Calls: recensione della miniserie originale Apple Tv di Fede Álvarez
Un incredibile esperimento che supera i confini dell'audiovisivo e che mostra un'impronta distinguibile e particolare. Fede Álvarez, alla creazione dello show, ci consegna un racconto sconvolgente.
Disponibile da venerdì 19 marzo su Apple Tv+, Calls è un salto nel vuoto che va sviluppando un’idea incredibilmente complessa. Si tratta di una miniserie composta da 9 puntate e dalla durata di 20 minuti ciascuna, ideata, scritta e diretta da Fede Álvarez (remake La Casa, Man in the Dark). Tratto dall’omonima serie francese ma ritoccato in quasi ogni aspetto, dall’approccio visivo ai dialoghi, Calls è un titolo esplicativo che traccia una nuova frontiera per quanto riguarda modalità di racconto e sviluppo di storie parallele, che tenderanno ad incrociarsi con il passare degli episodi. Diverse vite e persone, apparentemente slegate da una trama coesa e sensata, sperimenteranno poteri ed esperienze paranormali che non appartengono al piano terreno dell’esistenza. Impossibile proseguire con la rivelazione di personaggi, schemi narrativi e potenziali intrecci, perché Calls è una miniserie serrata e concisa in termini di minutaggio e ideata apposta per essere visionata in una sola sessione.
Calls: il punto di forza dello show risiede nella gestione dei dialoghi
Premessa: per seguire Calls bisogna prestare particolare ascolto ad ogni linea di dialogo, perché è stato deciso di raffigurare conversazioni telefoniche senza immagini di attori o scenari specifici. L’immaginazione è parte integrante del processo di scrittura della miniserie, con il livello di coinvolgimento che cresce di puntata in puntata. Noi spettatori diventiamo degli infiltrati, inseriti nel posto giusto ma al momento sbagliato del corso degli eventi. Il cast vocale, composto da nomi altisonanti quali Rosario Dawson, Nick Jonas, Karen Gillian, Jaeden Martell, Stephen Lang, Aubrey Plaza, Aaron Taylor-Johnson, Lily Collins, Riley Keough, Mark Duplass, Paul Hauser e Pedro Pascal, è confezionato in modo tale da travolgerci in un thriller-horror ricoperto di mistero, deliranti visioni e un montaggio sincopato che non conosce tregua.
Calls visivamente rende benissimo il terrore dell’ignoto, di una dimensione diversa dalla nostra che è pronta a prendere il sopravento e senza i dovuti avvertimenti. Si parla di viaggi astrali, interventi divini, allucinazioni improvvise e sdoppiamenti di personalità, e il tutto senza perdere il filo di un background che prende di peso i suoi personaggi e li conduce in un binario prestabilito. Bisogna sforzarsi a potenziare il senso dell’udito (possibilmente attrezzandosi di cuffie, il miglior modo di gustarsi lo show Apple Tv+) e captare ogni tipo di segnale, interno ed esterno alle conversazioni messe in evidenza. Su schermo appariranno tracce di battute recitate con estrema convinzione da tutto il cast, con effetti speciali psichedelici che sottolineano l’aspetto fantastico e sovrumano di tutta la storyline principale.
I personaggi si sentono in dovere di offrirsi delle spiegazioni, senza mai interrompere il flusso delle conversazioni
Ogni personaggio è una potenziale vittima, un nuovo tipo di carnefice o un tassello fondamentale per rivelare spunti di trama importanti e comprendere la conduzione di episodi che sembrano prelevati da Ai Confini della Realtà (1959): le vite che vengono manipolate da Álvarez, in sede di scrittura, perdono ogni forma di raziocinio e si abbandonano in un susseguirsi di eventi sempre più deliranti, dove lo spazio si estende nella nostra mente di spettatore/testimone e il tempo diviene parte integrante di una narrazione scomposta, sconnessa dalla realtà. Tutto avviene tra le righe e oltre i confini di conversazioni decifrate e decriptate, in maniera tale da stimolare il nostro lato investigativo ed esplorare non solo gli angoli dello spazio scenico, ma anche una tridimensionalità conturbante e fascinosa espressa con disegni che prendono vita.
Calls è una delle miniserie più innovative degli ultimi tempi. Il ritmo non si può permettere di calare, e ogni episodio porta con sé dettagli impercettibili che potrebbero ripresentarsi in seguito. La durata è un’altra qualità da tenere in considerazione: in un totale di 180 minuti, gli attori risultano tutti assolutamente credibili per condurci in un trip di indiscutibile fattura. È largamente consigliato isolarsi, riprodurre le puntate nell’ordine in cui vengono distribuite nella piattaforma e soffermarsi su azioni e reazioni di figure incline all’autodistruzione, che rischiano di disfarsi di qualsiasi tipo di affetto tanto da perdere ogni forma di umanità. Da menzionare anche il comparto sonoro, in special modo le musiche: esse fanno parte di un telaio ben definito che si si proietta in un futuro incerto. Una volta impostata la rotta, ogni sottofondo comunica un senso di disagio e disperazione palpabile, e in questo modo possiamo avvertire gli stessi sentimenti contratti di personaggi intrappolati in un contesto fantascientifico unico nel suo genere.