Carmen Sandiego: recensione della serie tv animata Netflix
Carmen Sandiego è puro intrattenimento, in perfetto equilibrio tra classico e contemporaneo: la nostra recensione della serie animata Netflix.
Correva l’anno 1999 e in Italia andava in onda il quarantesimo e ultimo episodio di Dov’è finita Carmen Sandiego?, cartone cult di quel decennio, tratto da una serie di popolari videogiochi che sfruttavano la storia di una moderna Robin Hood vestita di rosso per impartire nozioni di cultura generale.
Il ritorno in grande stile di Carmen Sandiego
A vent’anni dalla fine di questa serie animata, Netflix ha deciso di rispolverare il trench rosso e il fedora dell’inafferrabile ladra e di dare vita ad una nuova produzione animata in 9 episodi. Nella versione in lingua originale, la voce di Carmen Sandiego è della star ispano-americana Gina Rodriguez, premiata e pluricandidata ai Golden Globe con Jane the Virgin, accompagnata sullo schermo da Finn Wolfhard (il Mike di Stranger Things) che presta la voce a Player, complice e amico di Carmen. Una scelta per altro molto azzeccata che regala alla protagonista una particolare verve, frizzante e sicuramente attuale.
Il 2019 si presenta del resto come l’anno di Carmen Sandiego: Netflix ha infatti recentemente annunciato l’acquisizione dei diritti del film live action, interpretato sempre da Gina Rodriguez, nel duplice ruolo di attrice protagonista e produttrice. Infine è uscito in Italia il 24 gennaio il romanzo La vera storia di Carmen Sandiego edito da Magazzini Salani con una speciale introduzione proprio della Rodriguez.
Se i fan della serie anni ’90 si chiedevano in tutti questi anni che fine avesse fatto la loro anti-eroina, grazie a questo nuovo adattamento emerge, pressante, un’altra domanda.
Chi è Carmen Sandiego?
Nella serie originale seguivamo le vicende dei due fratelli Zack e Ivy, agenti della ACME, impegnati a girare il mondo sulle tracce della scaltra leader dell’organizzazione criminale VILE (“Villains International League of Evil”), una donna matura e affermata, dai tratti marcatamente ispano-americani, del cui passato si sapeva ben poco. In questa nuova rivisitazione, Netflix ci propone invece una Carmen giovanissima che, in un preludio di circa un’ora, racconta dal proprio punto di vista l’inizio della propria carriera di ladra, perdendo fin da subito gli ambigui tratti da villain per diventare un personaggio positivo a tutti gli effetti.
Nei primi due episodi, intitolati Becoming Carmen Sandiego, il pubblico fa la conoscenza di una ragazzina appena quindicenne, impegnata a recitare secondo la migliore tradizione dei teen drama americani, la parte dell’outsider. Ribattezzata “Pecora Nera”, scopriamo così che la nota femme rouge è un’orfana trovata da piccolissima per le strade argentine dai membri della VILE, che la adotteranno per crescerla nel loro covo, in un’isola segreta quasi del tutto priva di contatti col mondo esterno. Qui, la ragazza diventerà allieva dell’omonima scuola per malviventi, dove si distinguerà nella nobile arte del furto, diventando una ladra con un’etica molto personale.
Ogni episodio dal terzo in poi sarà invece strutturato secondo lo schema dei “caper”, ovvero dei racconti di dal tono allegro dove i ladri la fanno più o meno franca, magistralmente sviluppati dalla tradizione di Arsene Lupin e, in particolare, del Lupin III di Monkey Punch, che prevedono, immancabilmente, furti impossibili e fughe ancor più sofisticate. Proprio Lupin, inoltre, è evidentemente uno dei modelli di riferimento dello show, tanto che certi trucchi, certe situazioni, e persino certi personaggi sembrano rifarvisi in modo evidente: uno fra tutti il poliziotto dell’Interpol Chase Devineaux, tra le grandi novità dell’adattamento Netflix, novello “Ispettore Zenigata”.
Carmen Sandiego è puro intrattenimento, in perfetto equilibrio tra classico e contemporaneo
Azione, divertimento e, ovviamente, nostalgia. Questi gli elementi che compongono la ricetta, quasi sempre vincente, della serie animata targata Netflix. Ecco venire alla luce così il connubio perfetto tra un personaggio entrato a far parte dei ricordi di spettatori adulti e uno showrunner come Duane Capizzi, veterano di produzioni animate per il piccolo schermo che vanno dai classici della Disney (Darkwing Duck) ai supereroi della DC Comics, passando per le recenti serie dei Transformers e l’acclamatissimo Samurai Jack.
L’operazione è semplice e negli ultimi anni sempre più praticata: rilanciare un brand apparentemente “obsoleto”, capace di attirare il pubblico nostalgico dei genitori e tentando allo stesso tempo di catturare l’attenzione dei figli. Un passaggio di testimone che vuole spingere le giovani generazioni ad appassionarsi a idee di venti o trent’anni prima, rimodellate sul suo tempo e le sue esigenze. È la strada imboccata da Star Wars ed è lo stesso percorso che, su scala ridotta, Netflix ha deciso di intraprendere con Carmen Sandiego.
La nuova produzione fornisce del resto ai fan della serie anni ’90 molteplici richiami al passato, a partire dal divertentissimo passaggio del testimone, per cui una delle insegnanti della giovane Carmen ha in inglese la voce di Rita Moreno, premio Oscar per West Side Story e voce della mitica ladra nella serie degli anni Novanta.
La serie composta da disegni dai tratti sottili, quasi inesistenti, e da personaggi dalle forme squadrate, il cui tratto richiama alla mente, peraltro, proprio Samurai Jack, procede così sotto la scrittura attenta di Duane Capizzi, che di episodio in episodio unisce e amalgama brillantemente le due anime della serie: da un lato un prodotto d’intrattenimento pensato per i più piccoli, dall’altro un programma che aderisce a criteri seriali e nostalgici per soddisfare i genitori e i fan di vecchia data.
Una fusione che si nota anche nell’elemento caratteristico della Carmen anni ’90 – il lato educativo – che nella serie Netflix diventa parte integrante della trama e che, tramite le conversazioni tra Carmen e il Giocatore di Finn Wolfhard, riesce a trovare il suo spazio nello show senza troppe forzature.
Elemento fondamentale di questo reboot è del resto l’approfondimento dei personaggi, non solo da un punto di vista di background, ma anche a livello psicologico e di interazione gli uni con gli altri, evidente proprio nel caso del Giocatore, ora vero complice e partecipante attivo, non più relegato a presenza esterna, per lo più di spalle, come si presentava nella serie originale.
Tutti elementi che concorrono a fare della versione di Netflix un prodotto di puro e genuino intrattenimento. Perfino i neofiti di Carmen Sandiego non potranno fare altro che arrendersi di fronte all’irresistibile fascino della ladra in rosso.