Brews Brothers: recensione della serie TV Netflix

La recensione di Brews Brothers, debole serie comica Netflix con al centro due fratelli impegnati nella gestione del loro birrificio

La birra artigianale è divenuta nei tempi recenti un prodotto particolarmente in voga, portando ad una proliferazione di piccoli birrifici – anche a carattere familiare – dalle caratteristiche uniche e particolari, che cercano di ritagliarsi la loro quota di mercato specifica. Non stupisce dunque che con questa tendenza in crescita e considerata la già di per sé universale popolarità della birra, possa entrare nel catalogo delle produzioni originali Netflix un prodotto come Brews Brothers. La serie ideata da Greg Schaffer e scritta assieme al fratello Jeff Schaffer, con protagonisti Alan Aisenberg, Mike Castle, Carmen Flood e Marques Ray, avrebbe in partenza dei buoni presupposti per risultare uno show d’intrattenimento e svago interessante, con la strana coppia di fratelli che cerca di gestire con trovate sui generis un birrificio, unendo la birra ad un taglio narrativo comico e ad una costruzione fatta su episodi dinamici e di breve durata. Eppure il risultato non soddisfa le premesse a causa di un eccesso di banalità nella costruzione della storia e l’utilizzo di una comicità di basso livello che fa leva su espedienti scontati.

Brews Brothers è la storia dei fratelli Wilhelm e Adam e dei loro scontri nella gestione del birrificio Rodman’s

brews brothers cinematographe.it

Wilhelm è il proprietario e mastro birraio del Rodman’s XXXtreme, un birrificio poco frequentato di una zona sfortunata del quartiere di Van Nuys a Los Angeles, con un nome ambiguo che lo fa scambiare per un sexy shop e con problemi economici. Will riesce a malapena a mantenere a galla il bar assieme ai suoi due impiegati, l’ex lottatrice dell’MMA Sarah Flood, seriamente intenzionata a rilanciare il birrificio, e Chuy, ex meccanico dai mille impieghi secondari che porta a casa i fusti per dubbie degustazioni. Un giorno si presenta nel locale Adam, il fratello con cui Will non parla da anni. I due hanno una rivalità che dura tutta la vita e caratteri totalmente opposti ma cercheranno di collaborare per risollevare il locale. Adam è un perfezionista rigido, pretenzioso, con un ego smisurato e un carattere insopportabile, che pone la sua arte birraia al di sopra di tutte le preoccupazioni economiche. Will è confusionario e pasticcione, ma più disposto a cedere alle necessità commerciali e a trasformare il birrificio in un luogo d’attrazione di massa. I dissidi tra i due fratelli non sono però così facili da superare e il loro scontro alimenta caos e inconvenienti.

La serie di Greg Shaffer è una sit-com che non sfrutta le sue potenzialità e abusa di una comicità scadente

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La serie ci impiega pochi minuti per rivelarsi, con un registro che non cambierà più fino alla fine della stagione. Già dalle prime battute è difatti evidente il taglio demenziale che essa assume, sfruttando – o meglio abusando di – una comicità basata su battute volgari, fluidi corporei e riferimenti sessuali. Il sapore è quello delle sit-com da pomeriggio televisivo dove le gag si succedono in dinamiche quasi senza logica e col solo obiettivo di procurare risate facili. Il problema è che il lavoro dei Schaffer non riesce neppure a strappare quel riso di pancia, a causa di un impianto narrativo fin troppo carente di brillantezza, dove i momenti discretamente ilari nel corso degli otto episodi si contano tranquillamente sulle dita di una mano. I suoi personaggi sono eccessivamente monodimensionali e piatti, imbrigliati in schemi scontati e costruzioni stereotipate, inoltre gli attori recitano in maniera caricaturale non riuscendo a dare loro naturalezza e freschezza.

Brews Brothers ha una sceneggiatura senza ispirazione dove mancano battute esilaranti e situazioni coinvolgenti

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Lo spazio dato alla descrizione delle birre, nella cui preparazione si dilettano i protagonisti, anziché essere complementare alle altre dinamiche narrative viene sottratto alla caratterizzazione dei protagonisti della vicenda, rendendo il plot estremamente superficiale e dando quasi l’impressione di una mancanza d’idee complessiva sullo sviluppo del racconto. Normalmente se la trama in sé scricchiola, una comedy cerca di risollevarsi con battute sferzanti, una dose di irriverenza e dialoghi sinceramente divertenti, cosa che purtroppo qui non accade, con un insieme di soluzioni – salvo qualche rara eccezione – puerili e banali. La serie di Greg Shaffer sembra cercar di restare all’interno di una comfort zone fatta di gag demenziali e comicità grossolana, eppure questa scelta non paga neanche in termini di spensierata scorrevolezza, dove il mancato sforzo per rompere uno schema stantio ed elevare il prodotto lo rende semplicemente banale e non interessante. Peccato perché Brews Brothers poteva essere una bella degustazione di birra d’abbazia belga o una goliardica bevuta da Oktoberfest, invece non riesce ad essere nessuna delle due cose, resta solo una birra frettolosa e di scarsa qualità.

Regia - 2
Sceneggiatura - 1.5
Fotografia - 2
Recitazione - 2
Sonoro - 2
Emozione - 1.5

1.8

Tags: Netflix