Britannia: la recensione della serie TV Sky
Britannia racconta il ritorno dei romani sull'isola dopo la sconfitta di Giulio Cesare. Da una parte i legionari con le spade, dall'altra i druidi, tra alberi e incubi. Ecco la nostra recensione
Nel 55 a.C. Giulio Cesare ha invaso la Britannia. Cercava di sfruttare i leggendari depositi di stagno dell’isola. Si è trovato davanti a un’altra leggenda, però… I Druidi. Ha deciso di andarsene e di portare via il suo esercito, tornando immediatamente a casa, a Roma. Molti anni dopo,nel 43 d.C., i romani sono tornati. Cosa li ha spinti a visitare di nuovo quella terra abitata da “alberi e incubi”? Vogliono davvero solo sfruttare quelle (nemmeno troppo ricche) risorse naturali? Cosa ha portato il Generale Aulo Plauzio a trascinare i suoi legionari nella piovosa Britannia per combattere, decimare e conquistare quelle frammentate tribù di barbari?
Britannia è una serie drama di stampo profondamente storico ed è questo l’aspetto più affascinante di tutto il pacchetto. La cosa interessante è scoprire gli aspetti reali, piuttosto che il puro fantasy sbandierato attraverso le magie dei druidi e i messaggi dall’aldilà. Di Britannia sono interessanti i rapporti tra le tribù, i riti di iniziazione delle vergini del villaggio, lo scoprire che nel cast c’è anche Fortunato Cerlino (il don Pietro Savastano di Gomorra) che interpreta un certo legato di nome Vespasiano. Questo potrebbe spingerci a continuare a guardare Britannia, perché in fondo, del resto, possiamo benissimo fare a meno.
Il fantasy è sempre una gioia, ammettiamolo, ma non è sempre garanzia di qualità, anzi. Se il fantasy non è affrontato nel modo giusto risulta ridicolo, noioso, invadente. Il fantasy va gestito nel modo giusto e non siamo sicuri che Britannia ci possa riuscire, ma vogliamo dargli il beneficio del dubbio. In fondo la serie sembra curata e confezionata con attenzione, il cast è parecchio interessante e le ambientazioni sono magiche davvero, ma quello è merito dei prati di un verde brillante e delle rocce umide della foresta. Nulla urla Druido come un covo nascosto tra gli alberi, circondato da massi imponenti e da fiumi e cascate bucolici.
Nel cast di Britannia troviamo David Morrissey (The Walking Dead) nei panni del generale romano Aulo Plauzio, Kelly Reilly (Flight) è la principessa guerriera Kerra, Nikolaj Lie Kaas (Child 44 – Il bambino numero 44), Eleanor Worthington Cox (Maleficent), Mackenzie Crook (Pirati dei Caraibi), Julian Rhind-Tutt (Lucy), Stanley Weber (Outlander), Liana Cornell (East of Everything), Barry Ward (Jimmy’s Hall – Una storia d’amore e libertà), Annabel Scholey (I Medici – Masters of Florence), Hugo Speer (The Musketeers), Fortunato Cerlino (Gomorra) e Joe Armstrong (Black Mirror).
Nessun volto particolarmente conosciuto, insomma, ma questo non è in nessun modo un aspetto negativo. Non c’è una grande star a distrarci, possiamo seguire le vicende di Britannia concentrati sulla storia, sulle vicende dei protagonisti e cercare di capire per conto nostro in quale direzione procederà il racconto. Sì, perché si tratta di un percorso tortuoso, ancora troppo difficile da delineare. Capiamo bene quale sia l’incipit della storia, ma verso cosa stiamo andando? In questo, Britannia, sembra essere impeccabile, non sappiamo mai bene cosa aspettarci e in uno show televisivo è fondamentale, soprattutto se si basa su eventi storici che potremmo facilmente tracciare. Le vicende che ci vengono raccontate sono in qualche modo parallele alla Storia, quella con la s maiuscola. E a noi, tutto, questo, non potrebbe renderci più felici.
Britannia, con il giusto impegno, potrebbe avere le carte in regola per imporsi in un certo tipo di pubblico. Non sarà la serie rivelazione dell’anno, probabilmente, ma si unirà ad altri prodotti simili, come Outlander, Vikings e altri, nel filone della serie in costume ambientata in zone e tempi lontani dalla nostra abitudine. Non sarà Il Trono di Spade, purtroppo o per fortuna, ma non faticherà ad attirare – in qualche modo – la vostra attenzione.