipho Dumisa, già debuttante apprezzata con la gangster story Nommer 37, la serie ha il merito di condurre i suoi spettatori in una società poco esplorata dai media audiovisivi mainstream, quella sudafricana post-apartheid dei quartieri alti. Peccato soltanto che l’operazione di brandizzazione attuata da Netflix – che punta a costruire un catalogo riconoscibile con conseguenti ricadute omologanti – opacizzi la specificità antropologica e sociale dell’ambiente disinnescandone sul nascere le potenzialità drammaturgiche. Vi sono sì elementi di folklore e componenti della cultura sudafricana che di tanto in tanto emergono, ma restano accessori, ornamenti di superficie, appendici vuote della confezione filmica e non nuclei tematici debitamente indagati o anche solo evocati.
Blood & Water: un ottimo cast per una serie non del tutto convincente
Cambia la cornice, ma non lo schema narrativo del modello: Blood & Water si dipana, così, prevedibile nei suoi ingranaggi e l’attesa di uno scioglimento della trama mystery viene frustrato da un finale più tagliato che sospeso, rimpallo inevitabile a una seconda stagione che dilati ancor di più una vicenda su cui è difficile stornare un sospetto d’inconsistenza. Una nota di merito va al cast, che appare ben scelto: le interpretazioni degli attori principali, nonostante qualche impennata enfatica, non risultano artefatte pur nell’inevitabile omogeneità degli accenti. La protagonista, in particolar modo, si destreggia con naturalezza tra l’imperativo investigativo e i tumulti amorosi, dando vita a un personaggio per cui non è difficile simpatizzare, anche se non sempre vibrante nei suoi moti. Lo show si mostra, così, ben recitato, ma privo di fibra e di una cifra caratterizzante che ne giustifichi l’urgenza.
Una riflessione a margine è, in ogni modo, doverosa: se la sacrosanta politica della diversity di cui Netflix si fa rispettoso garante e promotore è sulla carta una nobile intenzione, occorrerebbe, forse, rincorrere la complessità della rappresentazione inclusiva e non solo la sua presenza obbligata. La storia portata in scena da Blood & Water – una ragazzina si convince di aver ritrovato la sorella scomparsa diciassette anni prima e fa di tutto per entrare nella sua vita e scoprire la verità – avrebbe potuto funzionare in qualsiasi contesto.
Il ‘setting’ sudafricano, così sottoutilizzato, non aggiunge, dunque, alcunché. Sarebbe, forse, il caso di chiedersi se l’interpretazione formalistica della culture diversity giovi davvero alla causa o se piuttosto non ne svilisca l’urgenza e le ragioni profonde. È vero che lo show non ricorre ai cliché più abusati del continente africano e, anzi, ne amplia la prospettiva di sguardo, scegliendo di rappresentare una frangia sociale abbiente e per molti probabilmente ‘inimmaginabile’, ma non basta evitare la cartolina per onorare l’impegno inclusivo, soprattutto se se ne fa carico in modo solo superficiale.
Blood & Water è disponibile dal 20 maggio 2020 su Netflix.